Con grande coraggio e determinazione Primino Chiapparoli domiciliato a Bobbio, ma con radici nella frazione di Ceci, ha portato a compimento un’opera importante che resterà a segnare la storia di una piccola-grande comunità, Ceci, 800 metri di altitudine, situata nella valle del torrente Bobbio a sud-ovest del monte Penice.
Primino, impegnato su diversi fronti, l’officina meccanica, la famiglia e i nipoti, la passione per il canto che lo vede partecipe al Coro Gerberto e al Coro della Cattedrale e soprattutto la chiesa di Ceci di cui si prende amorevole cura, afferma nell’introduzione al libro di non avere un alto livello culturale. In realtà mostra di possedere notevoli conoscenze tramandate oralmente da coloro che lo hanno preceduto da lui rielaborate in modo da proporre in maniera vivace ma fedele uno spaccato di vita di una comunità che ha saputo affrontare con forza e perseveranza la durezza del vivere quotidiano.
Documentatosi anche all’archivio diocesano circa l’origine del paese legato fin dall’inizio al monastero di Bobbio, egli tratteggia la vita quotidiana di un passato non troppo lontano segnato da una vita dura, fatta di lavoro intenso che ha saputo trasformare anche i terreni più inaccessibili e impervi rendendoli coltivabili e produttivi attraverso la costruzione di muri a secco per sostenere il terreno e costituire piccoli terrazzamenti in cui si riesce a produrre un po’ di tutto.
Primino racconta la vita di stenti di una popolazione costretta anche ad allontanarsi dal paese in certi periodi dell’anno per fare campagne di lavoro che consentissero di poter integrare il poco guadagno della terra e delle stalle per mantenere famiglie per lo più numerose.
L’autore racconta con dovizia di particolari anche il passaggio dei sacerdoti che hanno contribuito a “fare” la storia del paese a cominciare da don Bernardo Malacalza, indimenticabile pastore, vicino alla sua gente per condividerne le fatiche, realizzatore insieme ai parrocchiani di diverse opere. Da don Bernardo ai parroci che si sono susseguiti elencati da Primino con la sottolineatura dei carismi di ciascuno e delle realizzazioni operate per l’ampliamento e l’abbellimento della chiesa e degli spazi attigui: Don Pasquale Stafforini, Don Lino Ridella, don Giacomo Maina, don Luciano Stagni, fino ai sacerdoti non più residenti, che comunque hanno servito in modo encomiabile la parrocchia giungendo da Bobbio, don Mario Lavezzoli, don Costantino Biggi, don Renato Chiapparoli. A tutti Primino esprime profonda riconoscenza e gratitudine insieme all’augurio di poter partecipare alla gloria del cielo.
La passione per il canto nelle celebrazioni è stata da sempre una caratteristica dei parrocchiani di Ceci; il sostegno all’armonium di due uomini quasi autodidatti, Berto, padre di Primino e Giuseppe Chiapparoli ha reso sempre solenne la liturgia.
L’autore racconta anche di altre realizzazioni che hanno visto la partecipazione fattiva della popolazione, dal cimitero alla strada, dalla scuola al monumento dei caduti, fino alla realizzazione da parte di un compaesano, l’imprenditore Marco Labirio, della pista da sci di fondo alle Vallette.
Anche la vita sociale del paese è raccontata nei particolari, dalle serate soprattutto invernali vissute insieme tra famiglie, al ballo sulle aie, alle feste di carnevale, alla sagra della seconda domenica di agosto e alla festa del Penice cui gli abitanti di Ceci hanno sempre partecipato in massa.
Vogliamo dire grazie a Primino per la testimonianza scritta che rimarrà nel tempo a rendere ragione di una comunità, quella di Ceci, intraprendente, attiva, coesa che nel tempo ha saputo realizzare grandi cose in un piccolo paese di montagna.
Aldo Maggi
(Articolo tratto dal n° 31 del 29/09/2022 del settimanale “La Trebbia”)
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