Sorge Fascia sul versante meridionale di quella costiera che, staccandosi dalla lunga giogaja dell’Antola, ripara dai venti boreali la Valle del Cassingheno E dai venti australi la Valle del Terenzone: posta poco sotto del ciglio a 1116 metri sul mare in luogo ridente ed aprico, fra tutti i comuni dell’Apennino genovese, tiene il primato per la sua elevazione.
« Priva d’ombre ed esposta senza riparo ai raggi del sole, mitigati però dalla grande elevazione, non offrirebbe in estate troppo grato soggiorno, se non fosse che di là può l’alpinista in pochi minuti giungere sulla cresta dè monti, ed all’ ombrose praterie dell’Antola, e può in un’ ora e un quarto, soltanto, toccare l’ alta cima del Carmo di Carrega (m. 1612) dove un’incomparabile vista sul mare e sulla riviera, sulla sconfinata pianura del Po e sulla lunghissima cerchia delle Alpi nevose è ampio compenso alla salita. « Dall’ agosto dell’ anno 1888 fino ad una gita fatta due mesi prima prima di questa più non avevo nei miei viaggi alpestri toccato quel villaggio; e solo nel passaggio che precedette quest’ ultimo, trovandomi la sera alloggiato null’ osteria del paese, ebbi occasione di conoscervi quel Rev. parroco, uomo quanto mai cortese ed affabile.
« Allo zelo di questo pastore deve il villaggio l’essere oggi fornito di una condotta d’ acqua eccellente, che, presa sul monte a più chilometri di distanza alimenta con grande vantaggio di quei terrazzani due fontane, ed a lui parimente son dovuti varii lavori ed abbellimenti eseguiti nella Chiesa parrocchiale.
« Mentre stavo questa visitando, il buon sacerdote mi invitò a soffermarmi avanti una statua della Vergine posta in uno degli altari laterali. Là scorsi appese al venerabile simulacro alcune medaglie, che all’aspetto mi parevano militari. Subito richiesi il parroco che fossero quelle medaglie e come mai là SI Trovassero.
Quelle, o forestiero, mi disse, son le ricompense che toccarono ai prodi figli di questa parrocchia, che l’anno 1859, seguendo la trionfante croce di Savoja, arrischiarono con ardimento la vita per la patria , e ritornati vincitori ai focolari domestici, fra gli abbracci e gli applausi dè genitori e delle trepide spose, qui nel sacro tempio testimone de’ loro primi gaudi giovanilì, al simulacro di Colei, che anche dè forti, degli eroi e dè martiri è gloriosa regina, appesero devoti questi sacri ricordi del valore spiegato pugnando.
«Mi commosse questa risposta del venerando ministro dell’altare, mi commosse il vedere là congiunti in un così bel nodo e l’amore verso quella chiesa, che di tutti è madre e l’amore verso questa nostra diletta patria, che star dovrebbero ambe in cima al pensiero di ogni italiano. Oh! Sì che la fede e l’amor patrio, come ben direbbe un poeta, “Son due faci che splendono insieme” son due cose che a vicenda si sorreggono: non è cristiano chi non ama la patria, non è buon cittadino chi disprezza la fede degli avi.
« E ripensando alla pietà e all’amor patrio dè figli di Fascia, che dè loro trofei fecero dono a Maria, dicevo mestamente fra me : Oh se al popolo italiano, che a niuno cede nell’amare il proprio suolo e la propria fede , non si fosse come aspide velenoso avviticchiata una setta funesta, quale invidiato esempio di armoniosa concordia fra la pietà religiosa e la patria carità darebbe (con tanto accrescimento della propria gloria, grandezza e ricchezza) l’ Italia al mondo intero !
In quest’ ultima gita ebbi a sperimentare io stesso dell’egregio rettore la ospitalità: che dopo la Messa mi volle seco a tavola e mi colmò di cortesie, tanto che solo alle 3 del pomeriggio potei riprendere il mio viaggio.
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