In questo itinerario è prevalente l’interesse geologico, così significativo anche nel dare i nomi ai luoghi della zona, a cominciare proprio dal punto di partenza e di arrivo del nostro itinerario, Pietranera: la località deve il nome quasi certamente alla presenza delle scure rocce di origine oceanica profonda, chiamate complessivamente “ofioliti”.
L’età di queste rocce risale a quasi 200 milioni di anni fa. Da Pietranera, poco oltre il bivio per la colonia di Rovegno, si imbocca un sentiero erto e sassoso che sale tra prati a sfalcio. Sui detriti rocciosi di serpentinite e su quelli più fini delle arginiti, fioriscono splendide orchidee (Orchis ustulata, Orchis purpurea).
Il sentiero procede a mezza costa in direzione di Casanova; la zona appare aspra e selvaggia, e il suolo scarso e pietroso ospita radi pini neri e pini silvestri, dalle frugali esigenze, e per questo motivo usati di frequente nei rimboschimenti.
Il substrato roccioso è in realtà molto vario, a dimostrare la tormentata storia geologica della zona: brecce, conglomerati, arenarie, rocce verdi, diaspri rossi e rocce calcaree chiarissime si succedono in brevi spazi. Si incontra un corso d’acqua, mentre si procede su un pavimento di diaspri rossi, rocce sedimentarie formatesi sul fondo di antichi oceani, per la deposizione di materiale siliceo.
Ad essi presto fanno da contrasto altre rocce di origine sedimentaria dalle tinte chiare: sono i calcari a calpionelle, così chiamati per la presenza di microscopici fossili, appunto le calpionelle; invisibili a occhio nudo (erano protozoi) sono rimasti intrappolati con il loro guscio nel sedimento calcareo, mentre si depositava sul fondo marino.
Il percorso prevede alcuni agevoli guadi lungo il fosso Lugano: nelle acque del ruscello possono vivere anfibi interessanti, quali il rospo, la salamandra pezzata, le rane rosse.
Il sentiero si snoda per un buon tratto nel bosco di faggio, che convive con carpini neri, ornielli, cerri ed aceri. In assenza del bosco, la vegetazione diventa una landa di ginepri, eriche e rose selvatiche. Questo paesaggio ci accompagna fino alla località Pietre Bianche.
Tale località, interessante dal punto di vista geologico, è caratterizzata come dice il nome dalla presenza di rocce chiare, i calcari a calpionelle, che vi affiorano con evidenza. Il contenuto elevato in carbonato di calcio di queste rocce le rendono preziose per l’attività di estrazione della calce: in altre zone della Liguria, per esempio in val Graveglia, sono state aperte numerose cave negli affioramenti di calcare, anche se non sempre in modo rispettoso dell’ambiente.
Si arriva poi sulla sterrata che sale da Casanova e Crescione verso la costa del Perdono. Al bordo della strada, su rocce argillose sfaldate, fioriscono densi cuscinetti di un garofanino rosa, la Saponaria ocymoides, mentre basse ginestre dei tintori, timo ed elicriso, colonizzano i terreni più stabili.
Si giunge ad incrociare il sentiero che da Foppiano sale fin sotto le pendici del Montarlone. Qui si abbandona lo sterrato per imboccare un sentiero in direzione di monte Pianazzi, sulla sinistra. Il percorso si snoda in una fitta boscaglia di prugnolo selvatico, biancospino e rosa canina, dove si rifugiano volentieri gli uccelli di piccola taglia, come averle, luì, capinere.
Ci addentriamo in una bella faggeta; nel sottobosco fiorisce un’elegante orchidea bianca, diversa dalle altre per l’assenza dello sperone, il prolungamento del fiore che contiene il nettare: è la Cephalantera alba.
Il sentiero, dopo un tratto pianeggiante, comincia a scendere dolcemente: incontrato un bivio si procede in direzione di Piano della Cascina di Morca. Poco oltre si esce dal bosco in una brughiera con ginepri e pini neri, per giungere in una zona rocciosa, lungo le pendici di monte Pianazzi.
Rocce verdi di tipo basaltico affiorano con forme aspre e selvagge dando al paesaggio un carattere particolare. Queste stazioni rupestri, molto ostili alla vita dei vegetali, ospitano piante piccole, esili, poco appariscenti; eppure esse riescono a vìvere anche su un suolo in cui la ricchezza di magnesio, derivante dall’alterazione della roccia sottostante, è eccessiva per le altre piante.
La vista domina i rilievi ondulati e irregolari delle valli di Fontanigorda e Casanova; mentre a destra un sentiero si dirige verso l’abitato di Foppiano, il nostro percorso scende lungo costa Pelata, verso Pietranera.
Si attraversano ora prati aridi e sassosi, ora lande a brugo ed erica, ora boscaglie di ginepri che consolidano i detriti più fini della roccia. Lungo la discesa, lembi di pineta a pino nero si alternano a lembi di castagneto da frutto, un tempo coltivato, ed oggi quasi completamente trasformato a ceduo.
Quindi si giunge sulla carrozzabile che collega Pietranera a Foppiano e, passando per località “la Pietra nera”, si giunge al paese omonimo. Siamo al margine delle rocce nere, nelle quali distinguiamo forme massicce e arrotondate; la loro origine è forse la più affascinante: si tratta infatti delle testimonianze di antiche attività vulcaniche sottomarine, che sì verificavano sul fondo di un oceano ormai scomparso, tra l’Africa e l’Europa. A questo oceano i geologi hanno dato il fantasioso nome di Tetide, prendendolo in prestito dalla mitologia greca.
(Articolo tratto dalla pubblicazione “Itinerari naturalistici” della Comunità Montana Alta Val Trebbia)
(La fotografia di Pietranera è di Marco Gallione)
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