Durante il fine settimana, tra i boschi di Bagnaria, non è raro vedere decine di persone equipaggiate con corde, zaini, moschettoni. A 25 chilometri da Voghera è stata riscoperta una meta per arrampicatori: le falesie di Guardamonte, le balze di arenaria note negli anni Ottanta e poi finite nel dimenticatoio per lungo tempo. Una vera palestra per climber al confine tra Piemonte e Lombardia, dove si erge il Monte Vallassa, un passo spartiacque tra Valle Staffora e Val Curone.
La pandemia, e la diffusione del turismo di prossimità che ha imposto i viaggi a corto raggio all’interno della propria regione, hanno riportato in auge questo luogo naturale di picchi e paretoni da scalare. Non saranno le pareti granitiche della Val di Mello, con quei nomi così poetici, e nemmeno le verticali della Pietra di Bismantova, ma gli itinerari sui picchi della Valle Staffora, in Oltrepò Pavese, stanno riscuotendo enorme successo. Le vie, ovvero i percorsi sulla roccia con uno o più tiri di corda tra i punti di ancoraggio, sono quasi un centinaio quassù. «Non sono pareti impossibili — confermano alcuni arrampicatori dal Piemonte —. Ci sono anche percorsi semplici, per principianti. Nella parte bassa boschiva ci sono monotiri ben chiodati e dalle difficoltà contenute, poi ci sono pareti per esperti come un camino di ben 30 metri».
Un bacino geologico diventato attrazione turistica anche grazie a un paesaggio con viste mozzafiato, una natura ricca di vegetazione e il paradiso delle orchidee autoctone spontanee. «Alcuni appassionati alpinisti locali hanno cercato di sfruttare al meglio le pareti più interessanti con una certosina operazione di pulizia e sistemazione di diversi settori, su cui hanno tracciato numerosi itinerari individuando tre picchi sui quali avventurarsi e, trapano alla mano e molta tenacia, si sono dati un gran da fare — racconta Mattia Franza, sindaco di Bagnaria —. A questo punto la falesia che gli arrampicatori hanno a disposizione è davvero interessante: chi sale in paese scorge perfettamente le rocce che, da sinistra a destra, si ergono in tre picchi successivi».
Superato un sentiero in mezzo al bosco si iniziano ad intravedere i primi enormi sassi. I più tecnici li chiamano «boulder»: sono massi tondeggianti, alti 4 o 5 metri, anche per i meno esperti. Si supera un agriturismo e si raggiunge la parte alta dell’area. Qui c’è il settore più conosciuto e apprezzato dagli arrampicatori che raggiungono le balze di Guardamonte. Tra un moschettone e l’altro, chi è già stato qui ci conferma essere la parte più dura, dove i tiri sono brevi e di forza. Si arrampica sempre, in ogni stagione dell’anno, ma in primavera-estate le presenze sono decisamente più numerose. «È bello vedere che sempre più appassionati arrivano alle nostre falesie, uniche nel territorio — continua Franza —. Si scoprono le bellezze del nostro patrimonio naturalistico; un bel modo di incentivare il turismo locale, basti pensare che lo scorso anno anche un turista giapponese in compagnia di amici è venuto a scalare le pareti del Monte Vallassa».
Eleonora Lanzetti
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