Val Trebbia

La val Trebbia è formata dall’omonimo fiume che nasce dal monte Prelà, a circa 800 m s.l.m., nel territorio comunale di Torriglia. La testata della valle si trova nei pressi di Torriglia.
La valle è caratterizzata dalla presenza, nel fondovalle nei pressi del fiume, di strati di rocce diverse, tra cui il calcare, l’arenaria, siltite e argilla che, sottoposti all’erosione causata dalle acque del fiume, hanno dato origine alla presenza di stretti meandri.

Nella media valle, nella zona di Bobbio, sono presenti fonti di acque salsoiodiche, che furono sfruttate nel corso del novecento con la realizzazione di una serie di impianti termali, l’ultimo dei quali venne inaugurato nel 1971 e chiuso nel 1999.

Confina a est con la val d’Aveto, la val Nure e la val Perino, a ovest con la val Scrivia, la val Borbera, la val Staffora, la val Tidone e la val Luretta e a sud con la val Fontanabuona.

Valichi

La val Trebbia è messa in comunicazione a est con la val Nure tramite il passo della Pia, il passo del Cerro, la Sella dei Generali e il passo del Mercatello, con la val d’Aveto tramite il valico del Pescino, il passo di Fregarolo e il passo della Scoglina, con la val Perino tramite il passo Santa Barbara e la Sella dei Generali.

La vallata è messa in comunicazione a ovest con la val Luretta tramite il passo della Caldarola, con la val Tidone tramite il colle della Crocetta, con la val Staffora tramite il passo del Penice, il passo Scaparina, il passo del Brallo e il passo del Giovà, con la val Borbera tramite il valico Capanne di Cosola e il passo della Casa del Romano.

La vallata è messa in comunicazione a sud con la val Fontanabuona tramite il passo del Portello e il passo della Scoglina.

Monti

Il monte più alto della valle è il monte Lesima, alto 1724 m s.l.m. e posto sullo spartiacque tra la val Avagnone e la val Boreca, entrambe valli laterali della val Trebbia formata dagli omonimi torrenti, sul confine tra le province di Piacenza e Pavia.

Crinale est

Sul lato orientale della valle, sullo spartiacque con la val d’Aveto, si trovano il monte Montarlone (1500 m s.l.m.), il Monte Oramara (1522 m s.l.m.), il Monte Dego (1421 m s.l.m.), il monte Veri (1223 m s.l.m.), il monte Spinarolo (1226 m s.l.m.) il monte delle Tane (11198 m s.l.m.).

Sullo spartiacque con la val Perino si trovano il monte Sant’Agostino (1256 m s.l.m.), il monte Capra (1310 m s.l.m.), il Poggio Alto (1237 m s.l.m.), il monte Gonio (1127 m s.l.m.) e il monte Belvedere (1052 m s.l.m.). Sullo spartiacque con la val Nure si trovano il monte Aserei (1432 m s.l.m.) e, nella fascia collinare, i monti Viserano (711 m s.l.m.), Martini (611 m s.l.m.) e Denavolo (702 m s.l.m.).

Crinale ovest

Sul lato occidentale della valle, sullo spartiacque con la val Scrivia, la val Borbera e la val Staffora, si trova il gruppo del Monte Antola, di cui fanno parte il monte omonimo (1597 m s.l.m.), il monte Carmo (1640 m s.l.m.), il monte Alfeo (1651 m s.l.m.), il monte Cavalmurone (1671 m s.l.m.) e il monte Chiappo (1699 m s.l.m.), il monte Ebro (1700 m s.l.m.), il monte Legnà (1669 m s.l.m.), il monte Prelà (1406 m s.l.m.), il monte Lesima (1724 m sl.m.) e il monte Penice (1460 m s.l.m.)

Sullo spartiacque con la val Tidone si trovano il monte Castello (1083 m s.l.m.), la Pietra Corva (1078 m s.l.m.), il monte Pan Perduto (1064 m s.l.m.), il Groppo (999 m s.l.m.) e il monte Pradegna (960 m s.l.m.).

Nella media valle, tra i comuni di Travo e Bobbio si trovano la Pietra Parcellara (836 m s.l.m.), la Pietra Marcia (722 m s.l.m.) e la Pietra Perduca (548 m s.l.m.), tre affioramenti ofiolitici, di cui rappresentano l’emersione più vicina alla pianura Padana della catena appenninica, che emergono dalla fascia collinare in cui si trovano.

Nella fascia collinare, sullo spartiacque con la val Luretta, si trovano la Costa del Bulla (656 m s.l.m.) e il monte Pillerone (601 m s.l.m.).

