Peste suina in Liguria e Piemonte
Stop alla caccia. Vietato raccogliere funghi e fare passeggiate nei boschi se in compagnia di uno o più cani. Poi stop alla macellazione e alla movimentazione di suini. Sono questi alcuni dei provvedimenti che potrebbero essere presi, in via ufficiale, tra oggi e domani per contrastare la peste suina africana visto che è stato programmato, nelle prossime ore, un vertice a cui parteciperanno, tra gli altri, il ministero della Salute, Regione Liguria e Regione Piemonte dopo alcuni casi di cinghiali ritrovati morti al confine tra Liguria e Piemonte, nel comune di Ovada e in quello di Isola del Cantone, e affetti da peste suina. «Al momento è stata data una forte raccomandazione di divieto di caccia che è stata seguita alla lettera dalle squadre presenti nel nostro territorio. Ma ogni decisione ufficiale, il tutto per evitare che i cinghiali possano spaventarsi e quindi scappare dal territorio in cui si trovano, verrà presa nelle prossime ore. Se ci sono degli animali infetti, è importante non si allontanino perché il contagio potrebbe espandersi», spiega il vice presidente di Regione Liguria e assessore alla Caccia, Alessandro Piana.
Divieti in 78 comuni
I territori che verranno interessati dai divieti sono, oltre al capoluogo ligure, 16 comuni dell’entroterra genovese, tra Valle Stura e Valle Scrivia, 7 paesi della provincia di Savona e 54 in Piemonte, tutti in provincia di Alessandria. La peste suina africana (Psa) è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus appartenente al genere Asfivirus che colpisce solo i suini domestici e selvatici causando un’elevata mortalità. Non si trasmette all’uomo, quindi non ci sono rischi per la popolazione e altri animali.
«La situazione è delicatissima e l’allarme, purtroppo confermato dal ritrovamento di cinghiali uccisi dalla malattia, è davvero elevato – prosegue Piana -. Voglio ricordare che la peste suina è micidiale per maiali e cinghiali, che non hanno scampo quando vengono contagiati, ma non è assolutamente pericolosa per le persone e per le altre specie animali». Le zone a rischio contagio dove i boschi, in Liguria, potrebbero diventare off-limits sono, quindi, il Comune di Genova, prima di tutto, e poi nell’area della Città Metropolitana, Arenzano, Busalla, Campo Ligure, Campomorone, Ceranesi, Cogoleto, Isola Del Cantone, Masone, Mele, Mignanego, Ronco Scrivia, Rossiglione, Sant’Olcese, Savignone, Serra Riccò e Tiglieto. Stessa sorte tocca, nel Savonese, ai territori di Urbe, Varazze, Albisola Superiore, Stella, Sassello, Pontinvrea e Celle Ligure.
«Nel nostro territorio è stato trovato un cinghiale morto per via della peste suina – dice Natale Gatto, sindaco di Isola del Cantone -. Ci adegueremo seguendo tutte le disposizioni che ci verranno date. La carcassa è stata rinvenuta da un cacciatore che ha dato l’allarme». «Fortunatamente nelle nostre zone non ci sono allevamenti di suini, siamo comunque pronti a mettere in pratica tutte le limitazioni necessarie per evitare che la malattia possa diffondersi», aggiunge Loris Maieron, primo cittadino di Busalla. «Naturalmente c’è apprensione per questi episodi, che auspichiamo vivamente essere isolati, di cui uno al limitare del nostro territorio. Il fatto che la peste suina non si trasmetta agli umani ed ad altri animali, ad eccezione dei suidi, rinfranca almeno parzialmente. Attendiamo gli approfondimenti delle autorità competenti e ci atterremo scrupolosamente alle loro prescrizioni», sottolinea Katia Piccardo, sindaco di Rossiglione e presidente dell’Unione di Comuni Stura, Orba e Leira. «Il divieto vale per tutti i tipi di caccia, non solamente per la caccia al cinghiale. Ovviamente siamo preoccupati e speriamo che i decessi siano davvero circoscritti. Occorrerà attendere qualche giorno per capire meglio», dice Giovanni Oliveri, nella doppia veste di sindaco di Campo Ligure e di presidente dell’Ambito territoriale di caccia di Genova.
