La notte di sabato 13 gennaio 1945 il ronzio sempre più intenso di un motore d’aeroplano turbò il sonno di molti degli abitanti del paesino di Brignole, frazione del comune di Rezzoaglio in Val d’Aveto.
La notte era buia e fredda, quell’inverno fu uno dei più rigidi che si registrarono nel secolo scorso. La vallata era immersa in un silenzio ovattato, i I paesaggio era ricoperto da una candida coltre bianca prodotta da una copiosa nevicata di alcuni giorni prima. Solo lo scorrere impetuoso del fiume Aveto, proveniente dalla vicina località di Molini, aveva, sino a quel momento, infranto il silente incantesimo.
Gli abitanti di Brignole, come tutti i cittadini del nord Italia in quel periodo, avevano riconosciuto in quel sinistro ronzio il sopraggiungere di “Pippo”, il cacciabombardiere anglo-americano, che puntualmente tutte le notti solcava in lungo ed in largo i cieli nazionali. Come tutte le sere, i residenti avevano accuratamente controllato che i fogli di carta scura appiccicati alle finestre, fossero ben adesi ai vetri, e che non filtrasse il benché minimo filo di luce, perché era noto che “Pippo” cercava le fonti luminose come obiettivi per lanciare il suo carico di bombe. Chi era “Pippo” ? In realtà si trattava di un cacciabombardiere bimotore angloamericano che agiva nelle ore notturne sui cieli dell’Italia settentrionale, bombardando e mitragliando, come abbiamo detto, obiettivi militari o civili. Chiaramente non si trattava di un solo aereo, ma bensì di più velivoli aventi tutti lo stesso compito.
La popolazione italiana gli aveva affibbiato il nome di uno dei personaggi di Walt Disney che all’epoca fascista era stato colpito dalla censura. Nell’inverno 1945 l’Italia era divisa in due. Gli eserciti anglo-americani erano bloccati da alcuni mesi sulla linea fortificata di resistenza tedesca, denominata “Linea Gotica”. Essa iniziava dalla costa tirrenica, poco a sud di Carrara, e attraverso gli appennini, terminava poco a nord della città di Ravenna sul versante adriatico. Nelle regioni del nord, partigiani e fascisti si affrontavano in una tragica guerra civile, e nel mezzo vi era la popolazione civile che, oltre a patire le gravi restrizioni alimentari e gli effetti collaterali della lotta di liberazione, subiva i bombardamenti aerei alleati e le incursioni di “Pippo”.
Pochi mesi prima, le aviazioni angle americane, dapprima la R.A.F (Royal Air Force) britannica ed in seguilo l’US.ARMY.AIR.FORCE statunitense, avevano costituito dei reparti di cacciabombardieri dotati di sistemi radar per il volo notturno. I “Pippo”, a differenza dei bombardieri che colpivano da alta quota, volavano bassi sganciando bombe o mitragliando nel buio della notte. La R.A.F britannica utilizzava aerei bimotori del modello De Havilland Mosquito o Bristol 156 Beaufighter, mentre l’U.S.A.A.F statunitense equipaggiò alcuni Squadrons con i Douglas A-20 “Havoc” e Northrop P-61 “Black Widow”.
Tutti i velivoli erano dipinti di nero per mimetizzarsi nelle tenebre. Le azioni erano state programmate dai comandi alleati e rientravano nella complessa operazione “Night Intruder” (intruso notturno), che prevedeva azioni di disturbo delle retrovie germaniche del fronte e azioni di bombardamento e mitragliamento di aree civili occupate dal nemico. Gli aerei decollavano al crepuscolo dalle basi alleate di Grosseto, Pisa, Livorno e Falconara Marittima, in formazioni da cinque velivoli ciascuna che poi si dividevano per raggiungere i cieli della Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli. Torniamo ora a Brignole ed alla notte del 13 gennaio ’45. I residenti capirono che quella sera “Pippo” cercava la propria preda in Val d’Aveto perché quando, a tratti, sembrava allontanarsi, in realtà virava e sorvolava nuovamente il cielo della zona, così per due o tre volte. Poi improvvisamente, un fischio sempre più acuto lacerò la pace ovattata che regnava sulle colline imbiancate della valle. Un tonfo, somigliante dapprima ad un tuono ed in seguito come ad un corpo sordo che cade al suolo, pervase tutto il paese. “Pippo” lo scocciatore, aveva sganciato una bomba.
Era la prima volta che Brignole subiva un’incursione aerea. L’ordigno era esploso sulle colline a monte dell’abitato, nella zona boschiva denominata ” Dei Zeggi”, sita nei pressi del prato della Moggia. L’aereo notturno, pare avesse intravisto la luce prodotta da un focolare, verosimilmente acceso dai partigiani per affrontare la dura notte all’addiaccio. Il giorno seguente, lo spuntone di roccia dove era caduta la bomba fu rinvenuto letteralmente sbriciolato e decine di micidiali schegge dell’ordigno erano sparse per centinaia di metri. La bomba fortunatamente non aveva causato vittime umane.
Non era andata così bene la sera tra il 20 e 21 agosto 1944 a Vesimo, frazione del comune di Zerba. La comunità di Vesimo celebrava quella sera la festa patronale dedicata a San Bernardo. In paese si cantava e ballava, la gente desiderava, per un giorno, dimenticare la guerra. Purtroppo le luci dell’allegro convivio attirarono “Pippo” che inesorabilmente sganciò il suo carico micidiale di ordigni, causando la morte di trentadue persone inermi ed innocenti.
Alessandro Brignole
(Articolo tratto dal N° 33 del 21/09/2017 del settimanale “La Trebbia”)
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