Idrografia

Il corso d’acqua principale della valle è il fiume Trebbia, lungo circa 120 km, di cui 95 tra montagna e collina, e con un bacino idrografico di 1070 km². Il principale affluente della Trebbia è il torrente Aveto, lungo circa 30 km e con un bacino idrografico di 257 km².

Di seguito sono elencati alcuni tra i principali affluenti della Trebbia:

Torrenti in sinistra idrografica:
Brugneto (su cui è stata realizzata l’omonimo sbarramento che ha portato alla creazione di un lago artificiale e che confluiscenella Trebbia nei pressi di Montebruno); Boreca (nasce dalle pendici del monte Carmo e sfocia nella Trebbia nei pressi di Losso); Avagnone (scorre quasi interamente nel territorio della provincia di Pavia e sfocia nella Trebbia nei pressi di Pianellette); Bobbio (nasce dal monte Penice e confluisce nella Trebbia nei pressi dell’omonima città); Dorba (nasce dalla Costa de’ Boschini e sfocia nella Trebbia tra Travo e Perino)

Torrenti in destra idrografica:
Aveto (principale affluente della Trebbia); Perino (nasce sui monti della Campagna e confluisce nella Trebbia nei pressi dell’omonima frazione del comune di Coli)

Laghi

Nell’alta valle si trova il lago del Brugneto, lago artificiale costituito nel 1959 a seguito della costruzione ai fini idropotabili dell’omonima diga posta lungo il corso del torrente Brugneto, affluente di sinistra della Trebbia. Il lago è posto a 776 m s.l.m. ed è compreso tra i comuni di Torriglia, Propata e Rondanina, tutti appartenenti alla città metropolitana di Genova. Lungo 3 km e largo circa 200 m, il lago ha una capienza di 25000000 m³ di acqua, che lo rende il lago più ampio della regione Liguria.

Parchi

La val Trebbia è interessata da alcuni parchi:

Parco naturale regionale dell’Antola: parco regionale istituito nel 1995 dalla regione Liguria che comprende una superficie di 4837 ha divisa tra i comuni di Busalla, Crocefieschi, Fascia, Gorreto, Montebruno, Propata, Ronco Srcrivia, Rondanina, Savignone, Torriglia, Valbrevenna e Vobbia, tra la val Trebbia, nella quale ricadono i comuni di Fascia, Montebruno, Propata, Rondanina e Torriglia e l’alta val Scrivia. Il parco è dominato dalla vetta del monte Antola, da cui prende anche il nome.

Parco regionale fluviale del Trebbia: parco regionale che comprende tutto il basso corso della Trebbia da Rivergaro fino alla confluenza nel Po, all’interno dei comuni di Rivergaro, Gossolengo, Gazzola, Gragnano Trebbiense, Rottofreno, Piacenza e Calendasco per un totale di 4049 ha caratterizzati da un ambiente fluviale che alterna periodi di piena a periodi di siccità in cui il fiume si suddivide in più parti all’interno di un ampio greto ricoperto di ciottoli.

Riserva naturale Le Torraie: riserva naturale che si estende per una superficie di 598 ha nella valle delle Torraie, all’interno del comune di Brallo di Pregola, lungo il corso del torrente Avagnone, affluente della Trebbia, e che include al suo interno il monte Lesima. Nella riserva si trovano boschi di faggio e carpino nero che si alternano a praterie dove sono presenti varie specie di orchidee. Nel territorio della riserva si trova la stazione di Astragalus sirinicus più a nord dell’intero territorio italiano.

Storia

Le prime notizie storiche relative al popolamento della valle risalgono al Neolitico, epoca alla quale sono databili resti archeologici di diversi insediamenti in numerose zone di tutta la valle, tra cui Travo, che ospita un sito archeologico, e il villaggio di Groppo, situato nel comune di Bobbio; la maggior parte dei reperti ritrovati nella valle sono conservati presso il museo di archeologia ligure, la cui sede si trova a Genova, nel quartiere di Pegli e che ospita anche reperti ascrivibili alla civiltà ligure.

In epoca romana le popolazioni locali subirono un processo di graduale assimilamento alla cultura romana, testimoniato dalla presenza di più di 100 siti lungo tutta la vallata, con un’ampia presenza di residenze padronali di prestigio. Alcuni centri abitati posti nella vallata, come Coli (Colianum), sono citati nella tabula alimentaria traianea. La zona della bassa valle, posta nei pressi dello sbocco del fiume in pianura fu teatro, nel 218 a.C. della battaglia della Trebbia in cui, secondo il racconto dello storico romano Polibio, Annibale inflisse una pesante sconfitta al console romano Tiberio Sempronio Longo: durante gli scontri l’esercito dei cartaginesi riuscì a bloccare la fanteria romana nell’alveo paludoso del torrente Luretta, dove la cavalleria numidica appoggiata dagli arcieri fece strage dei soldati romani, di cui solo un terzo riuscì a trovare scampo sull’altra sponda del fiume Trebbia.

