Anche quest’anno, come da tradizione ormai consolidata, in occasione dell’anniversario della Liberazione, è stata depositata una corona d’alloro ai piedi del monumento eretto al Rio Foglino, a ricordo del sacrificio di due dei nostri valorosi partigiani che hanno pagato con la vita la scelta della libertà.
I due facevano parte di una pattuglia della IV brigata di Virgilio Guerci, comandata dal nostro Andrea Mozzi (autore del manoscritto di cui pubblichiamo una parte, già citato nell’articolo riguardante l’assalto alla caserma DCAT di Bobbio ).
Dopo la battaglia del Penice, il 27 agosto 1944 si spense la fiaccola di libertà che la Repubblica di Bobbio aveva tenuta accesa per 52 giorni.
Dal 2 settembre Bobbio fu occupata da alpini della divisione Monterosa che si erano consegnati ai repubblichini a seguito dei bandi di arruolamento emanati più volte a partire dal 2 settembre ’43.
Erano comandati dal maggiore Dalla Valle che tenne un comportamento esemplare nei confronti della popolazione e anche dei ribelli partigiani, comportamento che determinerà la sua sostituzione al comando del presidio nazifascista con un nuovo comandante, il maggiore Guarini. Uomo completamente diverso dal suo predecessore, appena giunse a Bobbio ordinò un rastrellamento sulla sponda destra del Trebbia. Da tempo infatti gli uomini di Guerci scendevano di notte da Coli fino all’Erta, sparando qualche raffica per far sentire la loro presenza e sbeffeggiavano il presidio “nero” di Bobbio al canto di “bandiera rossa”.
Un gruppo di rastrellatori salì velocemente verso l’Erta raggiungendo Gavi senza incontrare resistenza, ma, al ritorno, in località Rio Foglino, si imbatté in 4 partigiani: Vittorio Carboni, Bernardo Mozzi, Augusto Piate e Giovanni Ridella.
Gli echi dello scontro inevitabile giunsero agli orecchi dei repubblichini posizionati sul terrazzo del Castello di Bobbio con una batteria di mortai. Credendo di essere sotto attacco nemico, essi iniziarono a lanciare bombe verso quella direzione, non sapendo di sparare anche contro i propri compagni.
Lo scontro e la pioggia di bombe uccisero Giovanni Ridella e ferirono Platè e Carboni insieme con i “neri” Franco Crivelli e Giulio Ruffatti.
Mentre Carboni, pur malconcio, riuscì a portarsi fuori dal tiro e, aiutato da contadini del posto, arrivò a Fontana dove venne medicato dal dottore di Coli e se la caverà, Platè venne trasportato, insieme ai feriti repubblichini, verso l’ospedale di Bobbio, dove, nonostante le solerti cure praticate dal dott. Ellenio Silva, perderà la vita a causa delle gravi condizioni in cui versava. Era il 27 settembre 1944.
Olimpio Mielati
(Articolo tratto dal N° 15 del 04/05/2017 del settimanale “La Trebbia”)
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