Dopo la sconfitta del Ticino, il Console Publio Cornelio Scipione, rimasto ferito nel corso del combattimento, si ritirò a Sud della colonia di Piacenza, ponendo l’accampamento alla destra della Trebbia, riparato dalle prime pendici collinari, verosimilmente poste tra Ancarano e Vigolzone, attendendo i rinforzi del Console Tiberio Sempronio Longo, sopraggiunto con urgenza dalla Sicilia.
Intanto Annibale si era posizionato a circa 40 stadi dall’accampamento romano, sull’opposto lato sinistro del fiume, nei pressi di Sarturano, come è stato supposto da Gaetano De Sanctis (“Enciclopedia Italiana”, 1937) e Gianni Granzotto (“Annibale”, 1980). Con l’approssimarsi del Solstizio d’Inverno, Tiberio Sempronio Longo, ingannato dall’ambiziosa velleità di un facile trionfo, determinato dalle preliminari scaramucce favorevoli, ordinò l’assalto, con l’inevitabile guado della Trebbia e l’inseguimento del nemico, nella zona ipotetica in cui attualmente è presente il Ponte di Tuna, dando inizio ad uno scontro furioso nella piana antistante.
La compagine cartaginese, forte della soverchiante cavalleria numidica e gallica, avvolgente sulle ali, coadiuvata ad un certo punto da un attacco a tergo, condotto da ulteriori mille cavalieri ed altrettanti fanti, comandati da Magone, che si erano nascosti preventivamente in una sorta di avvallamento, che si potrebbe localizzare nelle vicinanze di Canneto, come suggerirebbe altresì l’eloquente etimologia dello stesso toponimo, ebbe la meglio sulle legioni romane, che si ritirano infine a Piacenza, dopo aver riguadagnato la sponda destra del fiume.
Giova precisare, che per comprendere appieno tali movimenti tattici sul campo di battaglia, descritti da Polibio e Tito Livio, è d’uopo ricordare che nell’antichità il corso della Trebbia era spostato più ad Est, come sostiene il geologo Prof. Giuseppe Marchetti (“Annibale alla Trebbia il giallo dei luoghi, 2015”).
Tale vittoria punica comportò l’insurrezione dei Galli Cisalpini, che si schierarono per lo più con Annibale e fornendo un prezioso supporto logistico e di vettovagliamento, durante i “quartieri invernali”, preparando successivamente il valico appenninico emiliano verso l’Etruria, prodromico della battaglia del Trasimeno.
Alessandro Rapallini
(Articolo tratto dal N° 23 del 30/06/2022 del settimanale “La Trebbia”)
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