Ottone

Popolazione 463 (al 31/12/2019)
CAP 29026
Comune Piazza Del Municipio, 1
Telefono 0523 930122
Fax 0523 930122
Superficie 98,96 Kmq
Altezza s.l.m. 510
Codice ISTAT 033030
Codice catasto G195
Sito internet www.comune.ottone.pc.it/
E-mail comune.ottone@sintranet.it
Pec comune.ottone@sintranet.legalmail.it

Il visitatore che giunge per la prima volta ad Ottone si rende subito conto di trovarsi in un luogo suggestivo dal punto di vista naturalistico: le montagne che lo circondano, ricche di boschi e il fiume Trebbia, dalle acque cristalline gli conferiscono l’aspetto del tipico paesaggio appenninico. Il paese sorge a  492 m. sul livello del mare e dista 74 km. da Piacenza e 69 km. da Genova. Pur trovandosi sull’importante arteria stradale che collega Genova a Piacenza, da qualche decennio soffre di un certo isolamento e ha conosciuto lo spopolamento tipico di molti comuni della nostra montagna. Tuttavia la sua importante posizione strategica, di comunicazione tra la Pianura Padana e il mare, ha fatto sì che attraverso il territorio di Ottone in tutte le epoche siano transitate civiltà diverse tra loro, che hanno lasciato tracce tuttora riconoscibili nel patrimonio culturale e artistico della zona e nella toponomastica.
Il toponimo deriva probabilmente da U’Tun, termine celtico che significa rivo, in riferimento al rio Ottone. Un’altra ipotesi fa risalire la denominazione “Otona” all’imperatore germanico Ottone I di sassonia che, diretto a Roma, probabilmente passò nel luogo.

L’occupazione umana di questi luoghi  risale alla preistoria, come confermano i numerosi ritrovamenti risalenti all’età Neolitica, all’età del Bronzo ed all’età del Ferro ( le armille della vicina Val Boreca, alcune asce in bronzo e una caverna ossifera nei pressi di Rovegno dove sono stati trovati resti umani ). Numerose fin dall’età preistorica le mulattiere che mettevano in comunicazione, attraverso la vicina Val d’Aveto, la zona con il mare o con l’Etruria per potersi approvvigionare di stagno. In epoca successiva furono i Liguri ad occupare l’Ottonese, popolazione che pose strenua resistenza alla conquista da parte dei Romani, fornendo valido aiuto anche ai Cartaginesi nella loro marcia verso Roma. Del passaggio di Annibale possiamo ritrovare alcune tracce nella toponomastica: il nome di Tartago , piccolo paese della Val Boreca, che ricalcherebbe Chartago,il nome latino di Cartagine, o il paese Barchi chiamato così in onore di Annibale Barca. Il Cristianesimo si diffuse nell’alta Val Trebbia in conseguenza dell’evangelizzazione del piacentino e l’opera di San Colombano ne rafforzò la diffusione. Il monastero di Bobbio estese i propri domini su Ottone fino a che i Malaspina ottennero da Federico Barbarossa  gran parte del territorio dell’alta Val Trebbia in cambio dei loro servigi. Nascono così i castelli di Ottone (1200), di Croce e di Oneto che conservano la loro importanza fino all’ ‘800. In seguito il dominio della valle fu esercitato dai Fieschi, dai Doria ( a ricordo dei quali rimane il famoso mulino a doppia ruota sul fiume Trebbia) e da molte altre famiglie nobiliari. Quando il Feudalesimo decade , nel XVIII sec.,  in Val Trebbia subentra il potere dei ricchi borghesi genovesi, desiderosi di titoli nobiliari e di terre. Nel periodo napoleonico Ottone passò sotto il dominio della Repubblica Ligure, in seguito fece parte del Regno di Sardegna e dal 1861 ha condiviso la sorte del resto del paese.

Itinerario turistico:

