Chiaramente utilizzando le erbe medicinali fresche si sfruttano al massimo le loro proprietà terapeutiche, però è anche possibile conservarle per utilizzarle nei momenti di bisogno, ed il metodo migliore per conservarle è quello dell’essicazione.
L’essicazione è il metodo più antico e più diffuso per la conservazione delle erbe ma, se non è eseguita correttamente, può compromettere l’integrità delle proprietà terapeutiche. La buona riuscita di questa operazione si giudica dall’aspetto del prodotto ottenuto che deve essere il più vicino possibile, specialmente nel colore, a quello del materiale di partenza.
La corretta essicazione:
Dopo la raccolta procedere il più rapidamente possibile per perdere meno sostanze attive.
La pianta va mondata di eventuali parti deteriorate o colpite da parassiti e malattie. A meno che non vengano date indicazioni particolari, le parti raccolte non vanno lasciate al sole per non alterarne i principi attivi e non vanno essiccate a calore eccessivo.
Tuberi, radici e rizomi prima di essere sottoposti al processo di essiccazione vanno puliti con cura e tagliati a pezzi (4-5 cm), a listarelle o spezzati a seconda delle dimensioni; possono poi venire essiccati al sole o in forno.
Fusti e steli con foglie e fiori andranno raccolti in fasci lenti e appesi capovolti nel locale d’essiccazione. Potranno anche venire stesi in strati sottili (3-4 cm) su graticci appositamente predisposti, rigirandoli più volte nel corso del procedimento perché si essicchino in modo uniforme e si evitino processi di fermentazione.
Foglie e fiori vanno distribuiti in uno strato sottile: su di una griglia, sul fondo di una cassetta da frutta o in uno speciale essiccatoio. Potete anche mettere sotto della carta bianca pulita. È importante che l’aria possa arrivare alle piante anche da sotto. Le foglie vanno toccate il meno possibile e mai compresse, altrimenti si macchiano di nero. Nel caso si siano raccolte diverse specie non mescolarle mai; una volta secche è ben difficile distinguerle! Getti o piante interi vanno legati, le radici grosse vanno tagliate nel senso della lunghezza e infilate o poste orizzontalmente.
Nel caso che per essiccare si utilizzi il forno è bene non superare i 30-35 °C per le parti aeree e i 50-60 °C per radici e rizomi.
Se non viene utilizzato il forno, la pianta va in genere essiccata in locali ombrosi, asciutti, ventilati, in cui la temperatura si mantenga costantemente intorno ai 20-30 °C (in inverno si ricorrerà a termosifoni elettrici o ventilatori ad aria calda).
Il tempo di essiccazione varia a seconda della parte utilizzata. In genere si consigliano 15-20 giorni per radici, fusto e cortecce, 8-10 giorni per le foglie, 3-4 giorni per i fiori.
Le erbe potranno dirsi perfettamente essiccate non appena diverranno fragili. A questo punto andranno sempre maneggiate con cura così da non sbriciolarle. Della pianta seccata si potranno staccare le foglie più grandi, mentre sarà bene conservare insieme i rametti più esili e le foglie piccoline. Un metodo certo per controllare la corretta essiccazione consiste nel mettere una parte della pianta in un vasetto a chiusura ermetica: se dopo qualche giorno non compaiono sulle pareti del vaso segni di umidità, la droga può essere messa in dispensa.
I semi potranno essere estratti dalle ombrelle essiccate semplicemente strofinandole tra le mani o battendole piano su un foglio di carta; lasciateli poi essiccare ulteriormente per altri 7 giorni, dopo averli passati con un setaccio per pulirli da polvere e parti di pianta.
Le droghe vanno conservate in vasetti di terracotta o vetro chiusi ermeticamente, sacchetti di carta, scatole di cartone o latta stagnata. I contenitori vanno etichettati con nome e data di inizio conservazione e poi posti al riparo da luce, umidità e polvere.
Non conservate mai quantità eccessive di erbe perché spesso i principi attivi si volatilizzano con l’andare del tempo. La morte della cellula vegetale, infatti, non avviene in modo repentino e una certa attività biochimica prosegue ancora per un certo periodo anche dopo l’essiccazione. In genere si consiglia di rinnovare ogni anno (meglio ancora ogni 6 mesi) le scorte del nostro pronto soccorso verde.
La tecnica del freddo
Col freddo si blocca la crescita dei microrganismi responsabili del processo di deterioramento dell’alimento. Vi sono due metodi molto simili, ma che offrono risultati molto diversi tra loro, la congelazione e la surgelazione. Con la surgelazione il centro dell’alimento scende sotto -18 °C in meno di quattro ore e la parte esterna raggiunge quella temperatura in un tempo ancora inferiore. L’alimento mantiene pressoché immutate le sue caratteristiche.
Il congelamento porta l’alimento alla stessa temperatura ma in un tempo maggiore; in questo modo all’interno delle cellule degli alimenti si formano dei cristalli di ghiaccio di dimensioni tali da provocare la rottura delle membrane cellulari e, quando il prodotto scongela, viene eliminata una parte del liquido contenuto nelle cellule e con esso anche una parte dei principi nutritivi. Con la surgelazione si formano cristalli di ghiaccio molto più piccoli, che non rompono le membrane cellulari e non provocano la perdita di principi nutritivi. I congelatori attualmente in circolazione possono effettuare entrambe le operazioni.
Informazioni in parte tratte da:
“Curarsi con le erbe e con le piante medicinali” Edizioni Demetra
“Curarsi con le erbe” di Laura Mantovani, Edizioni Artemisia
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