«Se mi sento una guerriera? Sì, tutti noi che resistiamo in montagna lo siamo, senza dubbio». Bruna Nobile ha aperto la sua Bottega nel 2017, quando a Cerignale l’ultimo negozio aveva tirato giù la saracinesca, troppo piccolo per resistere di fronte alla crudele matematica degli “studi di settore’.’ Lei si era commossa, il paesino l’aveva applaudita. Bacino d’utenza per il lunghissimo inverno, che va da ottobre a giugno, sono una trentina di persone, più o meno sette famiglie. Un numero tanto piccolo da far sgranare gli occhi: come si resisa di nuovo ogni giorno – spiega Bruna-. E così siamo nati edicola e piccolo negozio, ma non bastava, soprattutto per quando d’inverno qui non c’è più nessuno. Allora ho preso la licenza da ambulante e posso andare per mercati e fiere, poi ne ho presa un’altra per la somministrazione e così posso anche cucinare».
Anche d’estate, non si sta mai fermi: picnic, apericena in giardino, le serate con l’asado argentino o con la trippa, la caccia al tesoro per i piccoli, addirittura le camminate nei boschi, tutte iniziative organizzate mettendoci la testa oltre che il cuore. Per chi sta sui monti e vuole sopravvivere è un sogno lavorare otto ore – continua Bruna- per noi non sono mai meno di dodici e a volte non esce nemmeno lo stipendio, ma siamo ancora qua, nonostante tutto, i ponti chiusi, le infrastrutture che sono un disastro». La Statale 45, per esempio. Poi c’è il resto, una pressione fiscale che non risparmia nessuno e obblighi sempre nuovi: «Lo Stato ti chiede un Pos, serve un wifi e lo devi mettere da sola, perché la fibra in montagna non esiste -aggiunge- . Agevolazioni? Nessuna e nessun aiuto, la burocrazia è identica qui e in città». Ma allora, perché non chiudere e scegliere una vita più serena, senza battaglie quotidiane? «Perchè qui la vita è più serena, mi conoscono tutti, entrano in negozio e si fanno due chiacchiere, ci si interessa gli uni degli altri, sembra una frase fatta ma davvero ci si vuole bene. E la soddisfazione di tenere aperto per quelle sei sette famiglie, è impagabile. Poi ho realizzato un desiderio che avevo da tempo, da quando a Rovaiola avevo un’azienda agricola.. Volevo un negozio, di quelli come una volta».Se dovesse dare un voto a questa avventura, una cavalcata lunga sette anni con in mezzo una pandemia, «sarebbe un bel 10 pieno — assicura – sono contentissima. Quando sono entrata in questi locali, c’erano scaffalature da supermarket tutt’intorno, io invece ho ho voluto rifare tutto, con le mensole in legno come una volta, i vasetti ordinari, i biscotti, il panettone di Genova adesso che arriva Natale».
In un’attività che è più che per altre azzardo, scommessa, coraggio, Bruna non ha dubbi: «No che non chiudo. Io ogni giorno sono contenta di quello che faccio. Sempre». Merce rara.
Paola Brianti
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