Pieve Dugliara (131 mt.). Documentato nell’877 d.c. quando la regina Angilberga donò dei terreni al monastero di S. Sisto. Il toponimo significa probabilmente “al di là del Diara”, affluente del fiume Trebbia. Del IX secolo la solenne pieve di S. Pietro segnalata nel 1572 e riedificata nel 1722. Facciata monocuspidale, poderosa torre campanaria con base del XVI secolo, interno a tre navate a croce latina arricchito da decorazioni. Nei pressi l’incompiuto Palazzo Borghi costruito nel 1661, attualmente casa di riposo.
(Fonte: Guida turistica “Piacenza e la sua provincia” di Leonardo Cafferini)
Gli appunti di toponomastica del Notiziario bobbiese
Dialetto: a Piév – frazione del Comune di Rivergaro. Il Nicolli (in Etimologia dei nomi di luogo degli Stati Ducali di Parma – Piacenza – Guastalla- Piacenza 1833) la confonde con “Diara” che è tutt’altra località e la mette in rapporto con i vari “Diolo”, in quanto che questi proverrebbero da “Dulia” voce antica che avrebbe un’origine celtica (hull= colle). La voce “Dulia” rimasta in Italia anche dopo la partenza dei Galli si sarebbe come naturalizzata colle voci latine anche nella desinenza in -ia = “duliaria” come “Placentia” che dà Piacenza. E aggiunge: «sembra pure che essa sia in modo frequentativo come da acqua viene acquaia, da miles, militare. Volendosi perciò significare un luogo di molte elevazioni o di una elevazione sola, ma continuata, secondo che tale luogo prese il nome dal filo di qualcheduna delle sue collinette dai vertici molteplici a numero delle medesime». L’Olivieri ( in alcuni nomi locali dell’Emilia e delle provincie limitrofe – Perugia 1920), propone la derivazione di “Diara da Doliara” confondendo come già il Nicolli, i due toponimi in uno solo e dando loro come radice “dolium” quasi significasse “Doliara” fabbrica di botti di creta – A. Casella, in Bollettino Storico Piacentino – 1921 pag. 136 e seg. sembra accettare le conclusioni dell’Olivieri. Nella “Giovane Montagna” Parma 1933 M. Giuliani (Problemi di toponomastica) avvicina il “Dugliara” sulla Trebbia alle tante variazioni derivanti da “ducere” e sembra pensarlo derivante da un “Ducariu”, da cui venne pure il toscano “Dogaio” – Per noi il Nicolli e l’Olivieri errano quando confondono i due toponimi “Diara” e “Dugliara”. Sono località lontane 1500 metri circa l’una dall’altra. “Diara” in dialetto è “dièra”, “Dugliara” quando la si pronuncia, anche per il popolino è “Durièra o duglièra”. Nelle numerose lezioni storiche date dal Nicolli, delle quali ci spiace non aver trascritto la data, ma che abbiamo così disposte in ordine di antichità: 877, duliaria; 890 dulgaria; 911 dulliaria – juliaria – dolgaria – duglaria, digiara – diera – dagliera – dugliara – si deve notare che due voci: “digiara e diera” si distaccano nettamente per la presenza della “i” nella prima sillaba. È una “i” semiconsonante. E ora si pensi al dialettale “gièra” – ièra = ghiaia da “glarea”. Il sottosuolo di “Diara” è tutto deposito alluvionale della Trebbia. Noi proporremmo per “Diara” un etimo “glarea” e per “Dugliara” o il “doliara” dell’Olivieri oppure un “de ollaria” da “olla” = pignatta, pentola fittile che qualcuno ci ha riferito e che in quanto a senso non differisce sostanzialmente dalla proposta Olivieri. Scarteremmo l’etimo Nicolli perché Dugliara è in pianura e l’etimo Giuliani perché nei dialetti di Val Trebbia il “c” e il “g” duri si sono sempre conservati o han lasciato sia pur minima traccia di sé. (Dagli appunti del prof E.Mandelli)
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