Mentre da un lato il periodo natalizio ci ha sottoposto ad un certo clima frenetico per regali, pranzi, cene ed occasioni obbligatorie di “festa”, la natura invece in tutte le sue manifestazioni rallenta e si avvia al riposo. Questo paradosso che ci mostra quanto siamo lontani dai nostri ritmi biologici, ci offre l’occasione per parlare di una particolare forma di Stress, lo stress lavorocorrelato. Già diversi mesi fa, il segretario della Cisl di Parma e Piacenza Michele Vaghini segnalava un dato che definire allarmante è dire poco: nel 2023 almeno 1000 lavoratori nella sola Provincia di Piacenza e solo nella sua organizzazione sindacale, hanno messo in pratica procedimenti per licenziarsi, a causa dello stress lavoro correlato.
Questo, in un contesto in cui già quasi la metà dei posti di lavoro offerti non trovano copertura e dove le aspettative dei più giovani in merito al rapporto fra la qualità della propria vita e la futura occupazione sono in totale dissonanza con la realtà attuale del mondo del lavoro. Il problema per le aziende è sempre più grave e prioritario: da un lato, per qualsiasi azienda evoluta in Occidente il capitale umano è la principale risorsa aziendale, da curare, far crescere, fidelizzare. Dall’altro lato, la stessa legge 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro stabilisce l’obbligo per il datore di lavoro di valutare e gestire il rischio di stress lavoro correlato, al pari di tutti gli altri rischi per la salute e la sicurezza. Problemi enormi, che mettono in difficoltà le singole persone e la società tutta, ma che paradossalmente hanno risposte più semplici di quel che si crede. Facciamo un esempio concreto che naturalmente riguarda La cura del bosco, l’associazione di promozione sociale (ETS) creata a Piacenza nel 2023 da alcuni psicologi, istruttori sportivi ed esperti di diverse discipline di origine orientale, ma specificando subito che esistono altre soluzioni altrettanto positive che hanno altrettanto valore, se però vengono utilizzate.
La cura del bosco è nata per promuovere la pratica del forest bathing, bagno di foresta, un’attività nata in Giappone quasi 50 anni fa ed ora diffusa in molti paesi, che ha lo scopo di migliorare la salute ed il benessere delle persone attraverso la ‘connessione’ con la natura nel bosco, attraverso pratiche qualificate e con l’assistenza di operatori specificatamente formati.
Ormai numerose ricerche scientifiche hanno validato questo metodo (ma ripeto, non è il solo) per ridurre in modo quasi immediato gli ormoni dello stress in circolo, abbassare la pressione arteriosa, migliorare il funzionamento dei sistemi immunitario, cardio-circolatorio e respiratorio, le performance e la creatività, attraverso il rilassamento e soprattutto i Servizi Ecosistemici che il bosco offre.
In Giappone, in Scozia, in Svezia (ed in via sperimentale, è stato fatto anche in Friuli) sono gli stessi medici di famiglia a fare le “prescrizioni verdi”, a prescrivere i bagni di bosco, esattamente come una volta da noi venivano prescritti i bagni termali. È divertente, fa bene e la gente trova strumenti per affrontare lo stress. “Ma io non ho tempo!” è la consueta risposta di chi è stressato. In realtà, un’uscita di tre o quattro ore anche solo una volta al mese, magari al sabato o alla domenica, se si vuole anche con la famiglia, basta e avanza. I costi sono di poche decine di euro. I boschi, vicino alla città. Cose semplici ed efficaci, che forse davvero un datore di lavoro dovrebbe valutare come percorso o benefit aziendale da standardizzare per conservare il benessere proprio e dei propri collaboratori.
Il settore forest bathing nazionale del Centro sportivo educativo nazionale (CSEN) sta mettendo a punto in proposito una piattaforma rivolta proprio ai sistemi di Welfare aziendale (Forest Corporate Welfare), ma già la cura del bosco qui a Piacenza, incomincia a ricevere manifestazioni di interesse da aziende lungimiranti. Insomma, gli strumenti ci sono, basta avere la volontà di usarli.
https://www.piacenzasera.it/ (07/01/2025)
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