Lo spopolamento residenziale ed economico della montagna è uno dei grandi problemi che deve affrontare il territorio piacentino.
In dieci anni sono spariti 400 addetti che lavoravano nel piccolo commercio e nella manifattura e 117 imprese.
Ma non tutto è perduto. Qua e là arrivano i nomadi digitali – architetti, designer, informatici – a colonizzare luoghi di intatta meraviglia e rapida connessione Internet.
E i prossimi bandi del Gal, il gruppo di azione pubblico-privato, promettono di fornire a inizio 2025 l’accelerata che serve, accompagnando a fondo perduto la nascita di start up locali. Ammonta a 11 milioni il tesoretto disponibile per il piano strategico da gestire su 4 anni, con un forte coinvolgimento locale per le cosiddette aree “leader”.
Con risorse a fondo perduto che arrivano anche a 35mila euro.
La ricerca dell’Università Cattolica
Ma chi sta meglio? Nell’emorragia di presidi, sono quei Comuni dove la manifattura di medie imprese resiste, a Bobbio la Gamma, Buzzi Unicem a Lugagnano, Allied Internazionale nell’Alta Valnure. E sparpagliati in modo più molecolare, ecco giovani che fanno prodotti nuovi come la raccolta della lavanda, l’apertura di agriturismi, l’apicoltura.
Qualche ritorno c’è già.
È il distillato che emerge dalla fotografia scattata da Lel, il Laboratorio di economia locale dell’università Cattolica sull’arco di un decennio (2012- 2022), e coinvolge i Comuni di Alta Valtidone, Bettola, Bobbio, Cerignale, Coli, Corte Brugnatella, Farini, Ferriere, Gropparello, Morfasso, Ottone, Piozzano, Travo, Vernasca e Zerba.
Articolo tratto dal quotidiano Libertà del 11/11/2024
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