Coli

Popolazione 846 (al 31/12/2019)
CAP 29020
Comune Via del Municipio 1
Telefono 0523.931117
Fax 0523.931136
Superficie Kmq. 72
Altezza s.l.m. 640
Codice ISTAT 033016
Codice catasto C838
Sito internet www.comune.coli.pc.it
E-mail comune.coli@gmail.com
Pec amministrazionecoli@pecimprese.it

Coli fece parte del Pagus Bagienno di Bobbio sotto la dominazione romana, nel Municipio di Velleia e il toponimo, probabilmente di origine ligure, fu segnalato nella Tavola Alimentare Traiana come Colianum Ambitrebio.
Il paese, capoluogo del territorio comunale, sorge ai piedi del Monte S. Agostino propaggine estrema della Concrena – massiccio montuoso che corre perpendicolarmente al fiume Trebbia. Esso entra nella storia a partire dal VII secolo momento della colonizzazione attuata dai monaci del vicino Cenobio di Bobbio e ne diviene una fiorente cella, vale a dire un abitato rurale direttamente soggetto al controllo del monastero. Una lapide proveniente dall’oratorio di San Michele, che sorgeva sul pendio sinistro del torrente Curiasca a pochi metri dalla spelonca ove San Colombano soleva ritirarsi in preghiera, ora murata nella chiesa parrocchiale ci ricorda il rapporto che legava questo luogo al monaco Irlandese.

Coli fu successivamente dominata dalla famiglia ghibellina dei Grassi, che fece costruire il castello detto ”dei Magrini” verso il XIII secolo. Il fortilizio restò poi ai Nicelli, vassalli dei Visconti di Milano fino al 1860 anche se cessarono di risiedervi alcuni anni prima. Le ultime rovine crollarono definitivamente nel 1964 nel sottostante torrente.

La chiesa di S. Vito, Modesto e Crescenzia, sorta su un edificio del 1014 dipendente dal monastero di San Colombano, passò alla Mensa vescovile di Bobbio riedificata nel XVII secolo, ultimata in più fasi fino al XX secolo. La facciata è monocuspidale, la torre campanaria è del XVII secolo, ristrutturata nel 1855. L’interno è a tre navate con volte a botte decorate nel 1908 da Staglieno Maccarelli e Mario Cremonesi. La Crux Michaelica, una lastra in pietra con croce e iscrizioni latine, sono provenienti dalla spelonca di San Michele.
Il vecchio municipio, trasformato in ostello nel 1981, è di probabili origini rinascimentali.

LE FRAZIONI

Le frazioni del comune di Coli sono: Aglio, Barche, Boioli, Cornaro, Costiere, Faraneto, Filippazzi, Ferrari, Fontana, Gavi, Macerato, Marubbi, Molino Pellegri, Peli, Perino, Pescina, Peveri, Poggiolo, Pontè, Pradaglione, Pradella, Roncaiolo, Rosso, Santa Cecilia, Scabiazza.

(Fonti: Guida turistica “Piacenza e la sua provincia” di Leonardo Cafferini, Wikipedia e www.cmbobbio.pc.it)
(La fotografia di Coli è di Rodolfo Graziadei)

Gli appunti di toponomastica del Notiziario bobbiese

Prendiamo dagli appunti del Prof. Enrico Mandelli: già Pietro Mozzi (in “Bobbio e il suo territorio in La Giovane montagna” Parma giugno 1929) notava la difficoltà di far parlare i colesi, abitanti di Coli, nel loro dialetto naturale. Avvicinati, parlano un dialetto piacentino. Non siamo riusciti ad ottenere da nessuno altra pronuncia che quella di “Coli, ma ricordiamo che molti anni fa, quando l’influenza di Piacenza ancora non si faceva sentire molto forte, sul mercato di Bobbio si diceva “chil da Côr = quei di Coli” . Teniamo a mettere in vista questa pronuncia perché ci pare poterla collegare ad altro toponimo: “Curiasca” con cui si designa un torrente che bagna appunto il territorio di Coli. Ecco ora quello che abbiamo raccolto dallo sfoglio del Codice Diplomatico Bobbiese in riferimento alla voce: 862. in Caulo pecorariciae, pratum in Caulo, plebs de Caulo; 883, in Caulo pecoraritiae, pratum in Caulo, plebs de Caula, 1207, plebatus de Colli; sec.XIV (Registrum Episcopii Bobiensis) – ecclesie de Collo et Porcile. È interessante la variante “Caula”, essa ci fa pensare all’etimo latino “Caulae e Caullae = cavità, apertura, cavo, in genere e anche recinto, ovile dove stan chiuse le pecore (Vergi. Aen .9.60 cum premit ad caulas). Tenendo presente il “Caulo pecoraritie” dell’862 e il fatto che la zona appartenne al territorio Veleyate, profondamente romanizzato, (Curiasca = suffisso ligure “-asca”, a latino “Caulae”) l’etimo ci parrebbe accettabile. L.Molossi nel suo vocabolario topografico dice per Coli che: «forse è il Colianum dell’ambitrebio di cui nella Tavola Traiana». In valle di Trebbia si sono conservate troppe desinenze in “-anus” per giustificarne la sparizione di una o due. (vedi Bobbio e chi lo vorrebbe derivato da Baebianus)

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