«La zona va delimitata»
Quello che appare come un paradosso, cioè non eliminare gli animali potenzialmente infetti, ha invece una spiegazione tecnica ben precisa: «In questo momento il primo obiettivo è quello di delimitare al massimo la zona di azione del virus. Se si facessero battute di caccia in queste aree, evidentemente si spingerebbero gli animali a spostarsi per sfuggire alle doppiette e con loro sfuggirebbe al controllo la peste suina», chiude Piana. Sul punto specifico, lo stesso Piana viene criticato da Guglielmo Jansen, presidente Wwf ed esperto in materia: «In realtà il divieto di caccia va esteso a tutta la Liguria, perché solo così si può davvero tentare di arginare la diffusione del virus. Invece, anche di fronte a un’emergenza che rischia di essere devastante, si punta a non danneggiare troppo l’attività venatoria». Nel frattempo, dopo il ritrovamento delle carcasse, Coldiretti ha già lanciato l’allarme per le prime disdette di carichi di salumi e un potenziale ingente danno economico per le aziende piemontesi e liguri.
Peste suina in Piemonte
In vista dell’ordinanza ministeriale che nei primi giorni della prossima settimana stabilirà in dettaglio l’elenco dei Comuni compresi nella zona infetta da Peste Suina Africana e le misure straordinarie da attuare per limitare la diffusione della malattia, dopo il caso accertato su un cinghiale ritrovato morto a Ovada, la Regione Piemonte, tramite l’Asl di Alessandria, ha chiesto ai sindaci dei Comuni interessati di vietare sul loro territorio l’esercizio venatorio a tutte le specie, ribadendo la necessità di rafforzare al massimo su tutto il territorio di competenza la sorveglianza nei confronti dei cinghiali e dei suini da allevamento e di innalzare al livello massimo di allerta la vigilanza sulle misure di biosicurezza nel settore domestico, con particolare riguardo a tutte le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali, di mangimi, prodotti e persone. La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia infettiva altamente contagiosa, tipicamente emorragica, causata da un virus appartenente al genere Asfivirus che colpisce solo i suidi domestici e selvatici causando un’elevata mortalità. Non si trasmette all’uomo, quindi non ci sono rischi per la popolazione. “Ringrazio l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e gli Uffici della Prevenzione sanitaria regionale per la tempestività dell’intervento – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -; come nel caso della pandemia, anche l’emergenza della Peste Suina Africana va affrontata facendo appello alla collaborazione di tutti. La Sanità del Piemonte è al fianco degli operatori del settore per impedire la circolazione del virus e proteggere gli allevamenti suinicoli”.
Lombardia, peste suina, regione istituisce task force
La Regione Lombardia ha istituito una task force per prevenire e contrastare la peste suina sul territorio regionale, in seguito al rinvenimento di alcune carcasse di cinghiali vettori della malattia in Piemonte e Liguria. L’Unità di crisi, che si è riunita alla presenza dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, è coordinata dalla U.O. Veterinaria di Regione Lombardia (DG Welfare) e composta da rappresentanti della DG Agricoltura, della DG Protezione civile, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, dei Dipartimenti Veterinari delle Ats, della Polizia provinciale e dei Carabinieri forestali.
“Abbiamo deciso – ha detto l’assessore Fabio Rolfi – di sospendere al momento le forme di attività venatoria vagante e collettiva al cinghiale in provincia di Pavia, il territorio più a rischio vista la vicinanza territoriale con i casi registrati in Piemonte e Liguria, per evitare spostamenti rapidi dei cinghiali. Promuoveremo, in collaborazione con Polizia provinciale e Carabinieri forestali, una intensa attività di sorveglianza passiva invitando anche agricoltori e cacciatori a segnalare eventuali carcasse presenti sul territorio. La peste suina rappresenta un disastro per l’export di un comparto strategico come quello dei suini. In Lombardia è allevato il 53% dei capi a livello nazionale. Quindi faremo di tutto per contrastare l’arrivo e la diffusione di questa malattia portata dalla fauna selvatica”.
