A Casanova nel Medioevo esisteva un castello posto sul poggio che s’affaccia sulla destra del torrente Pescia. Di esso rimangono il toponimo e poche tracce. Da documenti certi risulta che nel 1520 il maniero non era più abitato dai feudatari. In un documento del 1250 viene nominata la chiesa di San Pietro di Casanova, diocesi di Tortona, come sede destinata al chierico Ogerino di Gugliemo di Bertone (A. Ferretto, Volume II, pag. 53). Il 26 ottobre 1520, trentasette capifamiglia di Casanova giurarono fedeltà ad Antonio e Batino Malaspina, figli di Lodisio, loro feudatari.
Il 1° novembre del 1571, a Casanova, sul piano dei Casazza, si radunarono numerosi sudditi, tra i quali molti uomini banditi dal suolo della Repubblica di Genova e dai feudi assegnati ai Doria. In tale occasione fu concessa l’amnistia ai banditi e fu sancita la pace fra le loro parentele, con atto rogato dal notaio Giuseppe De Aliano (A.S.G., Pace di Casanova, Atti del Senato, filza 1455,doc.n°41).
Il giorno di domenica, 9 maggio 1592, davanti alla chiesa di Casanova venne gravemente ferito il marchese Antonio Maria Malaspina, legittimo erede di un quarto del feudo. Il giorno 7 marzo del 1594, ventiquattro capi famiglia di Casanova riconobbero gli statuti del loro nuovo feudatario, il principe Doria marchese di Torriglia.
Nel 1656 i Doria, dopo essere entrati in possesso dell’intero territorio di Croce e Casanova, ebbero, definitivamente, l’investitura imperiale di tutto il feudo che entrò a far parte dei loro possedimenti della Val Trebbia.
La data della nascita della parrocchia di Casanova, dedicata a San Pietro Apostolo, non è certa.
Forse, dal XIII secolo esisteva un oratorio dedicato a San Marziano, voluto dai marchesi Malaspina. Esso in seguito fu incorporato nell’attuale edificio parrocchiale. La parrocchia di Casanova all’inizio del secolo scorso contava 900 abitanti (anime).
Il paese durante il periodo napoleonico fece parte del Cantone della Trebbia con sede ad Ottone.
(Fonte: “Le antiche mulattiere” di Guido Ferretti)
Casanova, borgo diviso in frazioni
La Parrocchia
E’ probabile che la Chiesa di San Pietro Apostolo esistesse già nel 1300. Un incendio dell’Archivio parrocchiale avvenuto verso fine ‘500 ci ha privati, purtroppo, di molti testi antichi e di notizie storiche. Si è riusciti, però, a stabilire, con una certa precisione4, che la “prima cellula” della parrocchia di Casanova fu una cappella risalente al XIII secolo ed eretta su commissione dei Malaspina (signori di Casanova dal 1400 al 1600 circa), in onore di San Terenziano, vescovo e martire di Todi, diventato, poi, compatrono di San Pietro Apostolo, assunto Titolare (data non pervenuta vedi appendice 4). Nel Sinodo Rampini (1435) essa non compariva ancora come parrocchia; la prima volta che fu citata come tale è nel Registro della Curia Vescovile di Tortona del 1513. Sin dal 1299, la chiesa di Casanova appartenne alla diocesi di Tortona (con Rovegno e altre parrocchie dell’Alta Valtrebbia). Il suo territorio comprendeva Casoni (che poi scelse di far capo a Fontanigorda, più vicina, staccatasi nel 1798, governata da un reggente fino al 1811, quando la Curia di Casale nomina primo parroco Marziano Biggi), Canale (fino al 1641, anno in cui chiese lo smembramento dalla matrice, restando il diritto al parroco di Casanova di celebrare nella chiesa di Canale il giorno di Santa Giustina con la retribuzione di uno zecchino fino al 1830), Loco con Cotti e Carchelli (divenuto parrocchia a sé nel 1920) e Vallescura (che dal 1798 fa parte della parrocchia di Fontanigorda).
Data la vastità della parrocchia, il parroco del tempo necessitava di un cavallo per poter soddisfare i bisogni spirituali di ognuno degli abitanti e, proprio per questo motivo, fu a lui legato un prato che costeggiava il torrente Pescia. Il reddito della parrocchia risultava essere, nel 1668, di 100 staia di frumento, di segale e di primizie più i fitti. A fine ‘500, a causa di un incendio, la canonica andò in fumo e di ciò si lamentò il parroco, Don Pietro Malaspina, con una lettera datata 30 marzo 1598 e, successivamente, il parroco Don Girolamo Guano in una lettera datata 26 ottobre 1607. Molti testi dell’Archivio Parrocchiale andarono distrutti; rimase un “Chronicon” iniziato da Don Mondani nei primi anni del 1900.
Un cenno alla Parrocchia di Casanova risale al 1623, in un’appendice al Sinodo Aresio:
“Eccl.paroch.S. Pietri apostoli, loci Casanovae ab immemorabili”.
