In Casanova, oggi frazione del Comune di Rovegno e, precisamente, in Canfernasca (uno dei sei borghi di cui è costituita la frazione), sul torrente Pescia, affluente del Trebbia, incontriamo una costruzione in pietra viva con una grande ruota ed un ponte medioevale che un tempo formavano un tutt’uno col vicino castello malaspiniano. Questo mulino chiamato “mulino del Principe”, poi “Mulino di Pescia” o “Mulino Giuanantinna”, a seconda delle epoche, è predisposto per la macinazione di castagne, grano e granoturco. Chi vuole entrare nel sapore antico di una storia, con passaggi di proprietà e con un prestigio che distingueva questo luogo della Valle da altri, può ritrovare anche la terminologia tecnica in dialetto riguardante ogni parte o ingranaggio del mulino, in un opuscolo curato dagli studiosi Giovanni Ferrero e Guido Ferretti. I termini dialettali sono desunti dalla parlata di Casoni, oggi frazione di Fontanigorda, un tempo appartenente alla parrocchia di Casanova, ma politicamente a Torriglia. Casoni fu patria di costruttori di numerosi mulini dell’alta Val Trebbia.
Un primo passaggio di proprietà è ricordato dallo studioso piacentino Giorgio Fiori, che nel suo testo “I Malaspina”, riporta la data del 15 febbraio 1622 dell’atto di vendita dei “Mulini di Casanova” da parte dei marchesi Masino e Batino Malaspina alla “Camera principesca dei Doria” di Genova, diventati i nuovi Signori di Casanova con investitura imperiale. Da quel momento infatti il mulino, nei testi dell’Archivio parrocchiale di Casanova, viene citato come proprietà dei Doria e abitazione del “molinaro della villa di Casanova”. Il 26 giugno 1763, ad esempio, si trova menzione di esso nel rendiconto di un’assemblea di popolo, tenuta a Montebruno, sulle motivazioni degli abitanti di Fontanigorda, Casoni e Vallescura, desiderosi di separarsi dalla parrocchia di Casanova per la difficoltà del guado sul Pescia.
Il molinaro Giobatta Bigio spiega allora che il torrente Pescia tra Casanova e Fontanigorda è “molto copioso d’acqua sia nell’autunno che nell’inverno ognuno resta molto impossibilitato a passarlo, perché non essendovi alcun ponte, per chi arriva da Fontanigorda, salvo due legni movibili distanti dalla strada ad uso dei mulini, si deve guazzare e bagnarsi molto”.
Il mulino continua nel tempo a lavorare come si deduce dal registro parrocchiale “sullo stato delle anime” del 1830, dove leggiamo che era molinaro del mulino di Pescia un certo Carlo Casaleggio sposato con Maddalena Garaventa.
Nel 1862 interviene un passaggio di proprietà da famiglia nobile a gente del luogo.
Don Filippo, principe Doria Pamphilj, allora proprietario, rappresentato da Aurelio Rossi e presente il notaio Antonio Alfieri vende il mulino ai fratelli Ferretti di Fontanigorda, i quali poi lo cedono a Casazza “Giuanantinna”. L’attuale ruota di questo mulino è quella del mulino di Duilio a Fontanigorda. E’ voce di popolo che quando si voleva trasformare il mulino a movimento elettrico, i proprietari, sostenuti dalla gente del luogo, vollero rispettarne l’antica identità, per cui è rimasto ad acqua. Si accede per una mulattiera che scende da Canfernasca e scavalca il Pescia sul “ponte medioevale”, un tempo a due arcate e mezza, costruito per volontà del Principe Gio Andrea I Doria a partire dal 1596. Purtroppo a metà del secolo XIX una piena del Pescia ha lasciato intatta l’unica arcata che vediamo.
Intorno a questo ponte è fiorita una leggenda sulla “notte dei morti, quando convergono sul ponte tutti i fantasmi degli affogati, orribili a vedersi, gonfi e verdastri e con gli abiti e i capelli grondanti d’acqua; gli occhi come due buchi neri. Se si accende un lumino da sepoltura, essi possono asciugarsi ed un requiem li fa riposare in pace”. Racconti di storia, ma anche di una vita quotidiana dove un passaggio di proprietà rappresenta forse il modo di sopravvivere e dove la piena del fiume può portare lutti indimenticabili in una piccola comunità.
(Tratto dalla pubblicazione “Rovegno e dintorni – …Mulini…,Vita…,Economia…”
Comune di Rovegno – Assessorato alla Cultura
Comunità Montana delle Alte Valli Trebbia e Bisagno
Provincia di Genova)
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