Il rastrellamento di fine agosto 1944

Messaggi arrivano e messaggi partono. Le staffette sono ragazzi pieni d’orgoglio e dedizione, o donne, alcune fredde, chiuse nel loro riserbo, altre avide, pronte all’amore. Non mai frivole, come non mai imprudenti i ragazzi, nel momento del servizio.

Messaggio da Pertuso
Martedì 22 agosto. Con due candelotti è impossibile far saltare la strada. La Val Borbera non è più bloccata. Scrivia informato da Bertoldo.
Messaggio di Marco
Mercoledì 23 agosto. Giunto nella gola un camion di bersaglieri repubblichini completamente disinformati. Assaliti all’improvviso, catturati camion, armi e materiali. Repubblichini ritirati dopo avere sparato parecchi colpi da dietro le rocce. Si sono portati via i loro feriti. Nessuna perdita nostra.
Messaggio di Scrivia
Giovedì 24 agosto. Abbiamo vinto a Pertuso. Previsto attacco condotto da un battaglione allievi sottufficiali di Novi. Comandati da ufficiali tedeschi. Kikiriki e Marco hanno cercato di bloccarli nella strettoia. Non ci sono riusciti. Però nel pomeriggio giunto rinforzo distaccamento Peter da Cosola. Aperto un contrattacco. Catturati 64 pri­gionieri. 10 caduti dei loro. 12 feriti in mano nostra. Presi un 47/32 e due mortai 81, quattro mitragliatrici, 2 mitra, molte bombe a mano. Nessun morto fra i nostri. 7 feriti gravi Franchi Kikiriki Pinocchio Silurino Leni Cencio Guer­cio.
Messaggio di Canevari
Giovedì 24. Siamo nel fondovalle attaccati da sud e da nord. Scendono anche da est.
Messaggio di Carlo
Venerdì 25. I nemici hanno ricevuto rinforzi. Abbiamo ancora contrattaccato. Morti tre partigiani fra i quali Dagostino.
Messaggio di Scrivia
Venerdì 25. Dopo la vittoria di ieri ripieghiamo secondo tattica prestabilita. Tane e luoghi previsti.
Messaggio di Stella
Venerdì 25. Vastissimo movimento di mezzi e di uomini. Torriglia occupata ieri dai tedeschi. I nostri hanno perduto Lavagnola. 1 morto e tre feriti.
Messaggio dell’Americano
Sabato 26. Forte colonna nemica avanza da Varzi. Sono giunti a Menconico. Le G.L. stanno per cedere. Diego e Primula Rossa litigano. Primula Rossa ritira i suoi reparti. Diego mi ha raggiunto al Brallo.
Messaggio da Gorreto
Sabato 26. Barbagelata ha ceduto. Vi è giunta la Monterosa.
Messaggio di Battista
Sabato 26. Fallita l’imboscata di Cardenosa. Alcuni hanno sparato prima del segnale. Nemico avvertito ha sfuggito tiro ravvicinato predisposto e ha messo in azione il cannone di montagna. 3 morti fra i nostri. Processo immediato per i partigiani imprudenti. Escluderei malafede.
Messaggio di Scrivia
Sabato 26. È venuto il padre di Franchi. Mentre lo trasportavano all’ospedale di Bobbio è morto.
Siamo riusciti a riprendere il cocuzzolo perché nella notte i tedeschi se ne erano andati. Dagostino aveva detto loro che noi eravamo cinquemila. Ci ritireremo in nottata Pinan in Valbrevenna Marco e Bertoldo in Val Curone io e Carlo sull’Antola. Previsti tane e luoghi noti.
Messaggio di Dolo (il russo)
Sabato 26. Ordine ricevuto. Lasciamo il casone. Raggiunte quattro tane come per ordine.
Messaggio di Croce
Sabato 26. Ieri abbiamo perduto il Prela. Nostri contrattacchi tutti riusciti. Abbiamo inflitto al nemico 47 perdite e molti feriti. Un solo partigiano ferito.
Messaggio di Banfi
Domenica 27. Preponderanti forze, con artiglieria e autoblinde, appoggiate da alcuni aerei, avanzano, con tre colonne, su Santo Stefano d’Aveto. Chiaro intendimento accerchiare nostra Brigata. Predisposto piano d’emergenza. Fatto saltare ponte. Nei combattimenti di ieri, sull’Aiona, per rallentare azione nemica, subite sensibili perdite.
Messaggio dall’Aveto
Domenica 27. Dedo, con trenta volontari, ha contrattaccato a sorpresa e sgominato colonna proveniente da Amborzasco. Essa avrebbe dovuto congiungersi con altre due in Santo Stefano. Gravi perdite inflitte al nemico. 15 morti lasciati sul terreno, dei quali due ufficiali tedeschi; trenta feriti, ai quali viene prestata assistenza; sette prigionieri; il resto della colonna è in fuga. Catturate, in grande quantità, armi e munizioni. Berto caduto in combattimento; Camera ferito seriamente; altri nostri feriti non destano preoccupazioni. Obiettivo nemico accerchiare nostre formazioni est pienamente fallito.
Messaggio da Marsaglia
Lunedì 28. Nemico entrato ieri a Bobbio. Nostre briga­te G.L. hanno condotto continue azioni d’intercettamento causando molti morti e feriti. Ma la posizione è diventata indifendibile per il crollo delle due brigate che dovevano garantirci le spalle sul Penice e sul Brallo.
Messaggio di Tigre
Martedì 29. Abbiamo liberato i prigionieri. Adoperiamo tane. Raggiunto Istriano a Tartago che è vuota.
Messaggio di Carlo
Giovedì 31. Nostri feriti fatti prigionieri prima di giungere a Ottone. Un polacco liberato da Tigre ha tradito. Ufficiale tedesco ha detto che non li avrebbe ammazzati perché noi avevamo lasciati vivi i loro feriti e liberati i loro prigionieri. Li ha consegnati con le infermiere alle brigate nere affinché li portassero a Genova in ospedale. Hanno invece con le bombe a mano ucciso i feriti e portato infermiere alla Casa dello Studente. Tra gli uccisi sicuramente Silurino Cencio Kikiriki.
Messaggio di Scrivia
Domenica 3 settembre. Ci siamo ricongiunti. Gli uomini di Barbagelata sono di nuovo con noi. I tedeschi sono scesi in fondovalle. Il censimento dei nostri morti sale di giorno in giorno.

