Era quelle cose che a vederle ti fanno dire “Davvero qui?” ed era quel poter volare imbragati tra gli alberi come Peter Pan, come una ciurma di pirati all’arrembaggio su una carrucola. Qualcosa di unico, in tutto il Piacentino. Un motivo per prendere su la macchina, a Piacenza, e andare fino a Coli, in pineta, per abbracciare gli alberi e vedere il mondo dall’alto.
Niente da fare, non c’è più neppure il “Parco Avventura”: ne avevamo dato notizia alla fine dell’estate, ma lasciando aperto uno spiraglio di speranza. Che, cioè, qualche potenziale gestore si facesse avanti per portarlo avanti. Ma nessuno ha bussato alla porta di Enrico Malvicini, che qui nei dintorni sembra essere realmente tra i pochi capace di scommettere sul turismo fuori porta, quello che passa dallo sport capace di adattarsi al profilo dell’Appennino e di cui tanti nei convegni si riempiono la bocca senza poi dargli gambe per salvare questa fatta di “povera” montagna. Lui, invece, lo ha fatto: con le scuole di canoe a Mar- saglia, con le biciclette elettriche a Travo. E con le funi con cui arrampicarsi sugli alberi, oggi tutte da smantellare e destinate impacchettate a pezzi a un parco di Cesena, dove forse ci saranno istituzioni in grado di valorizzarle e di capirle.
A dare il colpo di grazia al parco è stata anche l’ennesima ondata di maltempo. Ha spazzato via gli alberi, li ha resi fragili: «Un gelicidio ha colpito di nuovo la zona e inoltre nuovi lavori forestali stanno ulteriormente aggravando una situazione già ampiamente compromessa.
Negli ultimi giorni sono cadute altre piante», spiega Enrico, che aveva avuto anche difficoltà a trovare personale, cercandolo quindi nelle province vicine.
«Le premesse sono tali per cui l’attività non risulti più appetibile, richiedendo ampi investimenti. Il parco verrà a breve smantellato». Speranze non ce ne sono, e le forze del gruppo RockAndRivers, di cui fa parte Enrico come fondatore, si concentreranno quindi sul fiume e le e-bike: «Anche per proporre i percorsi e le lezioni ai più piccoli e ai turisti, che oggi ne usufruiscono meno», precisa il gestore.
«La pineta di Coli, invece, si è degradata dopo le tempeste. Le attrezzature sono state cedute a un altro parco, speriamo abbia più for- tuna. Siamo davvero molto dispiaciuti per la fine che ha fatto il nostro sogno, abbiamo sempre cercato di farcela da soli impegnandoci per garantire un servizio diverso, nuovo». Di sicuro è stato un bel sogno ai piedi del monte Tre Abati che ora si riprende lo spazio e si chiude ai turisti.
Elisa Malacalza
(Articolo tratto dal N° 10 del 20/03/2025 del settimanale “La Trebbia”)
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