Ottocento persone senza un medico di famiglia. Perché i paesi dell’Alta Val Trebbia, arrampicati sui crinali boscosi dell’Appennino Ligure, sono a una cinquantina di chilometri da Genova: raggiungerli, soprattutto d’inverno, è complicato. E nessun dottore è disposto ad andarci. Sono comuni sparsi, Fontanigorda, Gorreto, Rovegno, Montebruno, Fascia, Propata e Rondanina.
«L’età media della popolazione è alta, la densità abitativa bassissima — racconta Davide Gonella, geriatra e dirigente medico della Asl3 genovese — Dunque, non sono ambulatori attrattivi: il lavoro è oneroso, a fronte di uno scarso numero di assistiti, e non è mai stato previsto alcun incentivo economico. Così, se prima del Covid avevamo tre medici, dopo pensionamenti e trasferimenti non è rimasto nessuno». La situazione è precipitata a inizio 2023: «Abbiamo pubblicato una decina di bandi in pochi mesi per trovare mediti disponibili: sono andati deserti».
Da qui, l’idea: il Progetto Valtrebbia. Ovvero, una rete multidisciplinare di professionisti e un numero verde dedicato, con un coordinatore infermieristico a fare da mediatore per indirizzare i pazienti. «Abbiamo rafforzato la rete territoriale, come prevede il Pnrr — spiega Gonella — in modo da prendere in carico i pazienti».
Nei quattro paesi più in difficoltà (Montebruno, Rovegno, Fontanigorda e Gorreto) sono stati aperti ambulatori «facendo ruotare medici e infermieri di famiglia e utilizzando la telemedicina — continua il dirigente — In questo modo abbiamo tamponato i bisogni. Certo, si tratta di una soluzione temporanea: possibile perché è una piccola realtà. Ma nel lungo periodo servono risorse per il personale medico e infermieristico».
Erica Manna
https://genova.repubblica.it/ (22/10/2023)
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