Erano “solo” cinque, era inverno, e già c’era aria di protesta, fino in certi giorni al boicottaggio, con lo spostamento del semaforo, la rottura. Adesso, però, i semafori sulla Statale 45 sono diventati undici, tra San Salvatore e Ottone, alle porte dell’estate che dovrebbe voler dire un po’ di salvezza da spopolamento e sfiducia. A contare uno ad uno i semafori con spazientimento progressivo sono i pendolari che da Ottone scendono per lavoro verso Bobbio e Piacenza. Chilometri di strada a curve, ogni giorno, e la frizione consumata ad ogni stop.
A contarli, uno ad uno, sono anche i motociclisti che «così si perde tutto il gusto» e quindi si fermano poi a Travo. A contarli, uno ad uno, è soprattutto il sindaco di Ottone Federico Beccia che a questo punto, preso d’assalto dalle segnalazioni sulla scrivania, provocatoriamente dice: «E allora Anas a questo punto chiuda la Statale 45. Tanto, così non è percorribile».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati gli ultimi tre semafori installati, dice una giovane mamma di Ottone, che lavora a Bobbio. «Prima partivo alle 8.15 da casa, per andare al lavoro», spiega. «Adesso parto alle 8 meno un quarto. Ci vuole un’oretta. Se vedessimo lavorare qualcuno nei cantieri porteremmo pazienza. Ma ci sono semafori lasciati a loro stessi da tempo, senza un perché».
Nessuno ce l’ha con i lavori salvastrada, anzi: «I lavori ci vogliono ma vanno gestiti e concordati, nei tempi e nelle modalità. Altrimenti si traducono in disagi che un territorio di montagna non sa come reggere», precisa ancora il sindaco Beccia. Il sindaco cita la galleria di San Salvatore: «Condizioni di pericolo, senso unico, e nessun cantiere»; poi aggiunge il caso di Traschio, «dove manca solo l’asfalto, ma nessuno ce lo mette e così siamo punto e capo da febbraio».
Intanto ora nel tratto della “curva delle mondine” a Bobbio e alla Berlina si procede come su una pista da bowling, almeno: Anas infatti nella parte alta della valle ha investito nell’ultimo anno 23 milioni di euro, per il maxi risanamento che non si vedeva letteralmente da decenni ed è scattato dopo il crollo del Ponte Lenzino nel 2020. Quello che sta per essere ricostruito con 32 milioni. Ma anche lì ora serve il semaforo. Circondato da altri semafori.
(Articolo tratto dal N°22 del 20/06/2024 del settimanale “La Trebbia”)
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