Popolazione | 2141 (al 31/12/2019) |
CAP | 29020 |
Comune | Piazza Trento, 21 |
Telefono | 0523.950121 |
Fax | 0523.959474 |
Superficie | 81,01 Kmq |
Altezza s.l.m. | 171 |
Codice ISTAT | 033043 |
Codice catasto | L348 |
Sito internet | www.comune.travo.pc.it/ |
comune.travo@sintranet.it | |
Pec | comune.travo@sintranet.legalmail.it |
Il territorio di Travo è caratterizzato da una verdeggiante collina da cui emergono affioramenti di rocce ofiolitiche e serpentine dai colori rosso-ramati e venature nerastre, da aree coltivate e da boschi di roverella e pini neri. Suggestiva l’immagine dell’oratorio di S.Anna, incastonato nella fenditura millenaria della Pietra Perduca (659 mt.). Esuberanti i profili della Pietra Parcellara (836 mt.) e della Pietra Marcia (722 mt) da cui planano falchi, nibbi e poiane; circondate da cespugli di ligustro, lantana e corniolo. Fitti boschi di castagni, querce, olmi frassini sul monte Pillerone (596 mt.), Costa del Bulla (656 mt.), monte Martini (611 mt.), monte Viserano (719 mt.) e monte Dinavolo (702 mt.).
Abitata fin dal paleolitico, come testimoniano gli scavi, iniziati nel 1995, in località Sant’Andrea; sono visitabili nel Parco Archeologico Villaggio Neolitico di S. Andrea, realizzato grazie ai finanziamenti congiunti del comune, della Regione, della Comunità Europea, della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con la supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. I reperti sono conservati nel museo Civico.
Travo fu luogo di insediamenti preromani, come dimostrerebbero le iscrizioni dedicate alla Dea Minerva Medica Cabardiacense e i resti del tempio murati nella canonica della vicina Chiesa di Caverzago. Una leggenda tramanda che nei pressi del santuario sarebbe stato martirizzato il legionario Antonino, proclamato poi santo patrono di Travo e Piacenza.
Vide la presenza dei Liguri e fu colonia romana col nome di Trivia.
Il territorio entrò poi nei possedimenti dell’Abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata da San Colombano nel 614.
Dopo la caduta dei Longobardi a opera di Carlo Magno, il Sacro Romano Impero costituì i Feudi Imperiali, all’interno della Marca Obertenga, con lo scopo di mantenere un passaggio sicuro verso il mare, assegnò Travo, con molti dei territori limitrofi, alla famiglia dei Malaspina che vi eressero un castello (Castrum Trabani) nel XII secolo, distrutto nel 1255 da Oberto Pallavicino. Il feudo con l’arrivo dei Visconti a Piacenza, fu assegnato alla famiglia Anguissola nel 1302. Divenne sede comunale nel 1805.
Nel castello Anguissola, donato al comune dalla contessa Maria Salini nel 1978, è ospitata la sede del Museo Civico Archeologico, aperto nel 1997, che espone reperti risalenti al paleolitico, ceramiche del neolitico, testimonianze dell’età del rame, del bronzo e del ferro, dei Liguri, dei Celti e degli Etruschi fino all’epoca romana.
In piazza Vittorio Veneto si trova il moderno Municipio; per raggiungere il borgo medioevale si attraversa la volta a botte del mastio principale del castello del XII secolo, appartenuto ai Malaspina, originari della Lunigiana costretti dal Comune di Piacenza a ritirarsi verso il territorio montano. Subentrarono gli Anguissola, probabilmente originari di Caverzago, che alla fine del del XVIII secolo trasformarono il caposaldo in dimora signorile. Nel 1978 la contessa Maria Salini Anguissola ha donato il castello al Comune.
Adibito a centro culturale e sede del Museo archeologico, inaugurato nel 1997, raccoglie reperti preistorici, dal periodo paleolitico all’età del ferro, rinvenuti nel territorio della media Valtrebbia, soprattutto nella zona di S. Andrea; di notevole interesse la sezione romana.
Il museo è aperto da giugno a settembre (giovedì e sabato dalle 20 alle 23, domenica dalle 16 alle 19), da ottobre a maggio (martedì dalle 10 alle 12, sabato edomenica dalle 15 alle 18). Tel. 348 7632637 – 0523 955022 email: laminervatravo@libero.it.
Nel borgo medioevale sorge la chiesa di S. Antonino, divenuto patrono di Piacenza e Travo, soldato romano nato nel 270 d.c. ad Apamia, forse in Siria, convertitosi al cristianesimo, decapitato nel 303 d.c. Le sue spoglie furono rinvenute nell’ipogeo di S. Maria in Cortina a Piacenza e, per volere del vescovo S. Savino, riesumate nel 388. La pieve fu costruita per l’evangelizzazione dei territori pagani, ampliata nel XIV secolo e rimaneggiata in tempi successivi. Ha la facciata in pietra a vista tripartita, interno a tre navate con volte a tutto sesto, abside a catino, decorazioni di Vittorio Pitaco del 1922 e altare di Paolo Perotti.