Era stata – quella del rastrellamento di fine agosto – una grande battaglia intessuta d’innumerevoli piccoli combattimenti, assalti, battute, sortite, imboscate: isolati l’uno dall’altro. Vi avevano lasciato la vita più di 400 giovani, dei quali 60 partigiani. E fu una vittoria delle forze partigiane: essenziale ai fini della prosecuzione e dello sviluppo della Resistenza ligure e, di riflesso, di quelle dell’Emilia, della Lombardia, del Piemonte.
Quando è veramente vinta una battaglia? Quando consegue l’obiettivo prefisso. Qual era l’obiettivo dei tedeschi e dei fascisti? Sloggiare definitivamente i ribelli dai villaggi di mezza costa.
L’obiettivo non venne raggiunto, neppure sfiorato.
Intorno all’8 settembre i villaggi di mezza costa erano di nuovo sotto controllo dei partigiani. Il nemico non teneva cime, né valichi. Conservava ancora il fondo valle Trebbia, dal quale tuttavia nelle settimane successive, avrebbe dovuto a poco a poco ritirarsi. Forti dell’esperienza della Benedicta, le formazioni erano riuscite a evitare gli scontri frontali e a mettere in salvo non soltanto gli uomini ma anche le armi e le munizioni. I partigiani sparivano nelle tane predisposte dalla kutosoviana strategia di Bisagno; ricomparivano alle spalle, ai fianchi dei rastrellatori, pungolandoli e tenendoli sotto pressione continua, senza un giorno né una notte di respiro.
Il rastrellamento aveva impegnato tre reparti della Wehrmacht e uno di SS, due reparti di allievi ufficiali e sottufficiali repubblichini, un battaglione e sette compagnie della Monterosa, due battaglioni di Brigate nere: un totale di 6 mila uomini. Equipaggiamento e armamento leggero adeguato (mitragliatrici, mauser, carabine). Munizionamento illimitato. Abbondanti le artiglierie: cannoni 75/13 e 47/32, mortai da 81.
Il nemico voleva distruggere lo Stato partigiano della VI Zona. Lo Stato partigiano resistette.
E la guerriglia continuò.
Ecco. Due feriti giungono dalla Val Borbera.
– Hanno fatto saltare una mina sulla rotabile. Il furgone distrutto, tre tedeschi morti. Uno è ferito leggermente. L’altro è Doro.
Grave?
La vita è salva. Ma può rimetterci una gamba. Perciò deve proseguire.
Si lamenta, mentre la barella lo porta giù dal monte, verso Cassingheno, donde tenteranno di varcare il fiume e risalire all’infermeria della Colonia di Rovegno.
Una gamba!
Giunge l’eco, lontana, di alcune fucilate. Non è uno scontro, è un’esecuzione. Oltre l’infermeria, c’è, alla Colonia, il tribunale di guerra partigiano.
Così trascorre il sabato 9 settembre. Un sabato tranquillo.

(Brano tratto da “Pittaluga racconta – Romanzo di fatti veri 1943-45” di Paolo Emilio Taviani  – Edizioni il Mulino)

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