E’ stato presentato a Bobbio, il 25 agosto nella Sala Conferenze del Comune, l’ultimo libro di Gian Luigi Olmi con cui viene completata la trilogia di 100 anni di storia bobbiese. Non un freddo elenco di eventi, dedotti per lo più da La Trebbia e memorie personali, ma coinvolgenti racconti in cui il primo ad essere coinvolto è l’autore attirando così la partecipazione altrui. Degli eventi più significativi Olmi fornisce uno sfondo storico che consente a chiunque di orientarsi. Un pregio del libro è la prosa, coinvolgente, scorrevole, disseminata di una certa dose di ironia ad alleggerire i racconti. A chi è interessato a Bobbio questa trilogia di libri è un indispensabile strumento di conoscenza, che, attraverso la narrazione di “fatti, fattacci e fatterelli” si rivela veramente simpatico. Il puntuale richiamo all’esito delle varie elezioni può essere di riferimento per la ricostruzione della vita politica della città e delle diatribe che le hanno accompagnate.
Due chiacchiere con l’autore ci hanno consentito di sapere qualcosa in più.
Già dalle prime pagine (anni 70/71) emergono temi fissi che si dibatteranno per altri 50 senza mai pervenire a un equilibrio tra visioni opposte: o salvaguardia di una valle incontaminata o ammodernamenti per i pochi irriducibili che non vogliono abbandonarla. Tra le tante proposte presentate, da te più volte stigmatizzate come “montagne di chiacchiere”, riterresti che si è persa qualche buona occasione?
Certamente. Tante le proposte a coronamento degli interessantissimi convegni. Ma parole sprecate. Avrei desiderato vedere qualcosa di più concreto. Sono pessimista: non penso che con quelle si risolvano i problemi della montagna.
Quale delle emergenze via via citate, tra strada, vita del fiume, ambiente, animali selvatici, scuola, cultura, sport, terme, spopolamento, coinvolgimento dei giovani, ritieni sia la più urgente da affrontare?
Credo fermamente che non vi sarà più una rinascita delle terme. Penso piuttosto in qualcosa che possa migliorare la città, renderla più attraente, come il restauro del canale del Bedo che attraversa la città, antichissimo e molto caratteristico. La cultura è relegata agli Archivi che ci si augura rimangano a Bobbio. In montagna di giovani non ce ne sono più. Ci sono solo vecchi che vivono di pensione. Rimane la bellezza del nostro Appennino.
La vittoria sul Cassingheno, di cui è stata evitata la derivazione in Liguria, ha evidenziato che uniti si può vincere. Strategia valida anche per le prossime sfide?
Il problema Cassingheno pare accantonato, la minaccia ligure scomparsa. Allora ci fu effettivamente un movimento unitario cui parteciparono compatti tutti i Comuni della Provincia. I problemi più prossimi riguardano il ponte di Barberino e la chiesa di San Francesco. Non credo che il ponte, nonostante le assicurazioni del sindaco, possa venir realizzato a breve. Si potrebbe piuttosto pensare al ripristino di quella strada, di grande suggestione per l’incanto della natura, che congiungeva Mezzano Scotti a Bobbio, scavata nella rocce del Barberino. Per essere di alternativa alla galleria dovrebbe sopportare un traffico di auto, camion, corriere …, certamente realizzabile grazie agli odierni mezzi disponibili e probabilmente con costi minori di quelli richiesti per il ponte. Per l’intervento sull’ex chiesa di San Francesco da trasformare in Centro Congressi spaventa la mole dei finanziamenti da reperire. A mio avviso, per ora, ci si potrebbe limitare alla sola facciata, il cui impatto sulla piazza sarebbe già notevolissimo.
Vittorio Sgarbi che nel 2002 visita Bobbio “esprime apprezzati giudizi per le nostre emergenze storico artistiche, meravigliandosi della bellezza del nostro paesaggio”. Tutto sommato il suo giudizio non si discosta dalla mitica frase attribuita a Heminguey “ho percorso la valle più bella del mondo”. Puoi rivelare qualcosa in più della visita di Sgarbi?
Siamo tutti molto sensibili alle lodi al nostro territorio. Confermo visita e giudizi.
Nella tua comunicazione al lettore mi ha colpito l’immagine del futuro quale fantasma “a mani vuote”. Ma è veramente così?
Tutto si appoggia su chi ci ha preceduto. Anche nel libro la vita e le opere di chi in questi 50 anni è scomparso sono esemplificative. L’antichissima storia di Bobbio nel forgiare i suoi abitanti ne ha determinato l’attaccamento all’habitat, li ha dotati di peculiari caratteristiche di impegno e volontà, tanto che nella scuola ho spesso sentito colleghi vantare gli studenti bobbiesi. Sono d’accordo con te: il futuro di Bobbio potrebbe prometterci di tutto. Sta alle nuove generazioni il costruirlo, salvando il compromesso fra modernità e salvaguardia dell’ambiente. Non mettiamo limiti alla provvidenza.
Luisa Follini
(Articolo tratto dal N° 30 del 5/09/2024 del settimanale “La Trebbia”)
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