Dopo l’epoca romana, la storia dell’intera valle è legata all’abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata dal monaco a cui è dedicata nel 617 e che divenne in breve tempo uno dei centri monastici più importanti del nord Italia arrivando ad essere il centro di un importante feudo reale ed imperiale monastico con domini che si estendevano dalla Lombardia alla Liguria e dal lago di Garda alla Toscana. L’abbazia giocò un ruolo molto importante anche nella difesa della cultura durante l’alto Medioevo grazie alla presenza di un’importante biblioteca che, nel 982, arrivò a contenere più di 700 codici miniati. L’importanza dell’abbazia era accresciuta dalla posizione strategica che permetteva il controllo dei commerci diretti a Roma attraverso la via degli Abati e gli scambi da e verso il mar Ligure, in particolare quelli riguardanti il sale trasportato lungo la via del sale. A partire dal 1014 Bobbio l’abate del monastero bobbiese ottenne il titolo di vescovo, carica che, in seguito, rimase sempre separata da quella di abate, facendo di Bobbio una sede episcopale.

L’alta valle, dopo essere stata soggetta all’abbazia di San Colombano, passò sotto il controllo dell’abbazia di Patrania, fondata dagli stessi monaci colombaniani e, in seguito, dell’abbazia di San Marziano di Tortona fino al 1164, quando vi venne infeudata la famiglia Malaspina ad opera di Federico Barbarossa. La zona di Torriglia rimase ai Malaspina fino al 1252, quando passa sotto il controllo della famiglia Fieschi, mentre altre zone rimasero sotto il controllo dei Malaspina.

Parallelamente la media e bassa valle passò sotto il controllo della città di Piacenza, per poi entrare a far parte dei domini viscontei nel XIV secolo. Dal 1436 il feudo di Bobbio, così come altri territori nella valle e nelle vallate limitrofe, divenne proprietà della famiglia Dal Verme.

Il dominio della famiglia Fieschi sull’alta valle, che nei primi anni del cinquecento si era esteso arrivando a comprendere Ottone e Cerignale, durò fino al 1547, quando, in seguito alla fallita congiura di Gianluigi Fieschi, gli vennero requisiti tutti i beni che vennero concessi da Carlo V alla famiglia Doria. In quell’anno a Torriglia venne creato il marchesato che, divenuto principato nel corso del Settecento, rimase indipendente fino al 1797, quando con la famiglia Doria perse il potere su tutti i suoi domini dell’alta valle in seguito alla soppressione del feudalesimo operata da Napoleone.

Nel cinquecento la parte bassa della valle, legata a Piacenza, entrò a far parte del ducato di Parma e Piacenza, mentre il bobbiese, eletto a marchesato nel 1516, rimase parte del ducato di Milano anche sotto il dominio degli Sforza e degli spagnoli. Nel 1743 con il trattato di Worms, poi confermato, per la parte riguardante Bobbio, dal trattato di Aquisgrana di 5 anni più tardi, il bobbiese entrò a far parte del regno di Sardegna con la creazione della provincia di Bobbio.

Dopo l’epoca napoleonica la vallata risultò divisa tra la parte medio-alta, appartenente al regno di Sardegna e la parte medio-bassa, appartenente al ducato di Parma e Piacenza. Con l’unità d’Italia, l’alta valle fino a Montebruno venne inserita nella provincia di Genova, la medio-alta valle fino a Bobbio venne inserita nel circondario di Bobbio della provincia di Pavia, mentre il resto entrò nella provincia di Piacenza.

Il 17 luglio 1908 si verificò un violento nubifragio con una piena straordinaria della Trebbia che devastò case e campagne.

Nel 1923, con la soppressione del circondario di Bobbio, i comuni della valle precedentemente parte del bobbiese vennero divisi tra le province di Genova (Rondanina, Fontanigorda, Rovegno, Gorreto e Fascia e Piacenza (Ottone, Cerignale, Corte Brugnatella, Zerba e Bobbio), mentre alla provincia di Pavia rimase solo il comune di Pregola, tra i comuni della val Trebbia.