In bella panoramica, forse sull’area di un tempio pagano o con materiale proveniente dal tempio della dea Minerva, si trova la chiesa di S. Maria, in origine dedicata a S. Andrea, voluta nel IV secolo dal vescovo si Piacenza S. Savino. Fu alle dipendenze dell’Abbazia di S. Colombano, nel XII secolo passò al monastero di S. Paolo di Mezzano e di nuovo a Bobbio. L’edificio, seppur rimaneggiato nel XVI secolo, mantiene l’aspetto medioevale con tracce di epoca protoromanica nella parte absidale. Facciata in pietra a vista con rielaborazioni tardo ottocentesche, torre campanaria del XII secolo. Interno ad unica navata con archi a tutto sesto; pregevoli gli affreschi del XIV secolo. I rustici adiacenti fanno parte del convento dei Serviti del XVI secolo.
LE FRAZIONI
Le frazioni del comune di Travo sono: Bobbiano, Boelli, Campadello, Casino Agnelli, Castana, Caverzago, Cernusca, Chiosi, Coni, Costa Cassano, Denavolo, Dolgo, Donceto, Due Bandiere, Felino, Fornace, Fradegola, Guardarabbia, I Marchese, I Pilè, Lentià, Le Piane, Missano, Quaraglio, Pietra, Pigazzano, Pillori, Rivebelle, Ronco Oste, Quadrelli, Rocca di Viserano, Roncole, Rondanera, Sacchelli, Scarniago, Scrivellano, Spinello, Statto, Stazzano, Vei, Villa Bianca, Villa Nera, Viserano.
(Fonti: Guida turistica “Piacenza e la sua provincia” di Leonardo Cafferini e http://www.comune.travo.pc.it)
(La fotografia di Travo è di Silvia Callegari)
Gli appunti di toponomastica del Notiziario bobbiese
Trèv – Le carte geografiche portano anche Travi. In carte antiche non siamo riuscite a trovare questo nome. Nel 700 era già così. Il Poggiali cita come variante di Travi anche Trave e Trabani (vedi Storia di Piacenza – Torino I pag.174).E ride confortandola con argomenti storici la spiegazione del toponimo data dal Campi, nella sua Storia Ecclesiastica di Piacenza del 1608. Il Campi collegando il toponimo con la leggenda dell’uccisione avvenuta a Travo del Vescovo S. Antonino diceva:«Travi da Trabea = veste», cioè«Trabea carnis esutus» che il Poggiali non si pronuncia in merito. Il Molossi nel suo citato Vocabolario Topografico ha «Trev». Secondo il Bullet in celtico significa abitazione, villa; secondo il Bardetti “oppido”. Col nome di Travi in passato distinguevansi tre ville poco distanti tra loro: 1° Travi S. Stefano (Cavernago), 2° Travi S. Michele (Bobbiano), 3° Travi S. Antonino (Travo). Così tra le svariate etimologie forse potrebbe trovare un contenuto anche quella di “Tresvici” – “Trevi” – “Travi” . Trani. Dante Olivieri in: Di alcuni nomi locali dell’Emilia e delle provincie limitrofe – estratto dagli “Studi Romanzi” N°15 Perugia, 1920 propone “Travi” – plurale di Travo, da Trabs, “palancola di passaggio sul corso d’acqua”. Il Casella A. nella recensione che fa dell’opuscolo in Bollettino Storico Piacentino 1921, pag.136 sembra accettare l’etimologia dell’Olivieri. L’Jung in “Bobbio Veleia e Bardi” Archivio Storico Parmense Vol IV 1904 sembra identificare il pagus ambitrebius con Travo. Questa località effettivamente doveva essere il centro del pago citato nella Tavola Traiana. Nel C.D.di S. Colombano troviamo: 833 – Travano; 865 – 888 – Travano; 972, Travano; sec. X curtis Trevani e Giulio Bussi nel III vol. della stessa opera a pag. 109 lo identifica senza esitazione con Travo. Per conto nostro rimandiamo a una radice comune con Trebbia. Lo penseremmo aggettivo derivato da Ambitrebius influenzato dai tanti nomi di fondi in -anus che si trovano nella regione. Vedere pure sotto voce Trèvano nel Dizionario dell’Olivieri. Etimo: Treuwa = luogo di sosta, fermata. Trevano spiegherebbe il Travano dei codici. (Dagli appunti del prof. E. Mandelli)
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