Era la casa con i muri di sasso dove si facevano seccare le castagne, perché diventassero farina. Ma non solo. Lì, vicino a Rovereto di Cerignale, al confine con Ottone e a picco sull’Aveto, quel vecchio “metato” accolse e salvò un gruppo di partigiani dall’atroce rastrellamento del 1944 voluto dalle milizie di Salò e dell’esercito tedesco. Si dice che qui trovò rifugio anche il “primo partigiano d’Italia” Aldo Gastaldi, Bisagno, per il quale è in corso il processo di beatificazione.
La zona è stata in parte riqualificata seguendo il progetto voluto dall’amministrazione dell’allora sindaco Massimo Castelli: è una strada aperta contro l’abbandono anche se c’è ancora da fare. La vecchia strada è stata consolidata nel muretto di protezione perché possa essere frequentata da turisti e residenti, e la speranza è che com’era stato detto dal primo cittadino venga intitolata ai partigiani della Valtrebbia (l’ultimo del paese, Gianni Remuzzi, è morto a dicembre) nell’ottantesimo anniversario dal rastrellamento che falciò decine di giovani vite.
Servirebbe anche con urgenza un progetto aggiuntivo che metta al riparo i castagni secolari dalle malattie e dall’incuria: si è cercato già di aiutarli, ma senza un’azione di salvaguardia decisiva e continuativa sono come frutta al ramo destinata a cadere e marcire. In questa zona, quella di Ronco Marcon, si contano 17 habitat d’interesse comunitario erbacei, arbustivi e rupicoli. Il progetto venne presentato nel 2019 dal Comune di Cerignale (oggi portato avanti dalla sindaca Fausta Pizzaghi) a valere sul Programma di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna (da cui però si attende ora il rimborso dei fondi anticipati dal Comune, secondo quanto risulta) per ripristinare la mulattiera e migliorare la fruizione pubblica del bosco. L’importo, finanziato dall’Unione europea, tramite il Feasr, ammonta a 77mila euro.
Elisa Malacalza Da Libertà
(Articolo tratto dal N° 13 del 11/04/2024 del settimanale “La Trebbia”)
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