Pietro Lumachi torrigliese doc, è il personaggio del mondo della cultura contemporanea più famoso nell’entroterra genovese assieme allo scrittore Giovanni Meriana.
Lumachi, 63 anni, è completamente autodidatta e dichiara «non ho mai aperto in vita mia un libro di pittura, ma la mia passione nasce fin da bambino. Nella mia famiglia c’erano dei buoni disegnatori ma nessuno aveva mai seguito l’attività». Nato a Torriglia si ma vissuto per lungo tempo all’estero, avendo svolto la professione di ispettore marittimo, le sue prime mostre risalgono al 1985.
Si definisce un pittore figurativo e lavora molto sul segno, avendo un tratto forte, quasi da scultore.
Nel corso degli anni Lumachi (che dal 2001 è tornato a vivere stabilmente a Torriglia) ha esposto in numerose mostre personali sia in Italia che all’estero. Tra le esposizioni più importanti in giro per il mondo va ricordata la mostra personale di un mese a Caracas presso il Museo nazionale di belle arti, su invito del Ministero della Cultura del Venezuela, unico artista del nostro paese chiamato a rappresentare l’”italianità”. Questa mostra ha avuto notevole risalto, vista anche la numerosissima comunità italiana presente nel Paese sudamericano. Tra le altre mostre di Lumachi si segnala il Premio Nazionale di Pittura di Firenze nel 1998 per la serie “I dipinti delle fiabe”, nel 2000 la mostra presso la “Galeria Arte no Barrio” di Lisbona, la Galleria “Ulmer” di Francoforte sull’Oder in Germania, la galleria “Ioannis Strintzis” di Atene, una mostra a Salt Lake City negli Stati Uniti e nel 2008 è finalista al Concorso mondiale di ritrattistica presso la prestigiosa “National Gallery” di Londra.
L’artista ha diviso le sue opere in varie categorie : i dipinti dell’ironia, i dipinti dell’anima, i dipinti delle fiabe ed atro ancora.
Nella serie dei quadri dell’ironia si segnala la “Confessione del Papa” un’opera, volutamente provocatoria verso il potere della Chiesa, che vede ritratto Benedetto XVI dinanzi ad un confessore che non può essere altri che Gesù Cristo; oppure la “Gioconda vista di spalle” realizzata, ci spiega Lumachi «perché tutti hanno dipinto la Gioconda in tutti i modi, ma nessuno l’ha mai provata a dipingere da dietro».
I “dipinti dell’anima”, che Lumachi definisce «molto simili all’immagine del sublime di Kant» sono stati oggetto di un’esposizione presso il Palazzo Spinola di Genova.
Una serie molto particolare è “Dipingendo De André”, nata per la grande passione che l’artista aveva fin da ragazzo verso il celebre cantautore genovese, tra questi quadri vi sono “Ed arrivò un bambino”, “Il pescatore”, “La morte di Marinella”. Lo stesso Lumachi conosceva personalmente Fabrizio De André, che, poco prima della sua morte prematura stava lavorando ad una ballata proprio sulla “Bella di Torriglia”.
Attivo anche come ritrattista, Lumachi ha eseguito ritratti ufficiali per il Cardinale Tarcisio Bertone (con tanto di lettera di ringraziamenti ufficiali della Città del Vaticano) ed il Principe Emanuele Filiberto di Savoia.
Il quadro per cui Pietro Lumachi è conosciuto da tutti è proprio quello ispirato alla famosa “Bella di Torriglia” ed esposto in un voltino di Piazza Fieschi. La vera storia della “bella” la racconta lo stesso Lumachi «da ricerche storiche affidabili è venuto fuori che si trattava di una ragazza, di nome Celestina, che era l’amante del potente Conte di Lavagna. Era indubbiamente bella e nessuno si azzardava ad avvicinarla ben sapendo di chi fosse l’amante, da li nacque la leggenda. Ciclicamente poi alle ragazze molto belle del paese veniva affibbiato il termine “bella di Torriglia”. L’ultima di esse fu una certa Maria Traverso che abitava proprio nel voltino dove ora c’è il quadro».
Fabio Mazzari (Articolo tratto dal periodico “Inchiostro fresco”)
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