“La parrocchia di Fontana Rossa è antica. Il Legè la diceva del secolo XII. Nel 1500 era assai più vasta che al presente perché comprendeva Alpe e Cabanne. Sembra molto strano che Cabanne dipendesse da Fontana Rossa. Ma non se ne può dubitare perché nella visita di Mons. Gambara si legge: ‘Ecclesia S. Bernardi delle Cabanne anno 1584 seiuncta fuit a parrocchiali Fontis Rubei et erecta in Parrocchialem’. Il motivo che Cabanne dipendeva da Fontana Rossa è che la diocesi di Piacenza si era infiltrata fino vicino a Cabanne che rimase nella diocesi di Tortona” (Mons. Clelio Goggi “Storia dei Comuni e delle Parrocchie della diocesi di Tortona” terza edizione aggiornata – Litocoop – Tortona Srl via Calcinara, 13 – giugno 1973; pag. 162 e seguente). La nota del Goggi è ripresa anche dal prof. Giovanni Salvi nella sua bella pubblicazione: “Storia degli insediamenti” a cura di Caterina Gardella, vol. II –Beni Culturali di Gorreto, pag. 200 e seguente; 2018 – De Ferrari – Realizzazione Editoriale Janua SRL Via Ippolito d’Aste 3/10.
Il fatto di Fontanarossa “che ha religiosa giurisdizione su Cabanne e Alpe”, dimostra, senz’ombra di dubbio, l’importanza di Fontana Rossa nella Diocesi di Tortona.
Nel XVI secolo, da tempo era stato superato l’antico sistema ecclesiastico delle Pievi, sparse su vasti territori, troppo rigido e complicato. La parrocchia succedeva quale sistema organizzativo moderno, pratico ed efficace. Uno strumento dotato di ampia autonomia e flessibilità concreta, funzionale e costruttiva, immediata. Fermo restando che le parrocchie, geograficamente imparentate (Parrocchie viciniori), continuavano a mantenere legami tra loro ed erano tenute a presentare bilanci di previsione e consuntivi, si direbbe oggi, al rappresentante del Vescovo diocesano, relativamente alla loro gestione. Detto rappresentante era l’Arciprete, delegato liberamente dal Vescovo stesso, quale fiduciario. L’Arciprete incontrava il suo clero in occasione di Congreghe; era tenuto a visitare le chiese suffraganee, verbalizzando i sopralluoghi; sosteneva ed orientava i giovani sacerdoti. Consigliava. Incoraggiava. Dava seguito ai deliberati dei Sinodi; ne controllava applicazione e sviluppo. Ogni singolo parroco, in relazione alla posizione della sua chiesa (antichità, particolari distinzioni e meriti, aspetti demografici, forza economica…), aveva un proprio titolo e tipiche insegne: Arciprete, Vicario Foraneo, Prevosto, Rettore. Il titolo di Curato, Vice Curato, Vice curato Adiutore, Beneficiato Semplice, Cappellano, Sacerdote Semplice… indicava, invece, giovani sacerdoti in servizio di “Aggiunti” accanto e a rinforzo alle precedenti figure. Nel XVI secolo Fontanarossa, dunque, era sede di Arcipretura con Arciprete ed aiuti, ed aveva in Alpe, Varni e Cabanne importanti subordinate succursali con clero proprio.
Promozione/riscontro, dunque, per Fontanarossa, borgo antico e forte, demograficamente rilevante, dove le mulattiere s’intrecciavano ed erano assai frequentate.
Forte la fede, universale la partecipazione dei fedeli a culti e liturgie.
Fontanarossa! Territorio ameno, tra boschi generosi e pascoli. Distinto per traffici, commerci ed ospitale sosta; lavoro universale, intenso e redditizio. Cieli azzurri, verdissimi prati. Ma soggetti in transito, talvolta scorretti, non raramente, poco raccomandabili, erano, purtroppo, da mettere in conto. Il banditismo era una piaga endemica, ovunque diffusa, sui nostri monti. Reagivano egregiamente e si difendevano i borghi con i “Birri” che il feudatario metteva a disposizione e soprattutto, mediante la “compattezza di villaggio”. Detta compattezza consisteva nel “Tutti per uno, uno per tutti”. In caso di pericolo ed emergenze improvvise, gli uomini del paese accorrevano armati di falci e forconi, compatta, bellicosa schiera. La campana a martello era sostegno e sprone a coraggiosi comportamenti. Quasi sempre qualche sberla energica ai viaggiatori più temerari ed eccedenti, era sufficiente a convertire, educare, addolcire; oppure, se necessariamente ripetute, allontanare gli intrusi a forte velocità.
Riporto, a proposito di interventi robusti, un simpatico episodio (forse anche un poco doloroso, ma pedagogicamente molto istruttivo), messo in pratica da un ottimo sacerdote ai tempi dei feudi o poco dopo: “Prete Giacomo, conosciutissimo a Fontana Rossa, come in tutta la vallata, terrore dei bestemmiatori, soprattutto dei vetturini delle diligenze a cavalli, se li sentiva bestemmiare, li faceva fermare, li chiamava a terra e li scazzottava di Santa Ragione” (Bollettino di Fontanarossa n. 2/1970; pag. 4 – periodico diretto da Don Guido Ghirardelli – articolo di Don Silvio Moscone, nativo di Fontanarossa, Parroco di Mairano di Casteggio).
Per quanto riguarda Alpe, il nominato Goggi (Op. cit. pag. 39), riporta interessanti notizie. Tra l’altro dice: “Nella Visita Pastorale del 1668 vi erano in Alpe l’oratorio di San Siro, a Varni quello di Sant’Andrea, annessi alla parrocchia di Fontanarossa”.
Vi era in Alpe un Cappellano che aveva l’obbligo di aiutare il parroco e di insegnare la dottrina agli uomini”. La presenza di due sacerdoti in Alpe presuppone densità di popolazione dalla forte fede. La sua chiesa, costruita con bel disegno in posizione decentrata rispetto al paese, domina, artistica suggestione, tra cielo e terra. E’ facile trascenderla in una meravigliosa cometa, dalla lunga coda: le sue case in due file parallele; ordinate e compatte, in cammino fraterno verso mete di trascendenza e sviluppi. Il paesaggio circostante, talvolta selvaggio per aspre rocce, inespugnabili fortezze dal misterioso fascino, turba, meraviglia, incanta. Torrenti, fontane; venti e brezze, tengono concerti leggiadri e vari. D’estate grilli e cicale si associano e si alternano, instancabili. Quei piccoli insetti, artisti grandi e spontanei, integrano, alternandosi, eccellente sottofondo strumentale continuativo, sempre diversamente uguale, tra foglie e fiori infiniti. Lassù, la natura appare folta, viva, varia. Soave chioma, seta vaporosa. Fluttuante vessillo e vanto di armonico benessere edificante. Boschi, pascoli; prati e coltivi, colorati e sparsi; orti e giardini; muretti a secco di rara perfezione… poeticamente incorniciano le case, le cose, la gente. Esprimono la mirabile unicità e bellezza di quel vasto territorio dei nostri monti. Traducono laboriosità e buon gusto degli abitanti, nei secoli, in opere egregie, commoventi, salutari. Una visita ad Alpe è un ottimo investimento fisico e spirituale.
Attilio Carboni
(Le fotografie di Fontanarossa e della chiesa di Santo Stefano sono di Marco Gallione
la fotografia di Alpe è di Giovanni Cordera)
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