Luoghi «fantasma» nell’alta collina pavese. Un itinerario da costruire nella riserva naturale Le Torraie-Monte Lesima. Un viaggio silenzioso, tornante dopo tornante, dove tutto scorre lento tra poche case di pietra dalla struggente e solitaria bellezza. La zona più a sud della provincia di Pavia, quella del Passo del Brallo, offre al visitatore più attento e avventuroso spunti di raro fascino. Chiese e borghi completamente deserti in cui spuntano fiori rari e volano quasi 150 specie di farfalle, come censito dal Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia. Un percorso che ancora pochi turisti conoscono. Dal centro di Brallo di Pregola, scendendo verso sud, svetta un campanile per metà ricoperto di radici e rampicanti; accanto, ciò che rimane della meravigliosa chiesa in pietra di Collistano — borgo di poche anime sotto Colleri —, ora sconsacrata e praticamente abbandonata. «Qui di turisti non ce ne sono — spiega Federica Castelli, che con la madre gestisce il Bar e B&B Surus —. Abbiamo aperto questa struttura per accoglierli; siamo alle pendici del Monte Elefante, solo questo meriterebbe una visita. Poi c’è Rovaiolo. Ecco, qualcuno ci chiede dove sia perché ha sentito parlare del paese fantasma…».
Rovaiolo Vecchio, frazione del comune di Brallo di Pregola è un posto magico e desolato. Nel 1960 la prefettura, dopo aver monitorato dei movimenti sospetti del Monte Lesima, invitò gli abitanti ad abbandonare le proprie abitazioni per pericolo frana; la terra sulle sponde del torrente Avagnone, così friabile, simile all’ardesia, non crollò mai, ma nessuno a Rovaiolo Vecchio fece più ritorno. Un tempo dal paese passavano tutti: un punto strategico per mercanti e pellegrini che percorrevano la lunga Via del Sale, da Varzi a Genova, e che qui, a metà strada, trovavano riposo e ristoro.
Dopo una ripida salita sterrata che costeggia i campi di patate si arriva ad una baracca con un cartello scritto a mano: «Benvenuti al Paese Fantasma». Sulle pietre che componevano i gradini di accesso dell’abitazione si vede il segno bianco e rosso del percorso del CAI 125 che attraversa una immaginaria piazza del paese. Restano poche case inghiottite dalla vegetazione, qualche recinto, una fontana con abbeveratoio e vasca per lavare i panni, un fienile e un vecchio forno. Così, come sono stati lasciati dopo la fuga.
Varcate le porte diroccate ci sono piatti e posate nelle credenze, le coperte ormai consunte sui letti, solai fragili ed inzuppati di acqua e neve. Cimeli di vita contadina che danno il sentore che lì, da oltre cinquant’anni, non ci vive più nessuno. «Stiamo lavorando per valorizzare questo territorio che ha così tanto da offrire — spiega Christos Chlapanidas, sindaco di Brallo di Pregola —. Abbiamo pensato a Rovaiolo Vecchio come il punto di partenza per una lunga passeggiata sino alla vetta del Lesima, attraversando la riserva; una sorta di ritrovo per turisti amanti della natura incontaminata. Rovaiolo dovrà essere oggetto di messa in sicurezza e ristrutturazione conservativa. Sono le idee che vogliamo sviluppare con la Regione». Un progetto da attuare presto, prima che la natura si impossessi del tutto di questo museo rurale a cielo aperto.
Rovaiolo Vecchio, frazione del comune di Brallo di Pregola è un posto magico e desolato. Nel 1960 la prefettura, dopo aver monitorato dei movimenti sospetti del Monte Lesima, invitò gli abitanti ad abbandonare le proprie abitazioni per pericolo frana; la terra sulle sponde del torrente Avagnone, così friabile, simile all’ardesia, non crollò mai, ma nessuno a Rovaiolo Vecchio fece più ritorno. Un tempo dal paese passavano tutti: un punto strategico per mercanti e pellegrini che percorrevano la lunga Via del Sale, da Varzi a Genova, e che qui, a metà strada, trovavano riposo e ristoro.
Dopo una ripida salita sterrata che costeggia i campi di patate si arriva ad una baracca con un cartello scritto a mano: «Benvenuti al Paese Fantasma». Sulle pietre che componevano i gradini di accesso dell’abitazione si vede il segno bianco e rosso del percorso del CAI 125 che attraversa una immaginaria piazza del paese. Restano poche case inghiottite dalla vegetazione, qualche recinto, una fontana con abbeveratoio e vasca per lavare i panni, un fienile e un vecchio forno. Così, come sono stati lasciati dopo la fuga.
Varcate le porte diroccate ci sono piatti e posate nelle credenze, le coperte ormai consunte sui letti, solai fragili ed inzuppati di acqua e neve. Cimeli di vita contadina che danno il sentore che lì, da oltre cinquant’anni, non ci vive più nessuno. «Stiamo lavorando per valorizzare questo territorio che ha così tanto da offrire — spiega Christos Chlapanidas, sindaco di Brallo di Pregola —. Abbiamo pensato a Rovaiolo Vecchio come il punto di partenza per una lunga passeggiata sino alla vetta del Lesima, attraversando la riserva; una sorta di ritrovo per turisti amanti della natura incontaminata. Rovaiolo dovrà essere oggetto di messa in sicurezza e ristrutturazione conservativa. Sono le idee che vogliamo sviluppare con la Regione». Un progetto da attuare presto, prima che la natura si impossessi del tutto di questo museo rurale a cielo aperto.
Eleonora Lanzetti
http://milano.corriere.it (16/12/2016)
(Fotografia di Giacomo Turco)
Related Posts