Una vera e propria “primadonna”, la protagonista assoluta della media val Trebbia; ogni volta che scorgo questo grumo di roccia solitario (scuro di giorno, rosso al tramonto), che sembra emergere dal nulla a dominare tutta la zona collinare che la circonda, rimango sempre sbalordito, emozionato. La Pietra Parcellara è un complesso ofiolitico, composto da rocce eruttive, emerse dal mantello terrestre 250 milioni di anni fa. Per me, molto più semplicemente, è un posto talmente affascinante da risultare assolutamente perfetto, dal quale sono irresistibilmente attratto, come una potente calamita, il motivo non lo so, non riesco a spiegarmelo razionalmente ed in fondo non è poi così importante. Quello che so, è che è stato soltanto grazie alla bici che ho potuto conoscerla e poi apprezzarne da vicino la bellezza austera, ammirarne le sfumature, i piccoli particolari, di questa insolita montagna, ed “innamorarmi” perdutamente.
Ad altezza modesta (soli 836 mslm), corrisponde un fascino infinito, senza tempo, quasi magico. Ed ogni volta che passo in bici dalle parti di Travo, diventa inevitabile; devo assolutamente salire per darle un’occhiata da vicino. Lo stesso mi succede se arranco fino al passo Caldarola da Pianello Valtidone, se arrivo dalla Costa del Bulla, oppure scalando i I versante da Costa Filietto, arrivando dal versante di Donceto, magari transitando da Brodo, quattro case sperdute sotto la cuspide, oppure osservarla, appena defilati, dal monte Bogo. Insomma, appena pedalo nei paraggi, il fascino del la Pietra mi colpisce inesorabilmente ed ogni volta è sempre una nuova, profonda emozione.
La Pietra si trasforma completamente ad ogni sguardo, appena ti sposti, ad ogni raggio di sole che la colpisce. Cambia sempre forma, colore, immagine; sempre diversa e, nello stesso tempo, unica ed irripetibile, sorprendentemente bella. Anche da lontano; la sua vista dal ponte di Travo mi toglie il fiato, così come quella più defilata, dalla piccola stradina (quasi un sentiero), che sale da Bobbio fino a Carana, assieme a mille altre angolature, tutte diverse e tutte bellissime, che si possono cogliere da ogni dove. Unica ed irripetibile è la gioia profonda che provo quando pedalo sulla piccola stradina che taglia il minuscolo altopiano verde, sfumato in mille tonalità verdeggianti; come ieri pomeriggio, quando il vento che spazzava il cielo faceva correre le nuvole. Solo, nel silenzio assoluto rotto solo dal frusciare del vento che copriva quello della mia bici, mi sentivo in cima al mondo. Era (è) un perfetto scenario naturale, dove anche la Perduca contribuisce ad impreziosirlo, con la sua piccola chiesetta incastonata nel la pietra, come un diamante.
Qualcuno afferma che il luogo è ricettacolo di energie e di fenomeni insoliti, fin dall’antichità. Quello che provo io, davanti a questo spettacolo naturale è qualcosa che assomiglia molto alla felicità; qui mi sento perfettamente a mio agio, come se fossi a casa mia. E’ proprio vero; succedono sempre cose meravigliose quando si pedala in sella ad una bici.
Ad altezza modesta (soli 836 mslm), corrisponde un fascino infinito, senza tempo, quasi magico. Ed ogni volta che passo in bici dalle parti di Travo, diventa inevitabile; devo assolutamente salire per darle un’occhiata da vicino. Lo stesso mi succede se arranco fino al passo Caldarola da Pianello Valtidone, se arrivo dalla Costa del Bulla, oppure scalando i I versante da Costa Filietto, arrivando dal versante di Donceto, magari transitando da Brodo, quattro case sperdute sotto la cuspide, oppure osservarla, appena defilati, dal monte Bogo. Insomma, appena pedalo nei paraggi, il fascino del la Pietra mi colpisce inesorabilmente ed ogni volta è sempre una nuova, profonda emozione.
La Pietra si trasforma completamente ad ogni sguardo, appena ti sposti, ad ogni raggio di sole che la colpisce. Cambia sempre forma, colore, immagine; sempre diversa e, nello stesso tempo, unica ed irripetibile, sorprendentemente bella. Anche da lontano; la sua vista dal ponte di Travo mi toglie il fiato, così come quella più defilata, dalla piccola stradina (quasi un sentiero), che sale da Bobbio fino a Carana, assieme a mille altre angolature, tutte diverse e tutte bellissime, che si possono cogliere da ogni dove. Unica ed irripetibile è la gioia profonda che provo quando pedalo sulla piccola stradina che taglia il minuscolo altopiano verde, sfumato in mille tonalità verdeggianti; come ieri pomeriggio, quando il vento che spazzava il cielo faceva correre le nuvole. Solo, nel silenzio assoluto rotto solo dal frusciare del vento che copriva quello della mia bici, mi sentivo in cima al mondo. Era (è) un perfetto scenario naturale, dove anche la Perduca contribuisce ad impreziosirlo, con la sua piccola chiesetta incastonata nel la pietra, come un diamante.
Qualcuno afferma che il luogo è ricettacolo di energie e di fenomeni insoliti, fin dall’antichità. Quello che provo io, davanti a questo spettacolo naturale è qualcosa che assomiglia molto alla felicità; qui mi sento perfettamente a mio agio, come se fossi a casa mia. E’ proprio vero; succedono sempre cose meravigliose quando si pedala in sella ad una bici.
Graziano Mayavacchi – Il cicloturista viandante (da Libertà)
(Articolo tratto dal N° 17 del 19/05/2016 del settimanale “La Trebbia”)
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