«Si è rotto il nostro server, la sera del primo maggio… Per almeno altre due settimane temo che resteremo chiusi, come minimo». Cosetta D’Isola con il marito Stefano Bernardi garantisce da quindici anni l’esistenza di un cinema in piena montagna e un guaio così, pur tra i tanti che si chiamano “sopravvivenza”, soprattutto in inverno, non le era mai capitato. Riceve un messaggio sulla chat del telefonino: il gruppo si chiama “Grazie al cinema” e gioca con affetto nel nome sul fatto che quel punto letteralmente magico, nato addirittura a fine Ottocento, si chiami così. Le Grazie.
Di quel gruppo fanno parte diversi amici di Bobbio, che provano in ogni modo a sostenere, per quanto possibile, il grande schermo in contrada dell’Ospedale, al civico 2. Sanno che senza il cinema Bobbio perderebbe tanto, tantissimo. Non ci sono infatti altre sale, da qui a Piacenza e da qui a Genova. «E ogni piattaforma oggi così di moda non vale una serata al cinema», sono convinti. Hanno ragione: ma il server è rotto da quella sera in cui doveva essere proiettato il film di Guadagnino e l’unico ciak è quello della burocrazia, adesso, per provare a capire come procedere. E poi è arrivato il preventivo: servono 7.900 euro, almeno. Una cifra che è niente, per grandi sale (in realtà pure loro hanno conosciuto l’inflessione della crisi purtroppo), ma è tutto, qui. «La tecnologia oggi è così. Prima te la cavavi anche con un bravo artigiano, un elettricista, un falegname. Adesso se si spezza un ingranaggio va cambiato tutto», sottolinea Cosetta. «I tempi si sono dilatati, tra mail, telefonate. Speriamo, alla fine, in una qualche risposta positiva e si possa riaprire».
Elisa Malacalza
(Articolo tratto dal N° 17 del 16/05/2024 del settimanale “La Trebbia”)
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