La nascita di Varzi risale al periodo delle invasioni dei celti, tra il VI e il V secolo avanti Cristo.
La storia di Varzi e della Valle Staffora non si discosta molto da quella che ha caratterizzato l’intera area oltrepadana. Dominata per lunghi secoli dai bellicosi liguri, la valle subì intorno al V secolo a.C. l’invasione dei celti che, provenienti dalla Francia, si insediarono nell’Italia settentrionale. Dopo aspre battaglie i due popoli si fusero originando il popolo celto-ligure. In valle Staffora, in particolare, si insediarono i Liguri-Celelati che iniziarono a popolare le valli. Fu allora che lungo le sponde dello Staffora sorse Varzi (VI -V secolo a.C.). Il piccolo borgo si piegò alla romanizzazione dell’intera val Padana (III-II sec. a.C.) dopo una strenua resistenza alle legioni di Roma la quale, dopo aver conquistato buona parte del mondo conosciuto, ebbe serie difficoltà a mantenere le conquiste fatte. Tanto che nei primi secoli del nuovo millennio popoli provenienti dal Nord Europa, approfittando della mancanza di una rea zione militare adeguata invasero l’Italia. La calata dal nord non risparmiò nemmeno l’Oltrepò e la valle Staffora, presa di mira prima dai Visigoti (401 d.C.), quindi dagli Ostrogoti (404 d.C.) e infine dagli Unni (una quarantina d’anni più tardi) che rasero al suolo Pavia e Voghera. Dopo la breve parentesi in cui l’Italia tornò a essere provincia dell’impero romano, nel 568 d.C. comparvero alle porte orientali dell’Italia, guidati dal re Alboino, i Longobardi che scesero nella Pianura Padana. A capitale del nuovo regno fu eletta Pavia. Anche nel caso dei Longobardi, i Liguri stentarono a darsi per vinti e cedettero soltanto dopo 80 anni di resistenza i propri territori, valle Staffora compresa. Dopo l’era Longobardi venne quella di Carlo Magno, che diffuse in Italia il feudalesimo. E fu proprio durante i “secoli bui” del Medioevo che Varzi visse il suo periodo più florido e splendido.
Nel X secolo cominciò l’epopea dei Malaspina che, controllando direttamente una vasta zona di Appennino tra la Lunigiana e la Pianura Padana, si insediò nel castello di Auramala (Oramala). La svolta più importante per Varzi avvenne nel 1275, quando, con l’elezione a sede di marchesato con un territorio che da Bagnaria andava fino nell’alta val Trebbia, Borbera e Curone, passava gradatamente da piccolo nucleo a borgo di una certa importanza.
Sul finire del XIV secolo, quando Gian Galeazzo Visconti signore di Milano cominciò a guardare con nuova curiosità a quelle “oasi” amministrative che erano rimaste le terre della valle Staffora, ebbe inizio anche per Varzi un periodo incerto, contraddistinto da lotte interne e scissioni. Vicende alterne portarono quindi nel feudo la dinastia Dal Verme dapprima e gli Sforza, succeduti ai Visconti a Milano, poi. Lentamente i Malaspina di Varzi finirono col cadere vittime delle lotte interne prima ancora che del fuoco nemico. È del 1369, infatti, l’ennesima scissione della stirpe, avvenuta in seno al ramo di Varzi. La consistente fetta di storia che segue, fino a quando Napoleone nel 1797 soppresse con il suo editto tutti i feudi e li annesse alla Repubblica Cisalpina, vede Varzi come una sorta di “paradiso fiscale”.
A spasso tra le vie strette del borgo medievale
Che l’antico borgo medievale di Varzi, in Oltrepò Pavese, fosse uno dei più belli d’Italia non era certamente una novità, soprattutto per chi ha avuto la fortuna di visitarlo. Da non molto però, dopo un lungo iter, Varzi è ufficialmente entrato a far parte del prestigioso circuito de “I Borghi più belli d’Italia”, un’Associazione che riunisce le più antiche e preziose perle italiane. Basta fare un giro tra le sue strette e ripide vie interne per trovarsi come per magia proiettati in un viaggio a ritroso nel tempo. I bassi portici, con i profumi e i sentori delle botteghe artigiane dove ancora oggi si producono prelibatezze culinarie, i terrazzini pieni di fiori, i portali antichi, tutto concorre a ricreare un’atmosfera serena e maestosa al tempo stesso. Qui la storia ha lasciato segni indelebili intrecciandosi con quella dei signori di Varzi, i marchesi di Malaspina, dominatori indiscussi per svariati secoli di quella porzione della Valle Staffora racchiusa nella più vasta Via del sale. Una via attraverso la quale transitavano dalla Liguria alla pianura ogni tipo di merci: il sale, ovviamente, ma anche tessuti, spezie rare, metalli, cibo, armi e molto altro ancora.
