L’attuale Chiesa dedicata all’Apostolo Bartolomeo è stata costruita a partire dal 1500, ma ultimata parecchio tempo dopo. Sorge in posizione dominante sull’area di precedenti costruzioni religiose, risalenti al VII secolo ed ascrivibili all’espansione del Monastero di San Colombano di Bobbio, a ritroso, lungo la valle della Trebbia. Vari estimi dell’Abbazia, collegati alle rendite agrarie ed elenchi di possessi, diritti, privilegi del Monastero, indicano l’«Oraculum Sancti Bartolomei» tra le sette più antiche ed importanti pertinenze Bobbiesi. Intorno a Bobbio, infatti, si ricordano: Santa Maria, Sant’Ambrogio, Santa Anastasia. Lungo il suo fiume: San Martino, San Salvatore, San Giacomo di Montarsolo e San Bartolomeo di Ottone. Centri di preghiera e di lavoro a cui facevano riferimento i nostri antenati alla ricerca di prospettive materiali e spirituali.
La Chiesa di San Bartolomeo presenta muri perimetrali in pietra a vista, mentre la facciata è ad intonaco, applicato nel secolo scorso. Struttura ad impianto romanico è caratterizzata da un piano plebano dalle durezze tipiche dello stile, con studiate penombre che invitano all’introspezione e al raccoglimento. Il presbiterio, invece, dominato dal rococò, facilita l’estroversione ed indirizza il fedele verso l’alto con tripudio di luci e raffinate leggerezze.
L’altare maggiore è sormontato da artistica ancona, destinata ad accogliere il simulacro del patrono. Due putti, collocati in cimasa, indicano un cartiglio in cui i secoli hanno cancellato il motto, profondo ed eloquente, proprio di Santo Martire: “ha lavato i suoi peccati nel sangue dell’Agnello” (Cfr. De Apocalypsis, settimo: Lavit stolas suas in sanguine Agni). La scritta in latino, reso da caratteri gotici, andrebbe ripristinata. Altri due putti, in gesso colorato, fanno bella mostra di sé alla base del tempietto.
Lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, dipinto con grazia tra raggi dorati e cherubini, al centro dell’intradosso, domina lo spazio sottostante. Indica presenza fissa e riferimento certo al cammino dell’anima verso il Cielo. Cesti di frutta e fiori in gesso dai vivaci colori, si affacciano dagli architravi delle portiere del coro, eccellente fattura di artista eccellente. Quei cesti rallegrano e confortano, quale giusto premio al lavoro dell’uomo, operoso nella luce della fede.
Nel piano plebano si trovano due altari. “In cornu epistulae è innalzato l’altare degli Angeli Custodì. Il dipinto, (già parecchio avariato), raffigura un Angelo che porge la mano ad un bambino: – è senza tabernacolo e senza pietra sacra. Dimensioni dell’altare: regolari. E’ spoglio di arredi. A questo altare, un tempo, si faceva la festa al 2 ottobre e, a Dio piacendo, quest’anno (1927), si ripiglierà l’antica consuetudine (dal manoscritto di mons. Stefano Barbieri (1866/1956), arciprete di Ottone: Inventario dei documenti dell’archivio parrocchiale, pag. 87)”.
“In cornu Evangelii sorge l’altare della Visitazione. Altare in pietrame e calce di regolari dimensioni. Dispone di pietra sacra, ma è privo di tabernacolo. E ‘ invece dotato di crocifisso e pochi candelieri. la sua pala rappresenta l’incontro di Maria Vergine con Santa Elisabetta. Ai due lati stanno i due venerandi vecchi: San Giuseppe e San Zaccaria. A questa altare si fa festa il due luglio (op. cit. pag. 88)”.
