Per diversi mesi del 1944 la valle del Trebbia fu zona libera partigiana, da Torriglia a ben oltre Bobbio, ai limiti della via Emilia e di Piacenza: la “Repubblica di Torriglia” aveva forme democratiche: sindaci e giunte comunali per amministrare, comitati popolari per fronteggiare le diverse esigenze delle comunità, scuole non più ingabbiate nella cultura fascista. Seguì una fase di rastrellamenti e combattimenti che portarono alla “riconquista” nazifascista della vallata, troppo importante per motivi strategici; senonché la popolazione era ormai tutta schierata con i partigiani. Così, alla resa dei conti nell’aprile 1945, la val Trebbia fu uno dei punti di forza della Resistenza, il nemico non riuscì ad aprirsi vie di fuga, a Sud e a Nord le compagini partigiane scesero a liberare le grandi città. Oltre a Torriglia e Bobbio, Ponte Scabbie, Costafontana, Ponte Trebbia, i Due Ponti, Loco, Fontanigorda, Casoni, Casanova e, più a Nord, in territorio piacentino, Ottone e Marsaglia, ove l’Aveto confluisce nel Trebbia e si incontrano le strade delle due valli, sono nella storia del movimento partigiano e numerosi sono i segni che la ricordano. A Rovegno ebbe a lungo sede il comando della Divisione Cichero (non a caso proprio a Rovegno un grande monumento ricorda il comandante Bisagno); a Costamaglio vennero avviate le trattative che portarono un intero battaglione della divisione fascista “Monte Rosa” a passare, il 4 novembre 1944 in Rovegno, alle file partigiane
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