Durante la seconda guerra mondiale, nell’ambito della resistenza, nella valle furono attive bande di partigiani che riuscirono a rafforzarsi e a cacciare via le truppe tedesche dalla zona dichiarando, il 7 luglio 1944, la creazione della repubblica di Bobbio che si estendeva per quasi tutta la lunghezza dall’alta valle valle fino Rivergaro e comprendeva anche porzioni di territori nelle vallate limitrofe, tra le quali quelle dell’Oltrepò Pavese storicamente legate a Bobbio. La repubblica. Con la riouccupazione di Bobbio, il 29 agosto 1944 la repubblica venne formalmente sciolta, tuttavia, l’alta valle da Torriglia fino a Confiente rimase zona libera dal settembre del 1944 fino al novembre dello stesso anno.

Il 19 settembre 1953 un nubifragio che portò alla caduta di 280 mm di pioggia in poche ore interessò la parte alta della valle, dal genovese fino a Marsaglia, causando un’alluvione che provocò ingenti danni tra i quali il crollo del ponte sul fiume a Marsaglia, che fu poi ricostruito tra il 1958 e il 1959 su progetto di Riccardo Morandi.

Nella notte fra il 14 e il 15 settembre 2015 la parte di valle rientrante nella provincia di Piacenza, così come le limitrofe val d’Aveto e val Nure, subì l’esondazione del fiume Trebbia che causò ingenti danni tra i quali il crollo di un ponte in località Ponte Barberino, nel comune di Bobbio a diversi allagamenti in vari centri.

Cultura

L’alta valle fa parte del territorio culturalmente omogeneo delle quattro Province (Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza), caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di canti, musiche e balli molto antichi. Strumento principe di questa zona è il piffero appenninico, accompagnato dalla fisarmonica e un tempo dalla müsa (cornamusa appenninica), guida le danze e anima le feste.

Economia

La parte bassa della valle nei pressi dello sbocco in pianura presenta una cospicua vocazione agricola, sostenuta dall’uso irriguo delle acque irrigue provenienti dalla Trebbia, nonché una buona presenza di insediamenti industriali e artigianali.

Tra le coltivazioni più diffuse in questa parte di valle c’è la viticoltura: la valle medio-bassa fino a Bobbio fa parte della zona DOC dei colli piacentini; tra i vini prodotti è presente il Colli Piacentini Trebbianino Val Trebbia che prende il proprio nome dalla vallata, nonché dal fatto di utilizzare una percentuale di uva Trebbiano.

La conservazione della tradizione vitivinicola, dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente venne garantita dall’opera dei monaci di San Colombano, che introdussero un nuovo tipo di vinificazione, precedentemente in uso ai popoli celtici, che producevano vini leggeri e dissetanti e li conservavano in botti di legno. I monaci introdussero questa vinificazione fin dal VI secolo nella Francia merovingia, a partire dall’abbazia matrice di Luxeuil, per poi importarla in Italia dal VII secolo.

La parte montana della valle presenta una spiccata vocazione turistica, sostenuta dalla possibilità di frequentare il fiume per la balneazione e la pratica di sport acquatici come la canoa o il rafting. La vallata è anche una metà molto frequentata per ciclisti e motociclisti.

D’inverno è possibile praticare lo sci alpino negli impianti posti al passo del Penice, sul confine tra il comune di Bobbio e il confinante comune di Menconico, posto sull’altro versante del valico, nella val Staffora e lo sci di fondo con 10 km di piste nei pressi di Ceci, frazione del comune di Bobbio.

La vicinanza con città come Milano o Genova ne fa una zona turistica caratterizzata dalla forte presenza di seconde case.

Infrastrutture e trasporti

L’infrastruttura principale della valle è la strada statale 45 di Val Trebbia che collega Piacenza a Genova risalendo la vallata fino a Torriglia, per, poi, percorrere un tratto in val Scrivia e raggiungere il capoluogo ligure tramite la val Bisagno, dopo aver valicato il passo della Scoffera. Dalla strada statale 45, oltre a collegamenti di importanza provinciale, si diramano l’ex strada statale 461 del Passo del Penice che, da Bobbio, valica l’omonimo passo per, poi, discendere in val Staffora raggiungendo Varzi e, da qui, Voghera e l’ex strada statale 586 della Valle dell’Aveto che, da Marsaglia, inizia a risalire la val d’Aveto, valica il passo della Forcella e scende in val Fontanabuona, terminando a Carasco.

Nel XIX secolo vennero proposti dei progetti per la realizzazione della ferrovia Genova-Piacenza che doveva collegare le due città attraverso la valle, tuttavia l’infrastruttura, nonostante la redazione di diversi progetti non venne mai realizzata, anche a causa delle difficoltà tecniche.

