Giorgio Caproni
Poesie 1932 – 1986
1989 – Garzanti – Gli elefanti Poesia
Nato a Livorno nel 1912, Giorgio Caproni a dieci anni è a Genova dove, interrotti gli studi musicali, si volse presto alla letteratura. Richiamato nel ’39, combatté sul Fronte Occidentale e restò poi coi Partigiani in Val Trebbia fino alla Liberazione. Trasferitosi a Roma, fu critico della «Fiera letteraria», del «Punto» e della «Nazione». Ha scritto anche numerosi racconti e svolto lunga attività di traduttore. Nel 1982 l’Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la poesia. È morto a Roma il 22 gennaio 1990. Nel 1991 Garzanti ha pubblicato la sua raccolta Res amissa.
«Arguta», «attenta», «pia», «trepida e ardita», «fine e popolare»: la miglior definizione dell’opera di Giorgio Caproni, che questo volume documenta nella sua interezza, e che da tempo e riconosciuta come una delle esperienze più importanti del Novecento poetico, ci viene forse dallo stesso autore.
Il dato essenziale della modernità di Caproni — osserva Geno
Pampaloni nella nota che accompagna il volume, insieme a
un’antologia della critica — è quella sua particolare musica cui si
deve la naturalezza con la quale il poeta passa, senza mutar voce,
dal quotidiano all’astratto, dal colore al disegno, dal colloquiale
all’epigrafico, dal domestico al metafìsico.
Temi preferiti da Caproni sono il viaggio, la frontiera, le terre di nessuno con i loro paesaggi solitari e le loro rare apparizioni, e infine la caccia a un’imprendibile preda, in un ossessivo scambio di ruoli fra cacciatore e preda stessa. Unico rifugio umano, sembra dirci Caproni, e proprio l’incerto confine tra il vero e l’immaginario, tra il certo e il possibile: anche l’assoluto, se esiste, abita nell’ambiguità.
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