Giorgio Caproni
Racconti scritti per forza
Nuova Biblioteca Garzanti
A cura di Adele Dei
448 pagine
€ 21.00
ISBN 978881168337-7
«Credo […] che la forma narrativa sia l’ossatura di qualsiasi scrittura artistica, anche della poesia, anche della poesia più lirica. Mi dà fastidio che, per esempio, chiamino i miei versi liriche […] perché mi piace raccontare, penso proprio che all’uomo piaccia stare a sentire un discorso, un racconto insomma.»
Giorgio Caproni
La mia più remota ambizione», ha scritto Giorgio Caproni, «era quella di fare il narratore». Accanto alla sua attività poetica, lo scrittore ha coltivato anche la vocazione per il racconto e per il romanzo, soprattutto negli anni Trenta e Quaranta. E ha continuato per tutta la vita a progettare una raccolta di tutta la sua produzione narrativa.
Questo volume, curato da Adele Dei, dà forma a questo progetto, recuperando numerosi testi inediti o usciti su riviste ormai introvabili. A cominciare dal romanzo La dimissione, coltivato a lungo e più volte ripreso ma mai terminato: protagonista il Commissario governativo Mariano Gruker, inviato in missione in una sperduta vallata, che via via perde fiducia nella propria missione. Per passare ai racconti della stagione della Resistenza in Val Trebbia, fino ai testi ispirati alla presenza o al ricordo del mare, che costituiscono uno dei nuclei tematici più importanti di questi Racconti scritti per forza. A concludere, La maliarda, un testo del 1951 rimasto finora inedito.
Ad accomunare i protagonisti delle sua narrativa, noterà lo stesso Caproni, «è uno strano senso di disagio di fronte alla vita, diciamo così, quotidiana, di inadattabilità, si direbbe oggi, o meglio di estraneità, nonché, qua e là, di una crudeltà tormentata»; e soprattutto una serie di presenze femminili delicate e per certi aspetti imperscrutabili. Questi Racconti scritti per forza presentano una fetta assai importante della produzione di uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento: da un lato aiuta a comprendere meglio la tensione narrativa della sua lirica, dall’altro consente per la prima volta di apprezzare pienamente il Giorgio Caproni come narratore.
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