“In Sacrestia si trova il guardaroba a cassetti, provvisto nel 1930. Fu costrutto da Guarnieri Battistino di Carlo. residente in frazione Cà (op. cit. pag. 90). Nel 1940 venne provvisto un bello apparato in terzo rosso (le pianete per la Messa solenne della sagra), a cura del parrocchiano Domenico Lavezzoli fu Tommaso di Valsigiara (cantoniere). Dal 1935 al 1940 vennero pure provviste diverse cotte. Fino a questa epoca non esistevano che alcune tovaglie per gli altari e gli altri apparati bisognava trasportarli da Ottone (ibidem pag. 90)”. Sopra la Sacrestia vi sono due “camere ad uso canonica, costrutte, probabilmente, dopo il 1750. Adibite a canonica dalla detta epoca, forse, fino circa il 1830, periodo di maggior fede e di maggior numero dì Sacerdoti (ibidem pag. 90)”.
Sul Campanile ha risuonato per secoli, una campana, tra le più antiche del Nord Italia, ora trasferita a Ottone, nel Museo di arte Sacra. Datata MCCCLV. indica il nome dell’artefice, tale Joannes. e lo dice proveniente da Pontremoli. località della Lunigiana collegata a Bobbio monastico. E’ tenuta in rispettosa considerazione dalla gente del luogo per aver testimoniato gli eventi significativi della nostra storia, individuale e collettiva.
Sempre “Sul campanile “a torre” senza guglia, oltre a quella molto vetusta (la più grande)”. di cui sopra, “si trovavano altre 2 campane: una piccola ed una mediana. fuse a Bozzoli nel 1819 (op. cit. pag. 8″). Le due campane vennero requisite dal governo nel 1943: oggi (1948), delle due campane se ne fece fondere una sola, dal peso di Kg. 120, diametro cm.60; nota: mi bemolle alto (op. cit.pag. 90)”. Si tratta dell’attuale campana, che a gara i giovani di Ottone (compreso lo scrivente), correvano a suonare quale segno beneaugurante, durante il triduo e nel giorno della Messa grande (24 agosto), seguita da processione campestre.
Presso il piazzale antistante la Chiesa, sagrato erboso, con vista sul borgo di Ottone ed ampio circondario, zelanti postulalori sollecitano offerte. 1 fedeli confermano generosità e i fondi raccolti serviranno per manutenzioni e restauri. Secondo tradizione il movimento della statua lignea di San Bartolomeo, espressione di fede e rogazione di celesti benefici. intorno alla Chiesa, nei campi. ha sempre visto disponibilità di molti candidati. Da diversi secoli fu, quindi, deciso di assegnare il trasporto a spalla, mediante “incanto”. I quattro maggiori offerenti avrebbero avuto il privilegio del servizio. Talvolta non mancarono “cordate” pur di poter dire al Santo degli antenati: “Anch’io ho partecipato”.
La Chiesa di San Bartolomeo e le sue immediate pertinenze sono da circa 15 secoli il sepolcreto degli antenati. Un luogo, quindi, sacro per sempre e per tutti, credenti e non credenti. Proprio di conseguenza, la Chiesa è anche detta: “di San Bartolomeo al Cimitero”. In tutto l’Occidente Cristiano del primo millennio, i siti deputati alle sepolture erano sotto la protezione del detto Apostolo. Circostanza quest’ultima che tende a riscontrare l’antichità della funzione e del culto locale.
La festività di San Bartolomeo ricorre il 24 agosto. A Ottone viene celebrata con grande concorso di popolo e solenni liturgie. Per l’occasione. ab immemorabili, si tiene una fiera di tre giorni (ora due), che richiama folle di venditori, acquirenti, curiosi ed altro… provenienti da tutte le direzioni. I “birri” di servizio nel castello, secondo “grida” ricorrenti. obbligavano i forestieri al deposito di armi e strumenti atti all’offesa, quali misura generale di prevenzione. Il feudatario inviava soldati di rinforzo e alle porte del borgo stazionavano archibugieri molto determinati.
Attilio Carboni
(Articolo tratto dal N° 38 del 24/11/2016 del settimanale “La Trebbia”) (Fotografia di Mirco Bruzzone)
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