La spada non è più nella roccia, sparita l’iconica lama sul monte Gifarco

«Chi estrae questa spada sarà il legittimo re» dice la leggenda di Excalibur. Ma questa volta, sul monte Gifarco, nel cuore del parco dell’Antola, non è stato re Artù a vincere magicamente la forza della roccia. Molto più probabilmente un vandalo, che ha pensato bene di portarsi via, forse usando uno scalpello, la spada che almeno una quindicina d’anni era stata conficcata in uno dei luoghi più selvaggi e panoramici dell’Appennino ligure. Nello spartiacque tra la Val Trebbia e l’Aveto, in un territorio che anche Hemingway, di passaggio come fotoreporter militare nel 1945, descriveva come «la valle più bella del mondo».

Ad accorgersi della scomparsa sono stati alcuni escursionisti, che avevano percorso l’escursione che da Fontanigorda porta alla montagna scelta per dare forza alla leggenda e per offrire alle famiglie un’occasione in più per una passeggiata. «Siamo davvero rattristati e colpiti da quanto accaduto e ovviamente denunceremo il furto – dice Giulio Oliveri, presidente del Parco dell’Antola – già in passato qualcuno aveva danneggiato la spada. Ma questa volta se la sono portata via. Non so se riusciremo a scoprire chi è stato, ma posso assicurare tutti e soprattutto i più piccoli, che si erano affezionati alla spada, che presto ne collocheremo un’altra. Con cemento a presa rapida».

Per Bruno Franceschi, sindaco di Fontanigorda nel cui territorio si trova la vetta e si trovava la spada, la vicenda conferma che non tutti hanno rispetto per la natura e ancor meno per le leggende: «Qualche vandalizzazione c’era già stata. Non solo dove si trovava la spada ma anche lungo il sentiero. Gli stupidi non mancano di certo in città così come in montagna e campagna. Visto che non abbiamo mago Merlino a fare la magia, ci penseremo noi, insieme al Parco». Franceschi ricorda che non è però la prima volta che il cimelio viene sottratto e il Gifarco non è stato la sola vittima del furto: «Una trentina d’anni fa la spada era nel bosco delle Fate, nel paese. Ma proprio perché ogni tanto qualcuno la rubava, avevamo stabilito di spostarla in un punto che speravamo potesse tenere alla larga i ladri e i vandali. Ci siamo sbagliati».

Roberto Costa, presidente di Federparchi Liguria oltre che escursionista, non è sorpreso: «Già c’erano stati tentativi di rubare la spada. Con il trascorrere del tempo, evidentemente, il cemento che tratteneva la spada nella roccia ha ceduto. Poi quella è una zona inevitabilmente esposta alle intemperie. Così il teppista di turno non deve neppure avere faticato troppo. Speriamo che si renda conto di avere fatto una sciocchezza e di avere semplicemente reso tristi tanti escursionisti, decidendo di riportarla indietro».

Tornando alla vetta e alla tradizione della spada, non c’è solo la leggenda di Merlino e re Artù (poi resa immortale dal film animato di Disney), che va ricordata; ma anche la vicenda del santo cavaliere Galgano: il santo conficcò sul colle di Montesiepi nel Senese la spada allo scopo di trasformare l’arma in una croce. E sulla vetta ligure si è riprodotta. Di San Galgano, si sa che morì nel 1181 e che, convertitosi dopo una giovinezza dissoluta, visse da eremita e penitente. Il momento culminante della conversione avvenne il giorno di Natale del 1180, quando giunto sul colle infisse nel terreno la sua spada a mo’ di croce. Resta nel punto in cui si trovava la spada questa scritta: «Attraverso questa croce che il santo cavaliere Galgano fece di sua spada possano l’amore e la pace del Cristo diffondersi sulla Terra».

Con un abile e riuscita operazione tra escursionismo e marketing turistico, i volontari del Parco avevano appunto deciso di promuovere il territorio rinnovando quelle leggende. Puntando sulle famiglie con bambini, decise e seguire il percorso di questa bella escursione con il “premio finale” della foto con la spada. Il tracciato è percorribile per tutti partendo dal Bosco delle Fate di Fontanigorda (819 metri di altitudine) e arrivo ai 1332 metri del Gifarco. Il segnavia è rappresentato da un cerchio giallo. Dopo circa 40 minuti di percorso si arriva a un’area attrezzata. Da qui il sentiero sale e in poco tempo si arriva in cima al crinale dove si vede la vetta del Gifarco sulla sinistra. Poi ancora un tratto ripido e la meta è raggiunta.

Edoardo Meoli

https://www.ilsecoloxix.it/ (17/07/2024)

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