“Ru” chiama la Pina dalla finestra “ti vegni ai tréuggi?” La Rosetta prende la sua conca di panni e si avvia ai trogoli dove, unendo l’utile al dilettevole, farà il bucato settimanale e quattro cèti con la Pina. Non c’erano cellulari a Pentema all’inizio del secolo scorso, non telefoni, né lavatrici, non c’era l’acqua nelle case, fino al 1962, e neppure l’elettricità, almeno sino alla fine degli anni venti.
Venendo a vedere il Presepe di Pentema pensate a questo, a quello che non c’era, cercate di mettervi nei panni dei personaggi che incontrate lungo il percorso e provate a calarvi nella vita dell’epoca pensando che non è stata poi tanto diversa sino al secondo dopoguerra. Al lavoro al suo bancone da falegname trovate il Piccinin. Emigrato in “Merica”. non aveva resistito alla malinconia e aveva lasciato il “Niu Geisgi” per tornare a farsi una famiglia tra i suoi monti.
Il “medicone”. Antonio Traverso, che dopo aver imparato i segreti delle erbe in Inghilterra e in sud America è tornato a vivere a Pentema, sta preparando i suoi particolari cerotti medicamentosi. Immaginate di andare a scuola con i libri sotto un braccio e un ciocco di legna sotto l’altro, per alimentare la piccola stufa.
Seguite le frecce, leggete con cura le didascalie che descrivono le scene chiedetevi cosa avreste potuto comprare nella bottega o se vi sarebbe piaciuto giocare a tresette all’osteria. Osterie a Pentema ce n’erano diverse nella prima metà del novecento, indispensabili per un paese nel cuore di una valle attraversata da mulattiere che congiungono la val Trebbia alla valle Scrivia, alla Val Brevenna e portano, attraverso l’Antola, in Val Borbera e poi verso la pianura Padana. L’ultima a chiudere è stata quella del Bana, oste e suonatore di fisarmonica che assieme all’Angiulin, suonatore di clarinetto e a Zanandria suonatore di “zunzuru” (contrabbasso) ha animato sino alla fine degli anni cinquanta le feste di Pentema e di molti paesi dei dintorni. Immaginate di partecipare a una veglia contadina, niente televisione la sera, niente pc o altro. Giovani e vecchi si riuniscono in casa di uno o dell’altro per sfogliare il granoturco, sgusciare i fagioli o i ceci. Può capitare che qualcuno suoni la fisarmonica o che qualcun altro racconti storie di paura. La ricostruzione degli ambienti casalinghi, la proposta dei diversi mestieri che venivano svolti in paese. il fabbro, il vinaio, il materassaio, il magnano, il fornaio, il barbiere, il ciabattino e molti altri vi permetteranno di respirare l’aria di un tempo che sembra lontano e diverso ma che per i meno giovani è ancora vivo nella memoria.
Vita di povertà e di fatica per chi abitava a Pentema nella prima metà del secolo scorso ma anche di condivisione, di aiuto e di svago. Al termine del percorso un momento di raccoglimento nella stalla del la Natività speriamo possa aiutare tutti, credenti e non credenti, a riflettere sulla necessità che ciascuno si adoperi, anche nel quotidiano per la solidarietà e la pace.
Franca Piri (G.R.S Amici di Pentema)
(Articolo tratto dal N° 41 del 10/12/2015 del settimanale “La Trebbia”)
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