Dove si trova
Montereggio è una frazione del comune italiano di Farini, in provincia di Piacenza. Si trova sull’Appennino ligure, in alta val Nure, a un’altezza di 691 m s.l.m., nella zona meridionale del territorio comunale, non lontano dal borgo medievale di Bardi e da Ferriere.
La torre
Torre di guardia che sorge isolata in località Ca’ dell’Oste, non lontano dalla frazione di Montereggio nei boschi nelle vicinanze del monte Burrasca, originariamente parte di un più ampio fortilizio avente la funzione di controllo della viabilità intervalliva. Essa appartenne probabilmente a una tra le famiglia Nicelli e Landi.
Cenni storici
Quando parliamo di Piacenza e provincia non possiamo dimenticare i suoi castelli, le sue torri, i suoi fortilizi, l’ indimenticata storica piacentina Carmen Artocchini nel suo libro “I Castelli del Piacentino” ne fa una stima tra tutte le varie tipologie di quasi cinquecento tra esistenti e quelli andati perduti, quindi davvero la nostra provincia marca storica di confine, potrebbe fregiarsi di essere chiamata la terra dei castelli! Ma non è dei castelli più noti del territorio di cui mi voglio occupare, ma di quelli meno conosciuti e più dispersi nella provincia, magari semplici torri di avvistamento o case-torri, che magari sfuggono agli occhi di una platea più ampia di persone. Uno di questi fortilizi sperduto nelle lande montane piacentine è la torre di avvistamento di Manfredello, posta nella omonima località abbandonata ai piedi del Monte Burrasca (926), gigantesco masso di origine ofiolitica dal sapore quasi dolomitico, circondato da fitti boschi, non molto lontano dal passo delle Pianazze, collocato nei pressi dello spartiacque tra i bacini della Val Nure e del Ceno in una valle cosiddetta minore che poi minore non è, quella di Montereggio, valle che storicamente è sempre stata ambita nei secoli dalle varie signorie feudali della zona dato che era geomorfologicamente strategica in quanto collegava con il suo passo quello delle Pianazze relativamente facile da valicare merci e uomini che transitavano per andare in val Ceno verso Bardi. Torre austera quella di Manfredello delle cui origini si conosce poco se non che fosse appartenuta ai potenti della zona i Landi e successivamente ai Nicelli. Il ruolo principale di questa torre era di controllo e avvistamento delle valli attigue, ma forse era anche destinata a luogo di protezione e cura dei pellegrini che in quei tempi transitavano nella zona diretti in val Ceno, fatto probabilmente testimoniato dalla presenza della croce patente dei templari incisa su un’architrave monolitica in pietra posta quasi come un faro nella notte nella parte alta della torre ben visibile al pellegrino che raggiungeva quei luoghi, si può quindi forse ipotizzare la presenza in tutta l’area di Montereggio dell’ordine dei Templari. Non dimentichiamo che nella vicina località di Castello di Montereggio per concessione del re longobardo Agilulfo all’Abbazia di San Colombano di Bobbio fu eretta l’antica pieve dei Santi Gervasio e Protasio ( ebbe poi una seconda dedicazione a S. Anna) nel X secolo, luogo di sosta per i pellegrini francigeni che percorrevano il tragitto medioevale della vicina via degli Abati ( detta anche francigena di montagna che collegava Pavia con Bobbio, Bardi per poi proseguire verso la Lunigiana fino a Pontremoli). Le ville di Montereggio furono infeudate nel 948 ai conti di Bardi ( i conti di Bardi erano una sorta di consorteria di nobili locali) inoltre è documentato che nel 1022 erano in disposizione della famiglia Luxardi, successivamente poi arrivarono i nobili feudatari della famiglia dei Landi.
Informazioni turistiche
La torre di Manfredello purtroppo versa in pessime condizioni strutturali, l’auspicio è quello che la si possa salvare da una inevitabile totale distruzione che sarebbe una grave perdita per il comune patrimonio artistico e culturale, posta come è in uno splendido scenario naturalistico dove abbondano percorsi escursionistici immersi in fitti boschi dove la natura veramente domina incontrastata.
Fonti
Testo di Roberto Boiardi
Fotografie di Roberto Boiardi e Giacomo Turco
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