Come scrivevo nel “Cittadino” del 1889, le miniere di Rovegno, già note agli antichi, furono da competenti persone annoverate fra le più ricche d’Italia. Il suolo e le rocce tutto intorno sono abbondantissimi di ferro e di rame, ma principalmente all’estrazione di quest’ultimo attesero i concessionari delle miniere.
Non saprei per quali motivi, dopo tanto dispendio, siano stati sospesi i lavori e ciò con grave danno di quei paesi, dacchè là trovavano occupazione oltre un migliaio di persone; pare anzi strano che si procedesse all’estrazione del minerale; quando il trasporto di esso sui muli, pei 67 chilometri che corrono da Rovegno a Genova, costava 7 fr. al quintale, e che sia cessato ora che, mercè la strada carozzabile, si trasporterebbe con un terzo di spesa.
Tuttavia pare che quei concessionari non abbiano in animo di abbandonarle affatto; perchè, a fine di non vedersi dal governo spogliati dei loro diritti, vi mantengono un custode, il quale ha l’incarico di fare eseguire ogni anno i più necessari od i più opportuni lavori.
Ma le gallerie sono in gran parte franate, e cadono spesso giù dei grossi macigni, per cui sarebbe imprudente l’inoltrarsi per esse. Nella visita che io feci a queste miniere, raccolsi all’esterno alcuni minerali ed altri mi furono favoriti dal custode: riconobbi essere alcuni calcopiriti, altri malachiti, e mi fu detto trovarsi pure un altro importante minerale, il solfato di rame (CuSO4) o Calcantite in bellissimi cristalli dall’azzurro colore, ma non riuscii a vederne.
Related Posts