L’itinerario inizia da piazza della Vittoria, sorta nel 1853 dallo sbancamento di una montagnola, in origine chiamata piazza del Montone o del Mercato.
In via Ligure si trova il Palazzo Doria, di probabili originai tardo medioevalei, rimaneggiato nel XVI secolo, con finestre ad ampia strombatura e un caratteristico pozzo.
Quasi a metà via Ligure si trova la chiesa parrocchiale di San Marziano, sorta probabilmente sulla chiesetta primitiva del XII secolo, risale ad un periodo collocabile tra la fine del XVII sec. e l’inizio del XVIII sec. La realizzazione ha visto un forte contributo da parte della famiglia  feudale Doria che inviò da Genova attrezzatura e tecnici.
E’ una bella chiesa in fine barocchetto ligure, con stucchi in oro zecchino.
Centro di particolare devozione  è  l’altare della  Vergine della Salute.
La festa solenne in onore della Madonna della Salute ebbe inizio nel 1840 mentre era Arciprete Don Ghirardelli Domenico e, col passare del tempo, assunse sempre maggiore importanza.
IL portale è sormontato da una nicchia contenente la statua del santo ed una finestra rettangolare nell’ordine superiore.
La chiesa è arricchita da un fonte battesimale artistico: si tratta di una coppa di marmo pregiato e ricoperto da cupola in rame.
L’altare maggiore è di particolare interesse artistico. Ha tre piani profilati da ampie volute ed è stato realizzato in marmi preziosi.
La balaustra in marmo, presenta robusti pilastrini poggianti su alta base, alternati a pilastri di sostegno  a base rettangolari.
A sovrastare l’altare maggiore vi è Gesù in croce, in legno intagliato, dorato e dipinto.
IL coro, opera di alto livello, presenta una raffinata decorazione lignea con festoni alla sommità.
E’ stato realizzato dallo scultore genovese M. Podestà e necessita di restauro.
Lungo le pareti troviamo statue di gesso dei quattro evangelisti e S. Paolo;
il soffitto è decorato con affreschi dedicati alla gloria di San Marziano  e al trionfo di Cristo Re.
Ai lati del presbitero, le cui balaustre risalgono al 1758, troviamo due immagini racchiuse in cornici di stucco dorato che rappresentano il Beato Giuliano Eymard e San Vincenzo Ferreri dipinti dal pittore Francesco Tagliafichi che dipinse anche il martirio di San Marziano collocato al centro dell’altare maggiore.
Altri medaglioni in stucco dorato risalenti al 1776 circa e rappresentano le effigi dei santi; quelli riguardanti la Via Crucis sono stati attribuiti alla scuola di H. Geernaerth.
Sempre in via Ligure troviamo Palazzo Carboni, di proprietà privata,voluto dall’omonima famiglia, il cui stemma araldico è collocato sopra l’ingresso, facciata intonacata di rosso mattone e grigio bugnato.
Più avanti si può ammirare una casa caratteristica, di proprietà privata, con facciata in pietra a vista , introdotta da una rampa di scale racchiusa da due arcate sorrette da una possente colonna con capitelli.
Alla fine di via Ligure si giunge in piazza del Municipio, più modesta di Piazza della Vittoria quanto a superficie ma assai caratteristica e originale pure nella toponomastica: la parte alta si intitola Piazza della Fontana, a motivo della fontana che vi sorge, la parte destra è invece indicata come Piazza del Municipio in quanto ospita il Palazzo Municipale.
Sulla facciata del Palazzo Municipale, spicca, oltre all’immagine dello stemma del Comune di Ottone, la lapide dei numerosi caduti nelle varie guerre: da quella di Adua del 1896, alla prima guerra mondiale, al periodo 1935-36.
Un bassorilievo simboleggia la vittoria alata nell’atto di proteggere quanti sono morti per la libertà.
Lo stemma è troncato semipartito; il primo d’oro all’aquila di nero; il secondo d’azzurro a due torri d’argento murate di nero, merlate alla ghibellina; il terzo d’argento ad una testa posta di fianco e coronata d’oro all’antica.
Adiacente il Museo di arte sacra, inaugurato nell’aprile 2001, che conserva oggetti ecclesiastici provenienti dalle chiese del territorio di Ottone: argenterie, mobili, pregevoli stoffe e quadri di scuola genovese e toscana.
Il museo è aperto dal luglio a settembre, mercoledì, sabato e domenica; orari 10-12 e 17,30-19. Rivolgendosi al municipio è visitabile anche su prenotazione.
A destra del Municipio di trova l’oratorio di San Rocco, una costruzione in pietra del 1335 recentemente ristrutturata; la facciata è in pietra a vista, l’interno è a croce greca con ampia cupola centrale. Anticamente era un oratorio annesso alla chiesa di San Marziano.
Da un documento del 1576, relativo alla visita pastorale di Monsignor Gerolamo Ragazzoni Vescovo di Famagosta in Cipro, risulta che qui era conservato il SS. Sacramento, o vasi degli oli santi e i libri dei matrimoni. Inoltre, nell’oratorio, si battezzò dal 1600 al 1700 e si seppellirono temporaneamente i morti.
Da piazza della Fontana, percorrendo una lunga scalinata detta la “Crosa” si raggiunge il Castello (di proprietà privata), costruito dai Malaspina nel 1164, acquistato da Gian Luigi Fieschi nel XVI secolo e poi passato ai Doria che lo possedettero fino al 1797, quando fu trasformato in carcere. Possente struttura in sasso, ampiamente rimaneggiata, costituita da un torrione e più corpi circondati da mura. I sotterranei conservano gli anelli in ferro dove si appendevano i giustiziati.
A circa duecento metri dal paese troviamo il Mulino dei Principi (di proprietà privata), del XIV  secolo, ampliato tra il XVII e XIX secolo. Appartenuto ai Doria, con due ruote per la macinazione dei cereali e castagne. La parte più antica al piano inferiore, sopra l’officina dove le donne preparavano la canapa per la tessitura, all’ultimo livello la casa del mugnaio.
La chiesa di San Bartolomeo è posta in alto, in una suggestiva posizione che domina la vallata.
E’ tradizione molto radicata che il primitivo borgo di Ottone fosse intorno a questa chiesa e che, per il successivo avvallamento gli abitanti si siano trasferiti nell’attuale paese e a Ottone Soprano. Accanto alla  piccola basilica  si trova  il cimitero.
E’  importante sottolineare che anticamente, in Val Trebbia  i luoghi deputati a sepoltura erano pochi: tra questi San Bartolomeo che prende il nome dall’apostolo che per il particolare martirio a cui è stato sottoposto ben simboleggia la morte.
L’attuale complesso di San Bartolomeo è il risultato della fusione di tre precedenti chiese: una anteriore al mille, di cui non rimane traccia, una risalente al XIII secolo di architettura romanica, a tre navate, comprendente l’attuale torre campanaria e la terza del XVII secolo.
Fu sede antica e importante di cella monastica bobbiese e sede della primitiva pieve inclusa nella diocesi Tortonese dopo la disintegrazione del potere monastico in Val Trebbia.
La ricostruzione dell’ex chiesa plebana iniziò nel 1598 e i lavori procedettero a fasi alterne fino al 1933 con una prima ristrutturazione della facciata nel 1738; si cercò di ripristinare la primitiva architettura in stile romanico a tre navate lasciando intatto il pregevole campanile a torre mozza caratteristico dell’arte romanica.
Delle tre campane, che diffondevano il loro suono annunciando eventi lieti o tristi, la più grande è attualmente custodita nel museo e porta inciso l’anno di fusione e il nome del fonditore:
JOANNES   DE  PONTREMOLI  DE  FECIT
MCCCLXV
Le altre due vennero fuse a Borzoli(Genova) nel 1819.
L’altare interamente in marmo bianco si sviluppa verso l’alto con una grande nicchia che alloggia una statua lignea di San Bartolomeo.
La chiesa ha il pavimento in ardesia, l’interno è povero e scarsi sono gli oggetti e i paramenti.
Il piazzale, area antistante dell’antico cimitero, si presenta a suolo irregolare, con breve gradinata di accesso in arenaria.

