Sappiamo che la prima chiesa di Travo era dedicata a sant’Andrea, un santo del culto bizantino. Questa circostanza farebbe ipotizzare la presenza in loco di uno stanziamento militare di questa popolazione, che concorda con quanto sosteneva lo storico Domenico Ponzini quando asseriva che dovrebbe ormai venire presa in seria considerazione la presenza nel Piacentino di stanziamenti bizantini, come starebbero appunto ad indicare le dedicazioni di diverse chiese a santi del loro culto, in molti casi mantenute dai Longobardi quando ne occuparono i territori.
Un attento sopralluogo all’interno e all’esterno del centro storico del paese consente, unitamente alle notizie ricavate da un atto notarile del 1513,diricostruire l’architettura dell’antico borgo fortificato, venutosi a formare gradualmente nel corso del tempo. Infatti anche per Travo è ipotizzabile, come per altri borghi fortificati, che ad un primo insediamento militare, difeso probabilmente da una semplice torre, abbia fatto seguito – per l’importanza strategica, sia militare che commerciale del luogo – la sua evoluzione in una più complessa struttura fortificata: un castello a cui si aggiunse in seguito il borgo murato. Una attenta ricostruzione di come doveva essere in origine questa località si può cogliere nell’ultimo libro dello storico Giorgio Eremo, “Val Trebbia. Travo. La sua storia, l’antico borgo fortificato, il suo castello” (edito da Libreria Internazionale Romagnosi). Una sorta di viaggio nel tempo tra storia, archeologia, architettura, arte, geomorfologia e letteratura che permette di scoprire angoli nascosti del borgo, come sottolineano il sindaco Ludovico Albasi e l’assessore alla cultura Roberta Valla.
Nelle vie del paese
Se si osserva il lato settentrionale del complesso architettonico che si affaccia su piazza Trento e sulla piazzetta dell’asilo, l’attuale via Borgo est, si noterà sulla superficie muraria, sia alla sommità della torre a base semicircolare di nord-est che del tratto di edificio delimitato da quest’ultima e dalla torre d’ingresso al borgo, tutta una serie di merli ghibellini. E’ chiaro che ci si trova in presenza di un tratto di cortina dell’antico castello (o meglio del borgo fortificato), in seguito inglobata in un edificio signorile.
Quanto alla torre d’ingresso al borgo antico pure essa presenta, ad una certa altezza, chiare tracce di una precedente merlatura. In base agli studi di Eremo la sezione opposta del lato settentrionale del complesso fortificato dovrebbe aver avuto, sin dall’origine, la funzione di vero e proprio castello-palazzo. Infatti il paramento murario di questa sezione di edificio presenta, tamponate, antiche finestre disposte su due ordini sovrapposti e una feritoia quadrata con strombatura a sviluppo orizzontale, mentre la lettura della superficie muraria in corrispondenza dell’ultimo piano evidenzia chiaramente, nella parte addossata alla torre, un intervento di innalzamento certamente più tardo.
A occidente le strutture fortificate dell’antico borgo, o meglio quel che ne rimane, s’affacciano invece su rustici cortili nascosti alla vista del visitatore dalle vecchie abitazioni che si susseguono in via Anguissola. Il tracciato della cinta muraria medievale prende l’avvio dall’ala ovest del castello-palazzo. Una torre a base semicircolare, simile a quella di via Borgo est, ne testimonia la presenza dato che è inserita nel suo sviluppo longitudinale.
Per analogia con la cinta muraria settentrionale anche quella occidentale doveva essere coronata da una merlatura ghibellina, della quale si è trovata traccia nel paramento murario dell’abitazione collocata alla destra della torre a base semicircolare.
Una panoramica su un territorio ricco di testimonianze storico-artistiche
“E’ per certi versi emozionante percorrere con l’autore i sentieri del borgo antico e quelli che si dipanano tra le carte d’archivio, alla ricerca di una prova irrefutabile, come pure di un semplice indizio che sospende il giudizio e lascia spazio al concerto delle ipotesi – sottolinea nella prefazione del libro il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini -. Diamo dunque merito allo studioso Eremo di averci regalato una panoramica su Travo che abbraccia una porzione ampia della Valtrebbia: panoramica completa perché ricca degli apporti provenienti da una pluralità di discipline, tra cui l’archeologia, la storia, la letteratura e le arti, la linguistica, l’architettura e l’urbanistica. Le pagine, di piacevole lettura, ospitano un dialogo a più voci sapientemente orchestrato per cui ogni fonte interpellata costituisce una risorsa preziosa nell’analisi del territorio”.
Vanno segnalati, inoltre, i contributi di Millo Borghini, di Giuseppe Marchetti per la geologia e di Cristina Mezzadri per la necropoli longobarda di Sant’Andrea, unitamente ai disegni di piante, prospetti e sezioni realizzati da Filippo Albonetti, Claudio Bruschi, Laura Gazzola, alle indagini conoscitive stratigrafiche a cura di Filippo Albonetti e Alessandra D’Elia nonché alle ricostruzioni tridimensionali di Massimo Rovani. Il dipinto in copertina è del pittore Bruno Grassi.
Ester Barcella
(Articolo tratto dal quotidiano Libertà del 11/12/2021)
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