Gemma preziosa in splendido gioiello: la Val Trebbia e il suo colle, noto, ammirato, bellissimo, nell’abbraccio affettuoso di un fiume azzurro, vivo, sinuoso. Il borgo, fiero, possente, audace, in livrea romanica rustica, fiorisce sulla dura pietra. Spontaneo e coerente tra scabre rocce e cortine di verde esuberante. Si staglia tra cielo e terra; abisso ed infinito. Le antiche (poche), case/fortezza, si allungano per breve tratto sul crinale. Saldandosi tra loro emanano immagine di forza compatta; sviluppi funzionali; solidarietà e condivisioni certe di vita, d’impresa. Due passi in mezzo a quelle pietre squadrate con arte a composizione di muri, facciate, angoli, tetti… alimentano una fonte ininterrotta di intense emozioni; continuative meraviglie e sorprese.
La Chiesa è dedicata ai Santi medici Cosma e Damiano, affratellati da nascita, fede e martirio. Si innalza sul punto più alto del paese, un singolare terrazzo quasi aggettante sul vuoto. Lo stile barocco dell’edificio realizza geniale proposta di raffinata religiosità e pensiero. Un borgo romanico si stempera nella Chiesa barocca al fine di esprimere nel linguaggio allegorico della sua architettura, profondi concetti esistenziali; sottili richiami; orientamenti; procedure ordinate mediante gradualità di bellezza e grazia
Lo stile romanico del borgo tende, infatti, a chiudere il soggetto in se stesso. Isola dal mondo che distrae, distoglie, smarrisce. Induce all’introspezione. Consente di scandagliare le profondità misteriose dell’anima. Favorisce la ricerca e il recupero di “tempi perduti”; integra purezze lontane; riconquista integrità smarrite. Il barocco, invece, addolcisce, ammorbidisce, sfuma la dura materia; rompe il guscio che coarta ed opprime; libera lo spirito, lancia il fruitore, purificato dalla precedente dimensione romanica, verso l’infinito, al massimo possibile della sua estroversione.
Una sapiente sintesi di stili architettonici, apparentemente in contrasto, dunque, per enfatizzare sensibilità latenti e comprensioni realistiche; prospettive e nuove dimensioni di vita, d’azione.
I Santi Cosma e Damiano, a Brugnello, continuano a gestire il loro miracoloso ospedale “diffuso”. Ci propongono ottimi farmaci a base di architettura religiosa; storia, geografia ed arte: sicuri vantaggiosi rimedi e tutele, per la nostra salute, il nostro benessere.
Brugnello si raggiunge facilmente lasciandosi alle spalle la SS 45, Piacenza-Genova, poco sopra Marsaglia. La mulattiera medievale (ora carrozzabile), risale il monte attraverso boschetti, prati, vigneti, coltivi… in cui gli antichi hanno materializzato i loro sogni. Hanno registrato vittoria sull’istinto cieco ed irrazionale, traducendo il duro lavoro dei campi in giusto profitto, nell’equilibrio e nell’armonia delle opere. Dalla “Selva selvaggia” al “Dilettoso monte”: un itinerario sempre molto piacevole ed utile, tra natura e poesia; faticoso impegno e risultato…
Anch’io ho percorso quella mulattiera per ripassare letteratura latina e storia medievale. Quanti validi riscontri allo studio di Orazio, Virgilio, Tibullo… i grandi cantori della civiltà rurale e dell’Uomo, ho potuto cogliere! Quanto rinforzo a riflessioni sul “Sistema Curtense” e al feudalesimo di cui Brugnello era stato importante centro per molti secoli, mi ha suggerito! Rivedo buoi impegnati nell’aratura; contadini intenti a condurre i vigneti; api che ronzano intorno a rustici alveari… Ricordo con grande simpatia un’anziana dalle mani dure e nodose intenta a leggere un vecchio libro, consunto dal tempo e dall’uso. Seduta nell’erba, di tanto in tanto, vigilava anche il suo “bestiame”, ormai ridotto ad una sola pecora. Un piolo ed una breve corda, disciplinavano il movimento del pacifico ovino al pascolo. La pecora, brucando, disegnava, di conseguenza, un cerchio perfetto nel prato. Una specie di anello che la “vecchierella canuta e bianca”, di nero vestita, postasi (inconsapevole) sulla tangente, impreziosiva quale rara, venerabile perla. “Cosa legge di bello, gentile Signora?” “Leggo e rileggo il libro di preghiere di mia madre!” Ecco alcuni eloquenti segni della civiltà rurale: grandezza nell’umiltà; fede ferrea; credito nella continuità dei valori; intimo contatto con la natura e i suoi fenomeni; lavoro, tanto lavoro, sempre… Una stupenda civiltà “ Bella d’erbe famiglia e d’animali; e gente” che ho intravisto sulle nostre montagne e, particolarmente, a Brugnello. Speriamo se ne conservi il ricordo nel doveroso rispetto dovuto agli antenati. Se ne tramandi il senso a sostegno ed indirizzo morale delle nuove generazioni, ovunque si trovino.
Concludo invitando coloro che si intrattengano ad Assisi, per motivi di Religione, turismo, cultura… ed hanno apprezzato Brugnello, ad una visita al Duomo. Nella cripta potranno salutare il nobile Vescovo Giovanni Battista Brugnatelli (1577/1591), ivi sepolto. Il Presule era nativo del nostro borgo in Val Trebbia, ultimo esponente della famiglia che per secoli, con alterne fortune, ha amministrato il feudo di Cortebrugnatella. Un territorio di montagna ampio ed impegnativo, appartenente al Monastero di San Colombano di Bobbio. I Brugnatelli hanno lasciato felice memoria di sé nella storia, e in ciò che rimane nell’urbanistica della loro “capitale” sul monte.
Attilio Carboni (Fotografia di Bruno Ravera)
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