Dove si trova
Il castello della Pietra è situato a circa 7 Km dall’uscita autostradale di Isola del Cantone, sulla SP 8 a pochi km da Vobbia, (Veubbia in ligure) un comune della città metropolitana di Genova
Il castello
Il Castello fu nel corso dei secoli più volte ristrutturato. La forma dell’attuale edificio risale al Cinquecento. Alcune tracce della più antica struttura, che aveva probabilmente dimensioni più contenute, si possono riconoscere nei resti di un’antica soglia presente al di sotto dell’attuale ingresso e di un muro perimetrale.
Le mura furono realizzate impiegando pietre di piccola e media pezzatura, cavate probabilmente nel fondovalle, e legate con malta. Il Castello è costituito da due corpi impostati a quote differenti. L’avancorpo doveva essere costituito da tre piani la cui scansione è ancora ben leggibile nei fori ricavati nei muri perimetrali e nella roccia per l’alloggiamento delle travi di sostegno dei solai.
Il salone principale, che presenta un soffitto a volta in parte ricostruito, doveva costituire il cuore dell’insediamento fortificato dove si svolgevano le attività quotidiane degli abitanti come del resto è testimoniato da quello che rimane dell’ampio camino.
Da questo vano centrale si accede al cosiddetto camminamento di ronda che si svolge attorno al torrione ovest fino ad affacciarsi sul fondo valle, davanti alla mole verticale della Sella del Diavolo, possente monolite roccioso ai cui piedi il Vobbia descrive le sue anse. In questo spazio, a sviluppo lineare, si aprono alcune feritoie e non è escluso che vi fossero allocate le bocche da fuoco menzionate nel testamento di Tolomeo Spinola. All’interno del Castello vi sono tre cisterne che rappresentavano una riserva d’acqua, indispensabile per la vita quotidiana e una certa sicurezza in caso d’incendi. Due di esse furono interamente scavate a mano nella roccia con l’ausilio di semplici strumenti da escavazione e le pareti impermeabilizzate con uno strato di malta e calce. Mentre la terza, forse più recente e di dimensioni più piccole, era collocata al di sotto del pavimento del salone. Le cisterne erano alimentate da acqua piovana raccolta dalle falde del tetto e convogliata attraverso dei sistemi di tubature fittili ancora in parte visibili all’interno dei muri. Secondo alcuni studi tale riserva d’acqua poteva permettere di resistere anche a sei mesi di assedio. Il tetto, è stato totalmente ricostituito sulla base di testimonianze documentali e archeologiche. All’interno della cisterna maggiore, infatti, fu rinvenuta, durante lo sgombero delle macerie, una tegola in legno di castagno detta “scandola”. Si tratta di assi di medie dimensioni ricavate spaccando con l’ascia il tronco di castagno lungo la venatura, per ottenere una superficie impermeabile.
La vicenda della rinascita del castello ha avuto inizio sul finire degli anni ’70 quando gli eredi Beroldo, allora proprietari, lo donarono all’amministrazione comunale.
Cenni storici
Percorrendo le strette gole solcate dal torrente Vobbia appare, improvvisa, la mole imponente del Castello della Pietra. Fu eretto probabilmente prima del 1200 congiungendo due maestosi torrioni naturali di conglomerato oligocenico che svettano per circa 150 metri.
Le notizie più remote risalgono 1234, ma il primo documento in cui è citato direttamente il castello è rappresentato da un atto del 1252 relativo ad un giuramento di fedeltà di alcuni signori locali ad Opizzone della Pietra e a suo nipote. Nello stesso anno il castello fu teatro dell’assedio condotto dal Podestà di Genova allo scopo di liberare due nobili genovesi catturati per rappresaglia dallo stesso Opizzone.
Nel XIV secolo la giurisdizione del castello e le sue terre passarono nelle mani degli Spinola che, per un brevissimo periodo, lo cedettero ai Fieschi. Risale al 1452, invece, una lettera di Francesco Sforza, Duca di Milano, ai suoi agenti nella quale esprime il desiderio di “spianare” il Castello della Pietra, rifugio di Filippo Spinola.
Nel 1518 Tolomeo Spinola lasciò in eredità i suoi possedimenti ad Antoniotto e Gerolamo Adorno.