La bassa val Trebbia venne servita, tra il 1886 e il 1934 dalla tranvia Grazzano-Rivergaro che, diramandosi dalla tranvia Piacenza-Bettola nei pressi del borgo di Grazzano Visconti, permetteva il collegamento di Rivergaro con Piacenza e con la val Nure. Con la sostituzione della tranvia Piacenza-Bettola con la ferrovia, la linea venne chiusa.

Amministrazione

La val Trebbia appartiene amministrativamente ai comuni di Torriglia, Lorsica, Moconesi, Neirone, Propata, Rondanina, Montebruno, Fontanigorda, Fascia, Rovegno e Gorreto nella città metropolitana di Genova, Ottone, Zerba, Cerignale, Corte Brugnatella, Coli, Bobbio, Travo, Rivergaro e Gazzola in provincia di Piacenza e al comune di Brallo di Pregola in provincia di Pavia.

Fascia, Gorreto, Zerba, Brallo di Pregola e Gazzola si trovano sulla sinistra orografica della Trebbia, Lorsica, Moconesi, Neirone, Fontanigorda, Cerignale, Coli e Rivergaro si trovano sulla sponda opposta, Torriglia, Montebruno, Rovegno, Ottone, Corte Brugnatella, Bobbio e Travo comprendono porzioni territoriali su entrambe le sponde. I comuni di Rondanina e Propata, sono posti tra le valli del Cassingheno e del Brugneto, affluenti di sinistra della Trebbia, che non bagna il loro territorio comunale.

Tutti i capoluoghi si trovano in val Trebbia eccetto Gazzola, posto in val Luretta e Lorsica, Moconesi e Neirone, posti in val Fontanabuona; la porzione territoriale di Moconesi in val Trebbia è rappresentata dalla frazione di Santa Brilla, exclave separata dal resto del territorio comunale. Analogamente, anche il capoluogo del comune di Lorsica si trova in val Fontanabuona, mentre un’exclave pari a circa un terzo del territorio comunale si trova a tra la val Trebbia, lungo il corso dei suoi affluenti Rio Bocco, Fosso di Cassinetta e fosso di Pian della Cà, e la val d’Aveto. Anche il comune di Neirone ha una piccola propaggine in val Trebbia, lungo il corso degli affluenti Rio Bocco e Giassina.

Gran parte dell’alta valle ricadente nella città metropolitana di Genova, eccettuato i comuni di Lorsica, Moconesi e Neirone, ricadenti nella comunità montana Fontanabuona, è stata, fino al 2008, parte della comunità montana Alta Val Trebbia, poi sostituita dalla comunità montana delle Alte Valli Trebbia e Bisagno, a sua volta soppressa nel 2011, così come tutte le comunità montane liguri. Il territorio del comune di Brallo di Pregola rientra nella comunità montana Oltrepò Pavese, mentre l’alta valle piacentina, comprendente i comuni di Ottone, Zerba, Cerignale, Corte Brugnatella, Coli, Bobbio e Travo rientrava nella comunità montana Appennino Piacentino, anch’essa soppressa e sostituita dall’unione montana Valli Trebbia e Luretta.

Nel territorio della valle sono presenti alcune unioni di comuni:

Unione Montana Valli Trebbia e Luretta: comprendente i comuni di Bobbio, Cerignale, Coli, Corte Brugnatella, Ottone, Travo e Zerba della provincia di Piacenza, oltreché il comune di Piozzano, situato in val Luretta.

Unione Comuni Bassa Val Trebbia e Val Luretta: comprendente il comune di Rivergaro oltreché altri 4 comuni della provincia di Piacenza situati nella parte di pianura del corso della Trebbia; fino al 2018 anche il comune di Gazzola ha fatto parte dell’unione.

Unione dei comuni montani dell’Alta Val Trebbia: comprendente i comuni di Fascia, Fontanigorda, Gorreto, Montebruno, Propata, Rondanina e Rovegno della città metropolitana di Genova.

Citazioni

Secondo alcune fonti l’alta val Trebbia e la limitrofa val d’Aveto vennero percorse dallo scrittore e premio Nobel statunitense Ernest Hemingway quando, durante la seconda guerra mondiale, operava come corrispondente al seguito dell’esercito americano. Negli anni del dopoguerra si diffuse la notizia che lo scrittore avesse annotato la seguente citazione all’interno del suo diario:

«Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo.»
(Ernest Hemingway)

Sulla veridicità dell’accaduto e sul fatto che lo scrittore sia tornato negli anni successivi per praticare la pesca, sua grande passione lungo la Trebbia el’Aveto esistono, tuttavia, pareri discordanti.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Trebbia

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