Inizialmente, la Chiesa era costituita da una sola navata, in seguito, sfondando le pareti perimetrali della stessa, furono aggiunte due navate parallele e due cappelle laterali. Al 1655, risalgono le prime notizie circa la fabbricazione dell’ altare di San Terenziano, la cui importanza è stata sottolineata dal fatto che, nel 1689, Papa Innocenzo XI accordò l’indulgenza plenaria per coloro che avessero visitato la chiesa nei primi due vespri della festa del Santo. Tale altare possiede una proprietà coltiva nel territorio chiamata “chiusura”, affittato con l’obbligo di far celebrare tante messe. In un documento datato 24 agosto 1668 si legge:
“Attestazione di un altro pezzo di terra fatta al rettore per avergli occupato il suo orto durante la fabbrica della chiesa”:
Mentre ai è fabbricata ed Innalzata la chiesa di C. è “convenuto” al rettore privarsi del suo solito orto e un tocco di terra per ingrandire il pianato e il cimitero. In compenso di ciò i massari hanno dato un pezzo di terra presso la casa del rettore fidando che voglia approvare quel tanto che i massari hanno fatto per comodità della chiesa, del popolo.
In un attestato del 1763, Nicola Sciutto e Pietro Ferretto dichiararono che la Chiesa parrocchiale di Casanova era lunga 65 palmi e larga 49 e che aveva 3 navate con 6 pilastri assai grossi.
Nel 1786 la Chiesa di C. ricevette il titolo di prevostura: il primo prevosto fu Don Andrea Casazza. morto nel 1810. Nel 1830 fu aggiunto l’abside e, nel 1845, iniziarono i lavori per innalzare la navata centrale per coordinarla al presbiterio e all’abside costruiti ex novo pochi anni prima e per realizzare le due navate laterali; l’aspetto strutturale non ha più subito modifiche da allora. Il campanile, come risulta dalla spesa di 125 scudi per la sua costruzione, annotata in una relazione datata 1605 che si trova nell’Archivio Vescovile, non risale al 1695, data scolpita alla base (ma al 1605).
Attualmente la chiesa di Casanova presenta una pianta a croce latina, con tre navate, transetto e coro che fuoriescono ed occupa una superficie di circa 600 mq ed è di proprietà del Vaticano.
Esternamente, la facciata principale è a capanna con portone centrale (restaurato nel 2008) sovrastato da una nicchia contenente la statua del Santo cui è dedicata la parrocchia, due finestrelle laterali e varie cornici dì rilievo; sulla sinistra s’innalza il campanile in pietra a vista.
Internamente, presenta decori e dipinti eseguiti in parte in affresco e in parte a tempera risalenti al 1921, realizzati dai pittori Gambini e Toselli (come risulta dal preventivo trovato negli Archivi parrocchiali); sono visibili cornici aggettate, cornicioni, e rosoni in stucchi, parzialmente rifiniti in foglia d’oro. L’iniziativa di tali opere fu di Don Mondani, con la collaborazione gratuita dei fedeli locali e con alcuni finanziamenti giunti dall’America. L’iconografia dei dipinti rappresenta scene della vita di San Pietro Apostolo, dal Martirio alla Gloria; si trovano, poi, dipinti raffiguranti i santi protettori della parrocchia a mezzo busto e i 4 apostoli a figura intera, tutti inseriti in cornici dipinte con ornati e membrature dorate, festoni, fregi e pennellature in finto marmo. La cupola, copertura a volta a base circolare direttamente sopra l’altare maggiore, è decorato da un affresco raffigurante la Gloria di San Pietro. Sotto la cornice ai quattro angoli, cioè nelle parti a vela, sono rappresentati i quattro Evangelisti a figura intera. In ciascuna delle quattro volte, corrispondenti alle campate della navata centrale, sono raffigurate scene della vita di San Pietro; ai lati, inseriti in cornici tonde, i Santi protettori della parrocchia: S.Terenziano, S. Rocco, Santa Agnese, S. Michele, San Gianelli, S. Luigi, Santa Maria, Santa Monica. Al 1929 risalgono alcuni lavori di sistemazione dei dipinti da parte di Toselli e della canonica Nel 2000, vista la necessità di un restauro efficace per evitare un ulteriore degrado dei cornicioni, delle cornici, degli stucchi e delle pregevoli decorazioni pittoriche, le decorano Michela Rapuzzi e Nicoletta Croce elaborane un progetto corredato da una ricca documentazione fotografica a testimonianza delle numerose alterazioni cromatiche e mutilazioni di stucchi e cornici.
Gli elaborati in questione vengono esaminati e approvati dalla Commissione di Arte Sacra di Piacenza e successivamente dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici della Liguria che autorizza i lavori. Contemporaneamente, Angiolino Maneggia, con ineguagliabile abilità e seguendo il dettato della Soprintendenza ha sanato crepe e fessurazioni, integrato parti di intonaco mancanti, ricostruito parti di cornicione crollate, ripristinato stucchi tondi a sezione mezzo-toro, cornici, fregi, capitelli e zoccolature.
La festa religiosa in onore del Santo Patrono si tiene il 29 giugno, con una processione attraverso il piccolo gruppo di case circostanti l’edificio sacro.
Altro momento liturgico di importanza rilevante è quello dedicato a Nostra Signora della Guardia che ricorre ogni seconda domenica di agosto con la partecipazione (da alcuni anni) di un corteo storico, costituito da volontari, frequentatori del paese. che indossano abiti d’epoca.
(Fonte: Pubblicazione “Rovegno e dintorni: Chiese…” – 2009)
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