Nel 1579 dei banditi occuparono il castello per circa un anno fino a quando la Repubblica di Genova lo riconsegnò alla famiglia Adorno insieme a parte della refurtiva. Con la metà del XVII secolo divenne, per via ereditaria, proprietà della famiglia Botta – Adorno. L’arrivo delle truppe napoleoniche decretò la fine della fortezza che fu anche incendiata e disarmata dei suoi cannoni.
Per la sua posizione elevata e difficilmente espugnabile costituì un formidabile presidio per il controllo del territorio. Fu per molto tempo dimora di un castellano che aveva il compito di gestire i beni fondiari e le strade, riscuotere le tasse e amministrare la giustizia per conto del feudatario.
Informazioni turistiche
Il Centro di Studi Storici Alta Valle Scrivia, con l’aiuto di numerose associazioni di volontari, iniziò nel 1981 una campagna di sgombero delle macerie il cui livello massimo è reso attualmente visibile dalla linea rossa dipinta sulle pareti. I materiali recuperati ed in parte esposti al Museo Archeologico Alta Valle Scrivia ad Isola del Cantone ricoprono un arco cronologico di ben 400 anni (1400 -1700) e documentano la semplice vita quotidiana degli abitanti della fortificazione: la famiglia del castellano e i pochi soldati di guardia.
L’opera di recupero e restauro avviata nei primi anni Ottanta, protrattasi per circa un decennio, si è orientata verso la ricomposizione dell’originario aspetto figurativo esterno con l’obiettivo di ricercare, anche in diretto rapporto con la fruizione del Parco Regionale dell’Antola, nuove valenze culturali attive in grado di assicurare nel tempo la conservazione del monumento.
Nel ricostituire criticamente la definizione di spazi interni e le componenti architettoniche annullate dal degrado, i lavori sono stati comunque condotti con rigore filologico denunciando sempre gli elementi di nuova introduzione per garantire una chiara lettura delle parti preesistenti. L’intervento così operato ha consentito una piena riappropriazione dell’organismo architettonico, tanto significativo nel contesto territoriale in cui è inserito, restituendone anche figurativamente quell’immagine talmente unica da segnare profondamente il paesaggio divenendone parte integrante.
Con gli ulteriori lavori svolti fino al 2003, comprendenti la creazione di un punto di informazione – ristoro nonchè la sistemazione del sentiero d’accesso con l’elettrificazione del Castello non si era tuttavia portato a compimento quanto era stato inizialmente previsto per l’assetto definitivo del sottotetto.
Nel 2008 è stato realizzato un primo allestimento costituito da una serie di pannelli esplicativi che illustrano, insieme ad alcuni diorami, la storia, il recupero e l’architettura del Castello della Pietra.
L’ultimo intervento, reso possibile dai Fondi Europei P.O.R. Fesr Asse 4 obiettivo 4.1, ha consentito di qualificare ulteriormente la fruizione turistico culturale del monumento in quanto si è conseguito un razionale utilizzo, sia a fini esplicativi che espositivi dell’ampio vano situato nel sottotetto come, del resto, già prefigurava il progetto generale di recupero. Ciò è stato possibile con la realizzazione di una struttura in carpenteria metallica, che delimita i quattro lati del piano grigliato di calpestio sopraelevato e, fungendo da ringhiera di protezione, costituisce anche un supporto per la posizione di pannelli esplicativi ed espositivi leggibili sia dal piano grigliato stesso, sia dal corridoio perimetrale a quota inferiore.
Periodo di apertura: il Castello della Pietra di Vobbia è aperto tutte le domeniche e festivi da luglio al 1° novembre con visite guidate alle ore 10:30 – 12:00 – 13:30 – 15:00 – 16:30 con prenotazione obbligatoria entro le ore 13 del venerdì precedente la data prescelta.
L’accesso è consentito esclusivamente su prenotazione e previo pagamento anticipato dei biglietti d’ingresso; massimo di 12 persone per turno di visita.
Prenotazione della visita
La prenotazione va effettuata contattando telefonicamente l’Ente Parco dell’Antola al n. 335.1234728 (orario d’ufficio) comunicando nome, cognome, un recapito telefonico, il codice fiscale, un indirizzo di posta elettronica e il numero di visitatori. L’utente riceverà una mail di conferma della prenotazione con allegati l’avviso di pagamento contenente il codice IUV, il presente regolamento e l’autodichiarazione Covid-19.
Fonti
Terre di castelli – Per valli e per monti nei domini Fieschi e Spinola di Simona Caleca, Giulio Ferrando, Bruno Repetto, Carla Monica Risso
http://www.parcoantola.it
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