Nei giorni scorsi, durante l’incontro a Torino con il commissario per l’emergenza Peste suina Giovanni Filippini, gli amministratori regionali e lo stesso commissario, nominato dal governo, hanno ammesso in sostanza che la maxi recinzione installata tra il 2022 e il 2023 dalla Val Borbera all’Acquese per contenere i cinghiali e quindi la Psa, dovrà quasi sicuramente essere smantellata. Un’opera rivelatasi da subito inutile, superata senza problemi dai cinghiali e ovviamente anche dal virus, arrivato in Emilia Romagna, e costata 10 milioni di euro, che ora è coperta di vegetazione e piena di varchi.
“Il Presidente Cirio – dice Ravetti – ha ammesso pubblicamente che la rete di contenimento dei cinghiali, per essere efficace, avrebbe dovuto essere interrata, che così come è stata realizzata è inutile e che bisognerà valutare la rimozione. Dal momento che tale barriera è stata realizzata dalla Regione Piemonte con i fondi assegnati dall’Unione europea, la Giunta deve chiarire se le indicazioni della UE sono state rispettate e se i materiali per realizzarla erano i più consoni. Presenterò nei prossimi giorni un Question time, perché è urgente aprire una riflessione seria. All’inizio di questa legislatura – aggiunge -, durante le audizioni in III e IV Commissione, avevo chiesto agli assessori Bongioanni e Riboldi se non ritenessero di inserire la rete nel patrimonio di un Ente, che fosse la Regione Piemonte o la Provincia di Alessandria. A oggi non sappiamo di chi sia questo bene che vale 10 milioni, né sappiamo se siano state previste risorse per la manutenzione e a chi spetti effettuarla. E se davvero si dovrà eliminare dal territorio alessandrino questa struttura, altrimenti destinata a diventare un “rifiuto”, bisogna chiarire chi dovrà mettere i soldi per lo smantellamento. Una vicenda davvero surreale – conclude Ravetti – e la Giunta non può sottrarsi ad una discussione pubblica chiarificatrice”.
https://www.giornale7.it/ (18/01/2025)
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