Tartago è la nostra Cartagine, la toponomastica qui è la mappa dei segni incisi sugli stipiti delle porte dai condottieri di Annibale, è il villaggio-presepe che tiene tra le unghie la sua aia, una chiesa che non si vede da nessun altra parte, i tetti di pietra scura, con gli usci delle case stranamente rivolti alla montagna, non capita altrove. Per arrivarci da anni bisogna attraversare un guado di fortuna, che ha assorbito un mucchio di soldi, energia, imprecazioni di chi vi restava incagliato e la paura di chi tornava indietro per non avventurarsi sull’alternativa, un ponticello di 70 anni fa impraticabile pure dalle ambulanze (già negli anni Novanta veniva ribadito come la pavimentazione fosse fatta solo da tavole in legno).
Ma la storia sta per cambiare, c’è una data, gennaio 2022, quando inizieranno i lavori per costruire finalmente un ponte degno di questo nome: i soldi ci sono, 500mila euro garantiti dalla Regione, i lavori sono stati affidati dal sindaco Federico Beccia, il progetto dell’ingegner Gianluca Croce è fatto e finito, «ingloba il vecchio ponte, per conservarlo, però poi è tutto nuovo, consente una strada più larga, percorribile in sicurezza», garantisce il primo cittadino. Il 2022 porterà quindi il nuovo ponte, «l’intervento finirà, meteo permettendo, a fine primavera», prosegue il sindaco Beccia.
Tutto pronto? No, manca ancora il nome del futuro ponte. «Le questioni burocratiche sono state come sempre troppo lunghe, ma ora che vediamo all’orizzonte il cantiere, approvato anche dalla Soprintendenza, serve il nome del ponte», dice il sindaco. «Chiediamo quindi l’aiuto di tutti, residenti e non residenti. Dateci suggerimenti su come intitolare la struttura.
Potete scrivere al Comune, alla mail comune.ottone@sintranet.it, mettendo in oggetto “Un nome per un ponte”, oppure potete scriverci su Facebook, o lasciarlo in busta in municipio. Ci sarà tempo fino al 31 dicembre, poi sceglieremo il 6 gennaio.
Al momento pare molto gettonata l’idea di “ponte Annibale”, ma c’è anche chi punta al semplice “ponte di Tartago” o “ponte Boreca”, o “ponte al mulino”, e ancora, i più sognatori, “ponte favola”, e i devoti invece “ponte San Giovanni”, come la chiesa.
Comunque lo si chiami, quel che conta è che sia sicuro.
Elisa Malacalza
(Articolo tratto dal N° 38 del 25/11/2021 del settimanale “La Trebbia”)
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