1859: Tensioni tra Francia e Austria e l’Alleanza tra Piemonte e Francia
Al tramonto del 1858, i rapporti tra la Francia di Napoleone III e l’Impero Asburgico si erano definitivamente deteriorati. L’Austria, schierandosi con Inghilterra e Turchia contro Russia, Prussia, Francia e Piemonte, aveva infranto il trattato di Parigi, che vietava ingerenze armate.
Vittorio Emanuele II, pronunciando la celebre frase “Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia levavasi verso di noi”, spinse il Piemonte verso l’alleanza con la Francia. Il trattato siglato prevedeva l’intervento francese in caso di aggressione austriaca, con l’obiettivo di creare un grande stato nel Nord Italia.
L’ultimatum austriaco e l’inizio delle ostilità
Mentre il governo britannico tentava di calmare le acque, il Piemonte si preparava al conflitto. Cavour presentò un disegno di legge per la riorganizzazione della guardia nazionale, aperta ai volontari del Lombardo-Veneto e dei Ducati. Il parlamento autorizzò un prestito di cinquanta milioni per potenziare l’esercito.
Tuttavia, fu l’atteggiamento austriaco a spingere la Francia alla guerra. Quando la Russia propose un Congresso europeo per la questione italiana, Vienna pretese il disarmo del Regno di Sardegna e lo scioglimento dei corpi dei volontari. Le altre potenze si opposero e l’Austria inviò un ultimatum a Torino, intimando il disarmo entro tre giorni.
Di fronte a questa minaccia, Napoleone III superò le sue indecisioni e mobilitò le truppe. Il 26 aprile Cavour rifiutò il disarmo e il 29 aprile l’Austria varcò il Ticino, dando inizio alle ostilità.
Le forze in campo
L’esercito piemontese contava circa 56.000 uomini, tra cui volontari toscani guidati dal generale Ulloa. Il comando supremo era affidato a Vittorio Emanuele II, coadiuvato dal generale La Marmora e da Morozzo della Rocca.
L’esercito francese, guidato da Napoleone III e dal maresciallo Vaillant, era composto da circa 128.000 uomini. A loro si contrapponevano 200.000 soldati austriaci, comandati dal maresciallo Giulay.
La battaglia di Montebello: il 20 maggio 1859
L’obiettivo iniziale dell’Austria era sconfiggere i sardi prima dell’arrivo dei francesi. Giulay si accampò tra Arona, Pavia e Vercelli, mentre i piemontesi si concentravano tra Po e Tanaro. Quando Giulay spinse una colonna verso Ivrea, si rese conto dell’impossibilità di avanzare e dovette ritirarsi.
Nel frattempo, i francesi si unirono agli alleati. Napoleone III giunse in Italia il 12 maggio e l’esercito iniziò ad avanzare. Giulay, temendo un attacco a Piacenza, abbandonò la sua posizione e si concentrò sulla linea del Po. Ordinò al maresciallo Stadion di dirigersi verso Voghera e al generale Urban di assaltare Casteggio e Montebello.
Il 20 maggio, a Montebello, ebbe luogo la prima battaglia della Seconda Guerra d’Indipendenza. Ventisettemila austriaci furono sconfitti da circa 9.000 franco-piemontesi. Nonostante la superiorità numerica austriaca, la tattica francese e la valorosa resistenza della cavalleria italiana, guidata dal generale Maurizio Gerbaix de Sonnaz, ebbero il sopravvento.
Conseguenze della battaglia
La vittoria di Montebello fu un importante successo per gli alleati e diede loro morale e fiducia. Gli austriaci si ritirarono a Casteggio e poi sulla riva sinistra del Po. Nonostante la sconfitta, Giulay continuò a sostenere di aver avuto successo nella sua ricognizione e di aver respinto l’attacco nemico.
La battaglia di Montebello fu solo il primo passo verso la vittoria finale di Magenta e Solferino. Ma dimostrò la capacità e il coraggio dell’esercito franco-piemontese e segnò l’inizio della liberazione dell’Italia dal dominio austriaco.
Fonti:
https://en.wikipedia.org/wiki/Battle_of_Montebello_%281859%29
Related Posts