A noi intanto, seguitando a discendere dolcemente per le praterie lungo la cresta principale, giungemmo (dopo oltre quattro ore di cammino da Torriglia) alle Capanne di Carrega, importante valico della giogaja fra Scrivia e Trebbia, posto all’altezza di 1371 metro. Se invece di due inospite capanne, delle quali una è abbandonata e l’altra abitata solo in uno o due giorni della settimana nei mesi estivi da un povero oste, che, per il poco passaggio che v’è lassù non ha convenienza a farvi miglior servizio, se invece, dico, vi fossero almeno alcune decenti casette, sarebbe quello un luogo propizio dove gli amatori dei monti potrebbero nel tempo delle gite fare temporanea dimora.
Così scrivevo nel 1889: ora però lievemente in meglio sono mutate le cose: dopo la misteriosa partenza per l’America di quell’oste primitivo, ne è sottoentrato uno, il quale vi dimora stabilmente per tutta la buona stagione; e, se pel concorso dè comuni e delle provincie confinanti, a cui spetteberebbe sostenere la spesa necessaria, perchè i viaggiatori trovassero un sicuro ricovero in quell’alto e frequentato valico, sì pericoloso nella cattiva stagione, venisse assegnato a lui anche un tenue sussidio, sarebbe sua intenzione rimanervi in tutto l’anno. E quindi è da sperare che le provincie di Pavia, Genova e Alessandria ed i comuni di Gorreto, di Fascia, Rondanina, Propata, Carrega, Torriglia, Montebruno, Rovegno, Ottone, Crocefieschi, Casella e Savignone non vorranno sottrarsi a concorrere ogni anno con pochi scudi ciascuno ad un opera, che non è pure caritatevole e di pubblico vantaggio, ma che loro arrecherebbe abbondante compenso, agevolando ai loro abitanti l’intervenire, alle fiere, che frequenti si tengono per quelle valli anche in mesi, come novembre e dicembre, marzo ed aprile nè quali non è scevro di pericoli il passo della montagna.
Dà pressi di quelle capanne stupenda si apre la vista a mano destra sull’ampia convalle del Terenzone, ove scorgi più discosto il verde folto dè castagneti Fontanarossa, e più dappresso biancheggiar Alpe tra le bionde messi, Alpe, del cui esimio Rettore D. Brandi, ebbi in altre gite a sperimentare l’ospitalità cortese e lieta.
Giungemmo opportunamente alle capanne di Carrega per ripararci da un temporale, cosa poco dilettevole sulla cresta di un monte; ma poi ritornato il bel tempo, a pomeriggio inoltrato, riprendemmo il nostro cammino. Di là, la cresta che percorremmo s’erge rapidamente fino al monte Carmo (m. 1642) magnifico punto di vista, sul quale salimmo.
Di lassù nasce e corre verso Trebbia la costiera, che col monte Alfeo, ergentesi a mò di gigantesca piramide, tocca i 1651 metro e che divide le convalli del Terenzone, della Dorbera, (non confondonsi colla Borbera), e della Samma, che le stanno sud, dall’ampia convalle della Borreca, che le sta a nord.
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