L’asse principale del borgo è la Via di Dentro compresa fra le due torri, Torre Soprana e Torre Sottana. Prima della costruzione della strada Voghera-Bobbio, è sempre stato il centro propulsore del borgo, in quanto, vi si affacciavano gli uffici principali, vi abitavano le famiglie più importanti, vi si leggevano le “grida” delle disposizioni comunali o del feudatario e vi si svolgevano le aste pubbliche. Sulla via oltre ad alcuni palazzi storici si trovano le due chiese: la Chiesa secentesca denominata “dei Rossi”, fondata dalla confraternita della mente restaurato, è unico nel suo genere, perché pur essendo molto piccolo, il suo interno è fatto a forma di quadrifoglio, ad imitazione delle grandi cattedrali.
Da porta Soprana, o Torre dell’Orologio si esce dall’antico borgo cinto da mura e si entra nella contrada dei portici, in particolare via del Mercato e via di SS.Trinità, ed in fianco ad essa, l’altrettanto secentesco ospizio per pellegrini, e la Chiesa dei Bianchi, costruita nel 1646 dalla Confraternita del Gonfalone (il nome di questo oratorio deriva dal colore della cappa che indossavano gli aderenti alla Confraternita che era per l’appunto bianca). Quest’oratorio, recentemente restaurato, è unico nel suo genere, perché pur essendo molto piccolo, il suo interno è fatto a forma di quadrifoglio, ad imitazione delle grandi cattedrali. Da porta Soprana, o Torre dell’Orologio si esce dall’antico borgo cinto da mura e si entra nella contrada dei portici, in particolare via del Mercato e via di Porta Nuova in cui proprio sotto i portici si riparavano le lunghe carovane di muli carichi di mercanzie che transitavano sulla via del Sale a Varzi. Percorrendo i portici si nota un’anomalia, ovvero l’altezza delle volte sotto le quali può capitare di dover abbassare la testa per poter passare. Questo perché le ripetute piene del torrente Staffora hanno costretto gli abitanti ad alzare il livello del piano stradale.
Il castello di Varzi, di proprietà degli eredi dei Malaspina, i conti Odetti Marcorengo, si colloca al centro dell’abitato di Varzi e ne costituisce il nodo edilizio più significativo. L’ala più antica del castello è collegata alla torre costruita fra il XII e XIII secolo. Ha una struttura di notevole robustezza, con muri spessi 2,5 metri. L’imponente edificio termina con un terrazzo coperto dal quale si può ammirare l’interessante, ampio, suggestivo panorama. È chiamata anche “Torre delle streghe”, perché risulta che nel 1460 vi furono imprigionate dalla Sacra Inquisizione venticinque donne ed alcuni uomini, accusati di stregoneria, i quali furono successivamente bruciati nella pubblica piazza.
Una pieve dalle origini antiche
La prima Pieve della valle Staffora fu senz’altro quella di Varzi, costruita non molto tempo dopo la morte di S. Germano, vescovo di Auxerre (in Borgogna), avvenuta nel 448 d.C. a Ravenna. Già nel 702 d.C. una pieve esisteva già a Varzi grazie alla testimonianza di un cronista dell’epoca, Marciano Ambrogio. Verso la fine del XII secolo l’antico edificio venne sostituito dall’attuale chiesa dedicata a S. Germano e costruita sul luogo dell’antica pieve. Abbandonata, riprese vita nel 1623, quando vi si stabilirono per la prima volta i Cappuccini. Per 180 anni l’attività monastica dei frati si svolse in una vita di preghiera, di apostolato e carità, soprattutto durante varie pestilenze. Ma nel 1802 Napoleone soppresse convento e chiesa, che furono venduti ai contadini. Nel 1903 i Cappuccini riscattarono il convento e riconsacrarono la chiesa. Sul finire del secolo scorso sono stati eseguiti numerosi lavori di restauro.
R.S.
(Articolo tratto dal settimanale “Il Punto Pavese” del 28/04/2025)
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