Alfredo Morosetti
Le strade del sale
La memoria, i percorsi, la civiltà rurale
Editore: Dutch Communications & Editing
Spesso sono le cose più usuali e neglette a offrirci le sorprese meno prevedibili. Il sale, quello che vendono nei supermercati a pochi centesimi, che buttano sulle strade quando nevica, è stato un bene tanto essenziale alla civiltà, senza del quale il mondo non sarebbe come lo conosciamo. Senza di esso, probabilmente le civiltà umane non sarebbero andate oltre il livello dei pastori, dei raccoglitori, dei cacciatori.Se il traffico di sale fra Genova e la pianura padana rimanda ad epoche persino preistoriche e sicuramente ad ancor prima della civilizzazione romana, si trattò sempre di una cosa economicamente modesta, non fosse altro per gli enormi costi di trasporto a basto di mulo su per crinali montani fra i più impervi. E’ a partire dal secolo XVI, quando appunto il sale acquista una valenza anche politica, che il traffico fra Genova, pianura padana, Piemonte, Francia acquista un’importanza decisiva e il reticolo di mulattiere, che s’intersecavano dallo Scrivia alla Trebbia e dal Taro al Magra, diviene un luogo di potente interesse economico e politico, creando, di conseguenza, una vera epopea e una specifica cultura legata al trasporto a dorso di mulo del sale.
Una cultura, perché gli enormi interessi che si intrecciavano al trasporto e al commercio del sale, modificavano nel profondo le risorse e le possibilità di vita degli abitanti dei villaggi disseminati lungo queste montagne, che diventavano luogo di sosta e di riparo delle carovane di muli in transito e offrivano ai giovani più intraprendenti una possibilità di lavoro fra le più remunerative, per le genti di queste montagne, quella appunto di mulattiere. Per altro verso, creavano una vera e propria epopea con personaggi che entravano nella leggenda, come avviene ovunque mobilità fisica, sociale e denaro in abbondanza si vengano ad incontrare e a fondere insieme. Figure epiche come quella brigante di strada, del mulattiere, del contrabbandiere finirono, con i personaggi che facevano loro da spalla, e cioè l’oste, il cacciatore di frodo, il musicante, il soldato e il gendarme, per generare una letteratura popolare che rievocava, attraverso racconti orali, ma anche attraverso pezzi musicali e ballate, eventi, imprese, drammi ed episodi comici o burleschi che avevano visto come protagonisti questa vasta fauna umana che, direttamente o indirettamente, viveva del trasporto del sale a dorso di mulo lungo i crinali appenninici.
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