“Da anni – ha continuato l’assessore – facciamo presente al Governo centrale il pericolo che si sarebbe configurato in caso di arrivo della peste suina in Italia. Purtroppo, nulla è stato fatto da Roma. Mentre la Regione Lombardia si impegnava ad aggiornare le norme, l’unica preoccupazione del Governo era quella di impugnarle”.
“Da anni – ha continuato l’assessore – facciamo presente al Governo centrale il pericolo che si sarebbe configurato in caso di arrivo della peste suina in Italia. Purtroppo, nulla è stato fatto da Roma. Mentre la Regione Lombardia si impegnava ad aggiornare le norme, l’unica preoccupazione del Governo era quella di impugnarle”.
“Con la legge regionale del 2020 – ha ricordato l’assessore – abbiamo introdotto la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale durante tutto l’anno anche nelle ore serali con visore notturno. Abbiamo introdotto la tecnica del foraggiamento, ossia il posizionamento di piccole quantità di cibo per attirare il cinghiale. Abbiamo consentito di effettuare gli abbattimenti anche agli agricoltori abilitati che subivano dei danni”. “Ora che abbiamo la peste suina africana (psa) in casa – ha concluso l’assessore Rolfi – serve un’azione massiccia del Governo per incrementare l’attività di contrasto al cinghiale, coinvolgendo i carabinieri forestali e ampliando il periodo di caccia”.
Di seguito, il numero di capi suini allevati in ogni provincia: Varese 863; Como 2.151; Sondrio 2.105; Milano 73.341; Bergamo 370.131; Brescia 1.330.967; Pavia 239.950; Cremona 954.804; Mantova 1.120.207; Lecco 2.881; Lodi 364.637; Monza e Brianza 3.203. Totale in Lombardia 4.465.240.
(Fonte Lombardia Notizie)
https://www.oltrepolombardo.com/
Peste suina in Emilia Romagna
«Se vedi un cinghiale morto o i resti del cinghiale stesso (la sua carcassa, oppure le ossa) contatta i servizi veterinari della tua Ausl», anche chiamando il numero telefonico 051 6092124. La linea è attiva da tempo, valida in tutto il territorio regionale, e a fronte del primo caso di Peste Suina Africana registrato pochi giorni fa in Italia, in Piemonte, può essere un valido e ulteriore strumento di prevenzione. L’invito a segnalare, la Regione Emilia-Romagna lo rivolge, attraverso una campagna di informazione, ai suoi cittadini, in particolare a escursionisti, cacciatori, fungaioli e tartufai. «Abbiamo tutti un ruolo fondamentale nella prevenzione della diffusione della Peste Suina Africana» si legge sul nuovo volantino messo a punto, con l’obiettivo di proteggere gli animali presenti sul territorio dall’introduzione della malattia.
«Una malattia, la Peste Suina Africana, di tipo virale – precisa la nota della Regione – che non colpisce l’uomo, ma i suini e i cinghiali; è altamente letale negli animali colpiti, anche perché non esiste alcun trattamento/vaccino, ed è responsabile di pesanti conseguenze economiche dovute ai costi di eradicazione e al blocco delle esportazioni di prodotti italiani di eccellenza». Nel caso in cui ci si imbatta in un cinghiale morto (o nei suoi resti), l’invito dunque è di telefonare allo 051 6092124, dopo aver memorizzato la propria posizione geografica, e di scattare una foto, da poter inviare successivamente ai servizi. Il materiale cartaceo della campagna informativa è disponibile nelle sedi dei servizi veterinari dei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Ausl, nelle sezioni provinciali dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia e Emilia-Romagna e nei centri visita di parchi e aree protette.
Per maggiori informazioni, consultare il sito regionale https://www.alimenti-salute.it/salute-animali/psa-peste-suina-africana.
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