Trentotto chilometri per andare e altrettanti per tornare a casa, a Bobbio. Ogni giorno, dal lunedì al venerdì si reca a fare il medico di famiglia a Ferriere, 600 metri di altitudine che sono già montagna. Aggiungici tutti i chilometri da fare a scavallo tra Valnure e Valdaveto per le visite e i turni di guardia medica, uno o due al mese.
La dottoressa Federica Guerci, 34 anni, al suo primo incarico Ferriere l’ha proprio scelto, anche se non c’erano competitori, a esser onesti. Da ottobre scorso è in carica ufficialmente. E vuole chiarire subito: «In realtà tutti quei chilometri non li considero così faticosi, perché innanzitutto mi hanno fatto conoscere dei posti meravigliosi con una natura incontaminata, e poi perché ti accorgi proprio di quanto puoi essere utile alle persone. Ho sempre avuto una grande stima di questo lavoro e ci rimango molto male quando sento dire “il medico non c’è mai” o “lavora solo 2 ore” o “oggi non c’è perché non si sente bene””. Perché la verità è che chi sceglie questo lavoro c’è sempre, anche se non riesce a rispondere immediatamente al telefono. C’è e lavora anche quando è malato, perché in montagna non è così facile trovare un sostituto, ed è pure difficile progettare vita familiare e sociale». Ha 700 assistiti, e un giorno alla settimana fa ambulatorio a Salsominore. «Sono alle prime armi – afferma – e senza alcuna presunzione per certo posso dire che la medicina è difficile ma il nostro impegno è tanto. Ho scelto la montagna perché ci ho sempre vissuto e voluto viverci, volevo aiutare a non abbandonarla ma a renderla più attraente. È una sfida difficile – considera la giovane professionista – ma a me le cose semplici non sono mai piaciute e credo che questo sia davvero il lavoro più bello e complicato del mondo».
Ha lasciato Ferriere ma non è troppo distante la collega Sara Bottazzi. Medico anche lei, è una dei medici di famiglia di Bobbio, dove vive con il marito e tre bambini in tenera età. Ha trentotto anni ed è originaria di Vigolo Marchese. Una prof del liceo Colombini, docente di Scienze, dove si è diplomata prima della laurea, è stata la causa del suo innamoramento per il camice bianco (il nome della prof è Flavia Bianchi). «Vivo e lavoro a Bobbio, ma prima ho svolto attività a Ferriere, da ottobre 2019 fino allo scorso settembre. Ho fatto tutta la pandemia a Ferriere, e quel che ne è seguito. Credo di aver creduto e dimostrato che una comunità come Ferriere meritava di essere scelta. A Bobbio ci vivo ma ci lavoro da poco. C’è una segretaria che mi dà un mano per fornire un servizio adeguato».
L’ambulatorio è in centro, ma accade spesso che la dottoressa debba recarsi in visita domiciliare anche in luoghi distanti della montagna. Essere medico e mamma? «Voglio svolgere la mia professione senza nascondermi dietro il fatto che ho anche i bimbi. Sono un medico che ama la sua terra, questo sì».
(Articolo tratto dal N°19 del 1 giugno 2023 del settimanale “La Trebbia”)
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