“Falene come zombie, non volano più”. La scoperta nelle grotte di Rovegno in Liguria

L’effetto è da film dell’orrore: perché un particolare tipo di fungo, del genere Akanthomyces, è in grado di rendere schiave le falene. Immobilizzandole. E trasformandole in falene zombie. Un fenomeno biologico inquietante già scoperto in altre zone d’Italia e ora, per la prima volta, anche in Liguria nella Grotta delle Lungaie, nel Comune di Rovegno.

«Quando le spore di questo fungo entrano in contatto con la falena iniziano a parassitarla – spiega Stefano Ferretti che, in Arpal (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure) si occupa di biodiversità – consumandone l’interno e impedendole, di fatto, di continuare a volare: la falena resta così immobile, attaccata alle superfici in alto. Da qui la definizione di falena zombie: il fungo riesce a piegare la falena, immobilizzandola». E trasformandola in zombie, appunto. Anche cromaticamente dato che le falene dominate dal parassita diventano grigie, quasi mummificate. E nella stessa grotta è stata scoperta anche una consistente colonia di chirotteri. Ovvero: di pipistrelli.

Fra falene zombie e colonie di pipistrelli l’archivio “Li.Bi.Oss” dell’Osservatorio regionale della biodiversità, curato dalla stessa Arpal, si fa sempre più consistente. Oggi la banca dati del territorio ligure – con il prezioso contributo della citizien science, ovvero di foto, segnalazioni, avvistamenti dei cittadini, accanto al lavoro di ricercatori ed esperti – racchiude 160 mila diverse segnalazioni per circa 7 mila specie fra funghi, flora, fauna. Un patrimonio di biodiversità immenso, insomma, racchiuso fra mare e terra della Liguria. Con l’avanzata sempre più importante, però, delle specie aliene. Non molto tempo fa la prestigiosa rivista “Plants” aveva pubblicato lo studio, coordinato da Lorenzo Peruzzi, professore del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa proprio sulla biodiversità in Italia: la Liguria già allora svettava, fra tutte le regioni italiane, per numero di specie vegetali presenti e per dati di specie aliene. Un trend che continua.

Fra gli alieni – ovvero: le specie non autoctone che, arrivate sul territorio soprattutto usando l’uomo (e i trasporti) come vettore riescono ad ambientarsi e a proliferare anche per via dei cambiamenti climatici – l’allarme numero uno resta per la vespa velutina, il killer delle api nostrane. «Sulle specie aliene c’è un monitoraggio attentissimo da parte di Regione, enti, sistema dei Parchi liguri, la stessa Arpal – sottolinea Ferretti – e un piano nazionale efficiente di sorveglianza e di risposta delle arbovirosi trasmesse dalle zanzare. Con i cambiamenti climatici anche sul fronte delle zanzare abbiamo arrivi di specie che rischiano di trovare un habitat ideale, come la zanzara coreana ma monitoraggi e trappole sono attivi in modo costante proprio per prevenire».

Sono alieni i parrocchetti dal collare (i pappagallini verdi) che, di fatto, hanno già colonizzato la città, trovando un clima perfetto. Così come, fra i casi, è un alieno il pesce Persico sole che si sta imponendo nel lago di Val Noci. Il suo impatto sulla biodiversità autoctona è imponente visto che si ciba delle uova degli altri pesci e preda molluschi e altri invertebrati acquatici.

Per cercare di fermarlo la Regione ha autorizzato l’Ente Parco Naturale Regionale dell’Antola a contrapporgli un suo predatore autoctono, il luccio italiano.

Silvia Pedemonte

https://www.ilsecoloxix.it/(28/04/2024)

Nella foto: La falena zombie scoperta nella Grotta delle Lungaie nella foto di Alessandro Bisi 

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