LE FRAZIONI

Le frazioni del Comune di Ottone sono: Artana, Barchi, Belnome, Bertassi, Bertone, Bogli, Campi, Cattribiasca, Croce, Fabbrica, Frassi, Gramizzola, La Cà, Losso, Moglia, Monfagiano, Orezzoli, Ottone Soprano, Pizzonero, Rettagliata, Rocca Corvi, Santa Maria, Semensi, Suzzi, Tartago, Toveraia, Traschio, Truzzi, Valsigiara.

(Fonte: Guida turistica “Piacenza e la sua provincia” di Leonardo Cafferini e www.comune.ottone.pc.it/)

Gli appunti di toponomastica del Notiziario bobbiese

Utòn – apprendiamo dal Dizionario di Toponomastica – I nomi geografici Italiani – UTET: Località dell’alta val Trebbia a 492 m.s.m. distante 75 km dal capoluogo di provincia. In dialetto del luogo utùn (DETI 382) il toponimo è menzionato in documento attribuito al sec.X-XI «de Autoni» (Inventari 1979,179 ,181), in RDAem (Bobbio sec XIV) «de Ottono». Riflette verosimilmente l’antroponimo di origine germanica Otto, -õnis; in tal caso, l’attestazione “Autoni” presenterebbe un “Au-” per “o”, dovuto ad un processo di ricostruzione etimologica (sulla base del latino au- italoromanzo “o”) D.Olivieri riporta, nel suo Dizionario di toponomastica Lombarda, un Ottone, loc.pr.Tronconero di Casteggio, dial. dal Luton: da un casato Lottone (Maragl.,169). (Dagli appunti del prof E Mandelli; foto tratta da Lungo il Trebbia – Busi, Chiari – De Agostini)

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