Resterò per sempre a Barchi: Sono felice, chi altri può dirlo?

I bambini impiegano mesi per muovere, traballanti, i primi passi. Ai vitelli basta un’ora. Guardandoli nella loro semplicità, anche Alessio Pisotti è cresciuto in fretta, nel paese, Barchi di Ottone, dove vivono in dieci e ci sono più cavalli, capre e vacche, tra stalle e pascoli. Alessio,  18 anni compiuti il 9 febbraio, sarà uno dei più giovani elettori dell’alta Val Trebbia. Ha le idee chiare, ma soprattutto la sana schiettezza dell’orgoglio montanaro. Al punto di voler subito entrare negli Alpini appena si sarà diplomato a Genova. “Finito il servizio di leva, comunque, tornerò subito a Barchi per fare l’allevatore” dice convinto. Lo si capisce dalla foto in pagina, scattata dalla sorella Gloria. E’ la sua vita, è la sua strada.
Alessio, Barchi, 830 metri sul livello del mare, è un paesino formato famiglia. E’ così?
“Oh sì, è il suo bello, no? Di certo ci conosciamo tutti”:
Ma non è difficile vivere a quasi 60 km dalla città?
“Guardi, io non ho trovato proprio nessuna difficoltà. Quando avevo 8 anni io e la mia famiglia ci siamo dovuti trasferire a Torriglia, nel genovese. Io non vedevo l’ora di tornare qui. Il mio cuore e il mio pensiero andavano sempre a Barchi. E adesso che ci sono tornato spero proprio di non andarmene più”.
Davvero?
“Sì. Me ne andrò solo per entrare negli Alpini, esperienza formativa che ha cambiato la vita di mio papà e di mio zio. Sono certo che cambierà anche la mia, mi farà crescere. Poi tornerò”.
Ma al mattino, intanto, a che ora ti alzi per andare a scuola?
“Alle 6,30. Prendo la corriera e vado a Genova, dove frequento l’agraria. Di recente ho scritto un tema sui giovani in campagna. Ho scritto che ci vorrebbero più giovani, qui nell’Appennino”.
E perché non ci vivono?
“Credo che il problema sia la perdita delle origini. Il senso delle radici. Troppi miei coetanei seguono la massa. Non lo sopporto, onestamente”.
In che senso?
“Dai, li vede anche lei. Spesso si ridicolizzano vestendosi tutti uguali, ad esempio. Certo, io scegliendo di vivere qui sarò la pecora nera in un gregge di bianche. Ma sono felice. Chi altri può dirlo?”.
In pochi. E poi? Cos’altro hai imparato tra i monti?
“Il senso di adattamento. Noi gente di montagna ci adattiamo. Lo impariamo credo anche dalla natura, che è vita. Allevare un animale, soprattutto in montagna, dove ci sono ancora i pascoli, è davvero come crescere un bambino”.
A maggio andrai a votare?
“Capisco poco di politica, ma voterò. Il mio sogno è che i giovani tornino ad appassionarsi della montagna, delle cose vere. Forse servirebbe anche la reintroduzione dell’obbligo di leva per responsabilizzarci di più nei confronti di ciò che stiamo perdendo”.
La foto in pagina, scattata da tua sorella Gloria, è un’emozione. Non ci siamo abituati in città.
“Grazie. La vacca, quel giorno, aveva appena partorito in un campo vicino a casa. Ho preso in braccio il vitello per portarlo nella stalla. Anche per me è stata un’emozione”.

Elisa Malacalza

(Articolo tratto dal quotidiano Libertà)

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